Iran, Nasrin Sotoudeh arrestata: il Parlamento UE ne chiede immediato rilascio
di Valentina Tatti Tonni
E’ del 14 giugno la notizia di un nuovo arresto per l’avvocato Nasrin Sotoudeh a Teheran, in Iran. A darne annuncio il marito che ha precisato di non sapere ancora quali siano le accuse nei suoi confronti. Immediata la risposta del presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani che su twitter avrebbe cavalcato l’onda della nuova diplomazia: “Il Parlamento europeo sta dalla parte di tutti i difensori dei diritti umani. Invito l’Iran a rilasciare immediatamente il premio Sakharov, Nasrin Sotoudeh”.
Sotoudeh è il simbolo della lotta per i diritti umani in Iran e vincitrice del premio Sakharov per la libertà di pensiero. Nella sua carriera, valorizzata ancor di più dal fatto di essere Donna, ha difeso numerosi prigionieri politici, giornalisti e donne, comprese quelle della recente campagna “Le ragazze di Enghelab Street” arrestate per essersi tolte il velo, l’hijab, in luoghi pubblici e averlo sventolato in segno di protesta e libertà. Una richiesta legittima che però il Presidente Rouhani non sembra voler tutelare fino in fondo, nonostante le sue aperture al popolo, lasciando di fatto carta bianca alla Guida Suprema Khamenei che, nell’ordinamento dello Stato rappresenta il vertice della Repubblica e che aveva condannato il gesto ritenendo l’hijab “uno strumento di immunità e non restrizione” che impedirebbe alle donne di intraprendere “uno stile di vita deviato”.
Questo sistema duale di poteri era stato introdotto dopo la rivoluzione del 1979 quando la monarchia dell’imperatore Pahlavi venne rovesciata da Khomeini con una linea anti-occidentale e anti-americana, portando in auge una visione il più possibile teocratica all’interno di cui l’attuazione dei diritti umani spesso vacilla sotto l’influenza di un’interpretazione restrittiva del Corano.
Nasrin Sotoudeh, come all’epoca aveva riportato Amnesty International, era già stata arrestata nel settembre del 2010 con l’accusa di svolgere attività contro la sicurezza nazionale e per questo era stata condannata a 11 anni di carcere. La sentenza fu ridotto in appello a 6 anni con il divieto di svolgere la professione forense per dieci anni.