Venezuela. L’elicoide in fiamme
Di Tini Codazzi
L’elicoide potrebbe simboleggiare una idea positiva, una strada verso il mondo, verso l’alto, una spirale per la libertà… invece “El Helicoide” è un mostro edilizio ubicato nel centro di Caracas, ha piuttosto la forma di una piramide a tre lati e non di un elicoide. È la sede del Servizio Bolivariano di Intelligenza (SEBIN), la polizia sanguinaria della dittatura di Nicolas Maduro, quelli agenti che invadono e irrompono dappertutto e si portano via illegalmente persone sospette di lottare contro la dittatura. “El Helicoide” funziona anche come carcere illegale, ci sono all’incirca 400 persone tra uomini, donne e minorenni. Ci sono prigionieri politici e anche prigionieri per reati comuni, l’importante è che la maggior parte di queste persone sono state portate lì e sequestrate. Non hanno mai avuto accesso ad un servizio legale, tanti hanno in mano un documento di scarcerazione, altri non hanno mai avuto diritto ad un processo legale, altri sono minorenni e non dovrebbero stare in un carcere per adulti. Ovviamente mancano i servizi essenziali: c’è una percentuale altissima di malati che non hanno mai visto un dottore, sui social si pubblicano delle notizie agghiaccianti sul quel posto: torture fisiche e psicologiche ai prigionieri politici, cibo scomposto come pietanza principale in pranzi e cene, escrementi nelle celle, ecc.
Ieri giovedì 17 maggio, i detenuti hanno presso il controllo della struttura e finalmente si sono ribellati e hanno deciso di parlare per denunciare la costante violazione di diritti umani di cui sono vittime. Vogliono la libertà di tutti i prigionieri politici, l’accesso a un processo legale e giusto per tutti gli altri detenuti, un servizio medico e una alimentazione adeguati. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’ennesimo episodio di tortura, questa volta all’attivista Gregory Sanabria, studente universitario, che è apparso con la faccia sfigurata dalle botte. Da ieri circolano immagini e video sui social dell’inizio dell’ammutinamento, i prigionieri dichiarano che non hanno armi, che non vogliono vedere sangue, vogliono giustizia, stop alle torture, un trattamento da essere umani e la presenza del procuratore generale della Repubblica (eletto illegalmente dall’assemblea costituente di Maduro) Tarek William Saab per intraprende un dialogo. Tutto qui. Sembrerebbe che in quelle condizioni in cui si trovano i detenuti non hanno niente da perdere e soprattutto sembra che abbiano perso la paura. In quel posto si trovano le figure più emblematiche di questa crisi nazionale, figure che il regime odia perché hanno avuto il coraggio di ribellarsi contro il governo: Il Generale Angel Vivas, il sindaco Daniel Ceballos, Joshua Holt, cittadino americano, l’attivista Lorent Saleh, l’ex militare Raul Baduel e tanti altri.
La risposta del governo è quella di inviare truppe militari per aiutare le guardie carcerarie pronte a sparare e reprimere per fermare l’ammutinamento. Il procuratore afferma che ha mandato una commissione per parlare con i detenuti ma di lui nemmeno l’ombra. La ribellione continua in queste ore. Il presidente Maduro ha ordinato un intervento militare a 4 giorni dalle discusse elezioni presidenziali con 4 candidati alla presidenza. Maduro e altri tre fantocci del governo, che servono soltanto per far capire al mondo che anche queste elezioni sono democratiche, invece vi dico che anche queste elezioni, come succede da 19 anni in Venezuela, sono delle farse costruite apposta dal governo dittatoriale.
Incrociamo le dita perché si possa evitare un altro ingiusto spargimento di sangue. Continueremo a informare.
#LiberenALosPresosPoliticos
#quehayajusticia