“Stay human. Africa”: Ruanda: 14 anni dopo il genocidio
Di Veronica Tedeschi
“Lei è bellissima, dolcissima, come molte donne ruandesi. E si muove lentamente. Rientra nella sua stanza a passo lieve, la tenda si srotola, il ragazzo prende in braccio la bara piccola piccola e inizia, ancora, di nuovo da capo, tutto il dolore del mondo concentrato in un essere umano.”
Una delle frasi più dolorose del libro “Dalle Colline, le strade rosse del Ruanda” di Federica Cecchini, una volontaria Msf che ha cercato di supportare psicologicamente le donne ruandesi post genocidio.
Con questa citazione, forte e d’impatto, vorrei iniziare a parlare del Ruanda di oggi, di quel paese che ha visto violenze e uccisioni contro l’etnia tutsi che terminarono in un vero e proprio genocidio nel 1994.
In 100 giorni morirono circa 1.000.000 persone, quasi tutte di etnia tutsi; la radio locale hutu incitava ad uccidere tutti gli “scarafaggi” presenti nel paese, la case venivano bruciate e i pochi hutu che cercavano di aiutare amici e parenti tutsi venivano considerati traditori, e uccisi.
Oggi Kigali, capitale dello stato africano, è una città che non rappresenta e non trasmette il dolore del passato di queste persone. È pulita, senza la classica spazzatura a bordo strada che si trova nelle principali capitali africane e, oltre alle rotaie in tutta la città, il Wif-Fi avvolge il territorio.
Tutto questo grazie al presidente Paul Kagame? Forse.
La sua posizione è alquanto dubbia nella gestione del paese, nonostante nelle ultime presidenziali sia stato eletto con il 99% delle preferenze o, ancora, con l’appoggio del 98% della popolazione è riuscito a modificare la costituzione in modo da consentirgli quasi di non avere limiti a mandati presidenziali.
Diverse volte in questa rubrica ho scritto di “presidenti dinosauri” attaccati alla poltrona che modificano norme costituzionali per poter continuare i loro mandati e, infatti, Kagame, seppur adorato dai suoi concittadini, non smentisce la tendenza dei capi di Stato africani.
Il Ruanda è un paese controverso e particolare, sono in atto ancora oggi forti violazioni dei diritti umani e, allo stesso tempo, nascono ogni giorno nuovi imprenditori con capacità straordinarie che consentono al Paese di crescere con una media annuale del 7%.
Una parte di ringraziamento va sicuramente al presidente Kagame ma un’altra parte, altrettanto rilevante, va alla vicina RD del Congo, Repubblica confinante con il Ruanda, ricca di oro e coltan. Nella guerra per questi preziosi il Ruanda, un po’ per vicinanza e un po’ per interesse, ha sempre combattuto in prima linea, aggiudicandosi anche posizioni di rilievo. Vista la ricchezza del territorio anche i ruandesi hanno cominciato a scavare e a cercare, fino a costruire miniere clandestine, pericolose e illegali, dove decine di schiavi sono costretti a cercare oro per rivenderlo al mercato legale delle multinazionali.
Il “Paese delle mille colline”, così definito grazie al suo territorio verde, è uno Stato ricco di opportunità che si è rialzato velocemente dal dolore del genocidio ma che ha ancora tanti passi in avanti da compiere in tema di diritti e legalità; basti solo pensare che la grandezza di questo piccolo Stato non supera quella della Lombardia, per un totale di 13 milioni di abitanti. Difficile garantire legalità e lavoro per tutti quando si vive in una situazione di “quasi esplosione”.