Sport sotto occupazione
Lun/ven ore 15.00÷19.00
Sab/dom ore 11.00÷13.00
ENTRATA LIBERA
Momenti di riflessione su un argomento, lo sport, che nel nostro paese è quasi sempre motivo di allegria e spensieratezza. In altri territori, dove i diritti umani non vengono rispettati, si accompagna alla sofferenza e può essere fonte di incoraggiamento a lottare per la vita.
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1) “NON GIOCHEREMO LE FINALI”
“In tutto il mondo la gente gioca a calcio. Ma in #Palestina, andare agli allenamenti o guardare una partita può diventare una sfida. Essere sul campo può essere un atto di #resistenza. Non tutti sopravvivono. Non un #giocatore palestinese giocherà la finale. Palestina ai #Mondiali? Non finché il suo territorio è #occupato, diviso, chiuso. Ma nei campi #profughi, tra le #colonie, nelle strade di #Hebron, tra le rovine di #Gaza, al #muro, come in tutto il mondo: giochiamo a #calcio”.
Foto: Sacha Petryszyn
“Nato a Tolosa, Francia, nel 1980, trascorro lunghi periodi a Milano, dal 2010. Operatore umanitario in primis e appassionato di fotografia, ho collaborato con organizzazioni non governative come #MedecinsDuMonde, #ActionContreLaFaim in diversi progetti di emergenza e sviluppo in Birmania, Indonesia, Palestina, Haiti, Giordania ed Iraq. La voglia di raccontare quello che avevo sotto agli occhi è presto diventato indispensabile. Dopo aver realizzato alcune foto in un centro di rifugiati siriani in Giordania per conto di Medecins du Monde, ho deciso di seguire una formazione in fotografia presso l’Istituto Riccardo Bauer di Milano nel 2012 e sono entrato a far parte dello studio #HansLucas nel dicembre 2016.”
Testo: Sacha Petryszyn e Anne Sophie #Simpere
2) LE TAPPE DELLA MEMORIA
In Palestina le prime tre tappe del #GiroDItalia 2018.
….I corridori hanno transitato vicino a Kfar Sha’ul, una cittadina sorta sulle macerie di #DeirYassin. Costretti dalla necessità della gara contro il tempo, essi non si sono soffermati a rendere omaggio alle centinaia di vecchi, uomini, donne e bambini massacrati il 9/4/1948. In oltre 144 case abitavano 708 persone. La #puliziaEtnica è stata totale e nessuno è rimasto vivo a Deir Yassin: o uccisi o espulsi. Doverosamente il percorso ha toccato Talbiyya, città natale di #EdwardSaid. Sono passati poi vicino a via #Jabotinsky, una delle tante vie d’#Israele dedicate a questo signore, onorato eroe nazionale benché grande estimatore di #Mussolini (sì, Benito, quello delle leggi razziali) nonché fondatore dell’#Irgun, organizzazione terroristica ebraica nata nel 1935 da una scissione dell’#Haganah e responsabile, con la banda #Stern, tra l’altro, dell’attentato all’#HotelKingDavid di Gerusalemme ove nel 1946 furono uccise 91 persone tra cui 17 ebrei…
E via descrivendo…
Ricerca e mappe a cura del profugo palestinese Dirar Tafeche.