Feriti nella Striscia di Gaza
Mentre il Giro d’Italia passa da Israele e Gerusalemme e non si placano le proteste, Associazione per i Diritti umani riporta notizie da Gaza, grazie a MEDU, Medici per i diritti umani. (www.mediciperidirittiumani.org)
Medici per i Diritti Umani diffonde il comunicato dell’organizzazione partner Physicians for Human Rights Israele
Nelle ultime settimane, decine di migliaia di palestinesi residenti nella Striscia di Gaza hanno manifestato in diverse località lungo il confine con Israele. Le manifestazioni hanno portato alla morte di 40 palestinesi e 5.511 feriti, di cui 138 in gravi condizioni. Di questi 1.704 hanno riportato ferite agli arti inferiori e 21 hanno perso un arto ed altri sono a rischio di perderlo.
Nonostante il numero molto alto di feriti e la gravità delle ferite e anche se il sistema sanitario di Gaza manca di mezzi e competenze per evitare le amputazioni, solo 20 dei feriti, per la maggior parte bambini e giornalisti, hanno richiesto di poter uscire da Gaza per ricevere cure mediche fuori. Israele ha approvato solo 9 di queste richieste.
Anche quando i feriti hanno lasciato la Striscia di Gaza, il tempo di arrivare in una struttura medica adeguata è stato talmente lungo che ha reso vani gli sforzi di evitare l’amputazione oltre al fatto che queste persone hanno anche rischiato la vita.
All’interno della Striscia di Gaza, è stato deciso di non trasferire i manifestanti feriti, inclusi coloro i quali rischiavano la vita, per ricevere cure all’esterno. Questo perché i feriti e le loro famiglie hanno paura che una volta in Israele possano essere arrestati dalle Forze di sicurezza israeliane, come è successo spesso in passato.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Israeli Coordination and Liaison Administration (CLA) situata al valico di Erez ha ricevuto 20 richieste di uscita da Gaza per motivi di salute, tutti urgenti. Ad ogni modo, quattro dei feriti sono riusciti ad uscire solo grazie all’aiuto di organizzazioni umanitarie per i diritti umani che hanno fatto appello alla Corte israeliana.
Precedentemente, Physicians for Human Rights Israel (PHRI) ha fatto appello in due casi ed ora ha aggiunto altri tre casi di palestinesi feriti ai quali è stata negata l’uscita dalla Striscia.
Due casi che dimostrano l’assurdità di questa tragedia sono quelli di Abd-al-Rahman Nofal e Yusuf Al-Qatrawi.
Abd al-Rahman Nofal, 12 anni, è stato ferito il 17 aprile scorso. I soldati gli hanno sparato alla gamba mentre prendeva parte alle manifestazioni fuori dal campo profughi di Al-Bureij. Nell’ospedale di Al-Shifa a Gaza City, i dottori hanno deciso di trasferirlo in un ospedale della Cisgiordania dato che non avevano mezzi per curarlo e volevano prevenire l’amputazione. La richiesta della famiglia di trasferire il ragazzo ferito all’ Istishari Hospital di Ramallah è stata negata e hanno contattato PHR-Israel in cerca di aiuto. PHR-I ha inviato un appello urgente alla CLA di Gaza e non avendo ricevuto alcuna risposta, ha inviato una petizione all’Alta Corte di Giustizia che la sera stessa ha richiesto di permettere al ragazzo di uscire per ricevere cure adeguate.
Dopo circa mezz’ora, Abd al-Rahman Nofal ha ricevuto il permesso ed è stato trasferito la notte stessa all’ospedale di Ramallah. Alla madre non è stato permesso di accompagnarlo. All’ospedale, i medici non hanno potuto evitare l’amputazione.
Yusuf al-Qatrawi, 17 anni, è stato ferito alle anche dopo che i soldati israeliani gli hanno sparato il 6 aprile scorso.Anche lui ha chiesto di uscire da Gaza per ricevere cure mediche ed il permesso gli è stato negato. PHR-I ha fatto nuovamente appello al CLA di Gaza e al Coordinator of Government Activities in the Territories per far trasferire il ragazzo. Il dottor Dani Rozin, volontario di PHRI ha dichiarato: “Yusuf al-Qatrawi ha riportato ferite di arma da fuoco ad entrambe le anche; le ossa sono state danneggiate ed un’operazione urgente è necessaria. La ferita è stata suturata ma successivamente ha riportato un’infezione e nonostante il trattamento antibiotico, l’ infezione permane e risulta difficile da curare tanto che rischia di perdere l’arto e la cosa può anche mettere a rischio la vita del paziente”. Al tempo di questa diagnosi, la richiesta di Al-Qatrawi non ha avuto alcuna risposta, nonostante il fatto che fosse una questione di tempo salvare la sua vita. Ad ogni modo, PHR-I ha inoltrato un appello urgente all’Alta corte di giustizia per far approvare il suo trasferimento.
La posizione dello Stato di Israele su questa questione è stata chiarita dalla risposta data alle petizioni presentate all’Alta corte di giustizia. In queste petizioni i due manifestanti palestinesi feriti alle gambe chiedono di uscire per ricevere trattamenti medici in Cisgiordania, per evitare l’amputazione. Lo Stato ha risposto che le richieste non possono essere accettate in quanto le ferite sono state riportate durante manifestazioni organizzate da Hamas. Questo significa che lo Stato considera che le circostanze in cui una persona ha riportato una ferita sono importanti rispetto a dare un permesso o meno per uscire da Gaza per cure mediche
Una situazione in cui le forze di sicurezza israeliane uccidono manifestanti inermi è inaccettabile in sé. Una volta accaduto, però, queste persone devono poter ricevere cure mediche appropriate il prima possibile. Il fatto che lo Stato neghi la possibilità che un paziente possa uscire per ricevere cure mediche sulla mera base delle circostanze in cui è accaduto il ferimento, in questo caso una manifestazione, e non sulla base delle sue effettive condizioni di salute, considerando il fatto che può essere in pericolo di vita o in procinto di perdere un arto, è un atto crudele ed oltraggioso. La deontologia medica vuole che vi siano cure appropriate in beneficio di tutte le persone ferite senza alcun riguardo per le circostanze in cui il ferimento è avvenuto.
La versione italiana del comunicato è a cura di Medici per i Diritti Umani (MEDU).
Medici per i Diritti Umani (MEDU) e Physicians for Human Rights – Israele, organizzazioni partner, fanno parte dell’International Federation of Health and Human Rights Organisations (IFHHRO) e collaborano dal 2009 in progetti sanitari nei Territori occupati palestinesi insieme all’organizzazione palestinese Palestinian Medical Relief Society (PMRS