“America latina. Diritti negati”. Persone
di Mayra Landaverde
L’America latina ha sempre visto l’Europa come fonte di grande ispirazione. Abbiamo ricevuto una educazione profondamente eurocentrista, respiriamo ancora aria post coloniale.
Per i primi anni in cui ho vissuto qui in Italia continuavo a pensare che questa era una terra davvero molto più avanti. Più pulita, rispettosa, sicura.
Poi un giorno capii di essere un’ immigrata, non una turista, e il mio eurocentrismo cominciò abbastanza in fretta a svanire.
Ci sono mille cose che l’Italia, che l’Europa potrebbe insegnare al continente americano, è innegabile.
In questi vergognosi giorni però mi viene in mente che anche noi potremmo insegnare qualcosa.
Il Messico in particolare sta vivendo da anni una situazione simile a quella dell’Italia in tema di immigrazione. Come sapete, per questioni geografiche, la maggior parte degli americani devono attraversare il mio Paese per arrivare negli Stati Uniti. Altri arrivano via aerea magari con un visto fasullo o qualche passaporto con identità rubata. Ma la maggioranza deve sopravvivere al nostro “Mediterraneo”. Non ce la fa quasi nessuno. È la seconda frontiera più pericolosa al mondo.
Il governo messicano (non solo quello attuale ma tutti quelli precedenti) ha sempre fatto malissimo il suo lavoro, non rispettando alcun tipo di diritto per i nostri fratelli e sorelle migranti. Non c’è segno di cambiamento, nemmeno con il candidato di sinistra per queste elezioni, però ci sono migliaia di volontari che continuano a dar cibo, vestiti, casa alle persone che decidono, nonostante i pericoli, di intraprendere questo viaggio.
Come Fray Tomás González che insieme a tanti altri volontari gestisce La 72 hogar refugio, che è un vero centro di accoglienza, niente a che vedere come i ghetti cui tristemente ci siamo abituati a vedere qui.
https://www.peridirittiumani.com/2016/09/13/america-latina-diritti-negati-la-casa-di-tutte-e-tutti/
Ci sono Las Patronas di cui ho scritto già altre volte su questa rubrica.
C’è Alejandro Solalind,e un sacerdote che io non ho mai visto in chiesa ma sempre in campo (e in piazza) per lottare e denunciare le ingiustizie dello Stato messicano.
Ci sono tutte le altre persone comuni che offrono gratuitamente sostegno ai migranti nel loro cammino.
Perché lo fanno? Tutti loro sono stati addirittura minacciati di morte per il loro operato. Perché continuano a farlo?
Forse è questa la lezione che un Paese così povero come il Messico può regalare all’Italia.
Loro lo fanno perché non vedono una minaccia.
Vedono persone. Persone in grandissima difficoltà.