Torna il carcere. Rapporto Antigone sulle condizioni di detenzione
Torna il carcere: questo è il titolo del rapporto redatto da Associazione Antigone sulle condizioni degli istituti di pena. Nell’editoriale si legge: “Non che sia mai sparito in realtà. Almeno da quando lo Stato moderno ha deciso che la privazione della libertà fosse lo strumento più utile per salvaguardare la società, poiché più “umano” rispetto alle pene corporali.
Insomma il carcere esiste, nonostante la storia dell’Uomo ne abbia a lungo fatto a meno. A cambiare è ciò che sta intorno al carcere, cioè noi.
Noi, che creiamo quel “clima sociale” che finisce per influenzare le decisioni della politica, le pratiche degli operatori, i nostri stessi comportamenti.
Dunque, il prepotente aumento delle persone detenute, millecinquecento in più soli in sei mesi, non può essere né frutto di casualità, nè, come potrebbe sembrare logico, conseguenza di un aumento dei tassi di criminalità – che, al contrario, sono in costante calo”
Secondo l’indagine, nel 2020, sfonderemo quota 67.000 persone detenute.
I provvedimenti che incentivavano l’utilizzo delle misure alternative, le proposte degli Stati Generali dell’Esecuzione penale, l’istituzione (finalmente) del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà…facevano sperare in un positivo cambio di clima politico.
Il rapporto è diviso in quattro parti: Le politiche e i numeri, Le emergenze (vere o presunte), in cui si affrontano le questioni di cui spesso si (stra)parla, a cominciare dal delicato tema della radicalizzazione e di come il carcere affronta la questione del terrorismo internazionale. In Chi vive dentro e Chi lavora dentro si parla dell’ umanità dentro le mura.
Per leggere e consultare l’intero Rapporto: http://www.antigone.it/tredicesimo-rapporto-sulle-condizioni-di-detenzione/