Rapporto Annuale 2017: in Italia 26 mila rom ancora in emergenza abitativa
Presentato in Senato il Rapporto Annuale 2017 di Associazione 21 luglio. Sono 26 mila i rom in emergenza abitativa in Italia, il monito: «Ancora inadeguate le politiche volte al superamento dei campi, mancano orientamento strategico e coordinamento nazionale delle politiche desegregative».
Roma – 6 aprile 2018. Il giudizio degli Enti internazionali ed europei di monitoraggio sui diritti umani* appare chiaro: anche nel 2017 l’Italia ha continuato ad essere il “Paese dei campi”, perseverando nell’utilizzo di politiche discriminatorie e segreganti nei confronti delle popolazioni rom e sinte presenti sul territorio nazionale oltre che nelle persistenti operazioni di sgombero forzato.
È stato presentato oggi in Senato, alla presenza del neo direttore UNAR Luigi Manconi, il Rapporto Annuale 2017 di Associazione 21 luglio che come ogni anno – in vista della Giornata Internazionale dei Rom e Sinti celebrata l’8 aprile – fa il punto sullo stato dei diritti delle popolazioni rom e sinte in condizioni di emergenza abitativa e residenti all’interno di baraccopoli formali e informali italiane.
Rom e Sinti in emergenza abitativa in Italia
Secondo i dati raccolti sul campo da Associazione 21 luglio, a fronte di un totale stimato compreso tra 120 e 180 mila presenze di cittadini di origine rom e sinta, sono circa 26 mila quelli in emergenza abitativa che vivono in baraccopoli formali e informali o nei centri di raccolta monoetnici, numero pari allo 0,04% della popolazione italiana. Rispetto all’anno precedente si registra quindi una leggera flessione di presenze (nel 2016 erano 28 mila unità) dettata non da una graduale risoluzione della questione ma piuttosto dalle drammatiche condizioni di vita all’interno di questi insediamenti che hanno spinto alcuni degli abitanti – prevalentemente comunitari – a spostarsi in altri Paesi o a tornare nelle città di origine.
I numeri
In Italia sono 148 le baraccopoli formali, distribuite in 87 comuni di 16 regioni da Nord a Sud, per un totale di circa 16.400 abitanti, mentre 9.600 è il numero di presenze stimato all’interno di insediamenti informali. A fine 2017 in Italia risultavano ancora attivi 2 centri di accoglienza monoetnici riservati alle comunità rom per un totale di 130 residenti, uno nella città di Napoli e uno a Guastalla, in provincia di Reggio Emilia. Dei rom e sinti residenti nelle baraccopoli formali si stima che il 43% abbia la cittadinanza italiana; mentre sono 9.600 i rom originari dell’ex Jugoslavia di cui circa il 30% – pari a 3.000 unità – è a rischio apolidia. Nelle baraccopoli informali e nei micro insediamenti, infine, vivono nell’86% dei casi cittadini di origine rumena.
La condizione dei minori e gli sgomberi forzati
A vivere sulla propria pelle le tragiche conseguenze della segregazione abitativa sono molti minori, il 55% secondo le stime di Associazione 21 luglio, con gravi ripercussioni sulla salute psico-fisica e sul loro percorso educativo e scolastico. A incidere sui livelli di scolarizzazione contribuiscono infatti in modo significativo sia le condizioni abitative sia la forte catena di vulnerabilità perpetrata dalle operazioni di sgombero forzato attuate in assenza delle garanzie procedurali previste dai diversi Comitati delle Nazioni Unite.
Nella sua costante attività di monitoraggio, Associazione 21 luglio ha registrato in tutto il 2017 un totale di 230 operazioni: 96 nel Nord Italia, 91 al Centro (di cui 33 nella città di Roma) e 43 nel Sud.
Antiziganismo e discorsi d’odio
L’antigitanismo rimane uno degli elementi che continua a caratterizzare la nostra società. Nel 2017 l’Osservatorio 21 luglio ha registrato un totale di 182 episodi di discorsi d’odio nei confronti di rom e sinti, di cui 51 (il 28,1% del totale) sono stati classificati di una certa gravità. È da segnalare quindi un incremento del 4% rispetto al 2016, anno in cui l’Osservatorio aveva rilevato un totale di 172 episodi.
La situazione a Roma
La città di Roma detiene il triste primato del maggior numero di insediamenti presenti, 17 in totale di cui 6 formali e 11 cosiddetti “tollerati”. Nella Capitale, nonostante le aspettative create a fine 2016 con la Memoria di Giunta e il “Progetto di Inclusione Rom” presentato il 31 maggio dalla sindaca Raggi che aveva come obiettivo il graduale superamento dei “campi” presenti all’interno della città – piano di cui Associazione 21 luglio aveva fin da subito evidenziato le fragilità – nel 2017 non è stato di fatto avviato alcun processo di inclusione. Caso esemplare quello dell’insediamento di Camping River, per il cui superamento la Giunta ha promosso una serie di azioni che si sono dimostrate fallimentari e non hanno fatto altro che “declassare” l’insediamento da formale a informale.
Le dichiarazioni
«Non è più il momento di tergiversare, non è più il momento di risposte nostalgiche che guardano alle soluzioni del passato – ha dichiarato Tommaso Vitale dell’Università Sciences Po, intervenuto oggi nel corso della presentazione del Rapporto – Questo è il momento del diritto anti-discriminatorio. In Europa le città stanno procedendo verso politiche di opportunità e integrazione, il tempo delle misure speciali, segreganti e discriminanti è definitivamente scaduto».
«Ancora una volta ci troviamo a dover constatare il fallimento delle politiche di inclusione rivolte a rom e sinti in emergenza abitativa – ha dichiarato Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio – non ci sono progressi nell’implementazione della Strategia e le politiche non hanno prodotto alcun processo di inclusione. Sono necessari un chiaro orientamento strategico e un coordinamento a livello nazionale rispetto alle politiche di desegregazione abitativa».