USA. Uscita dall’UN human rights Council e bambini migranti in gabbia: ma quali diritti umani?
di Cecilia Grillo
Si parla sempre di più dello sviluppo dei diritti umani, di nuove organizzazioni, convenzioni e trattati volte a sostenere sviluppo, responsabilità, sostenibilità e uguaglianza di genere, ma come possiamo considerarci protettori dei diritti umani quando permettiamo che potenze mondiali separino bambini dai loro genitori, abbandonandoli in rifugi governativi?
Questo è quello che sta succedendo in USA, che ha deciso di abbandonare l’UN human rights Council per non essere costretta ad accogliere milioni di “finti profughi e migranti”.
Gli Stati Uniti dovrebbero ritirarsi dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, secondo anche quanto riportato dalle parole dell’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, Nikki Haley, che definisce l’UN human rights Council quale “protector of human rights abusers and a cesspool of political bias” e “an organization that is not worthy of its name“.
“We take this step because our commitment does not allow us to remain a part of a hypocritical and self-serving organization that makes a mockery of human rights“, ha proseguito l’ambasciatrice.
L’Amministrazione Trump ha criticato il Consiglio per “its chronic bias against Israel” e si è lamentato del fatto che includa Stati accusati di violazioni dei diritti umani quali Cina, Cuba, Venezuela e Congo.
Ma sono queste le vere ragioni che hanno portato l’USA all’estrema decisione dell’uscita repentina dal Consiglio ONU o forse è da considerare il fatto che l’annuncio sia arrivato appena un giorno dopo che L’U.N. human rights chief, Zeid Ra’ad al-Hussein, ha denunciato l’amministrazione Trump per aver separato i figli dei migranti dai loro genitori?
Come non sarebbero infatti criticabili le immagini emerse durante gli ultimi giorni di dozzine di bambini che dormono in gabbia e che piangono per mancanza dei loro genitori, da cui sono stati allontanati?
A seguito dell’introduzione da parte del procuratore generale Jeff Session di una politica di repressione “zero-tolerance” sull’immigrazione illegale 2.342 bambini sono stati separati da 2.206 genitori tra il 5 maggio e il 9 giugno.
Se sotto le precedenti amministrazioni USA, gli immigrati non in possesso di documenti che attraversavano il confine per la prima volta ricevevano mandati di comparazione in Tribunale, con la politica zero tolerance attuata dall’amministrazione Trump i border crossers non documentati vengono processati penalmente e incarcerati immediatamente, e poiché i figli dei migranti non possono essere rinchiusi con i loro genitori, sono tenuti in strutture separate gestite dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani.
Quali le ragioni per l’adozione di un approccio così rigido da parte dell’amministrazione Trump? È possibile che sia riconducibile a un tentativo di stipulazione di accordi con i Democratici, come per esempio nella speranza dell’ottenimento di finanziamenti per il suo muro di confine promesso da tempo.
Nonostante i criticismi sulla politica migratoria americana, molti alleati hanno cercato di convincere gli Stati Uniti a rimanere nel Consiglio e anche coloro che sono d’accordo con le critiche di Washington sulla natura dell’UN Human rights Council credono che gli Stati Uniti dovrebbero lavorare attivamente per riformarlo dall’interno, piuttosto che svincolarsi.
Queste le parole di Nikki Haley in riferimento al Consiglio dei Diritti umani ONU: “Non possiamo restare parte di un organismo ipocrita che deride i diritti umani”, ma si può considerare rispettoso dei diritti umani uno Stato che accetta gli strazianti pianti dei bambini migranti strappati dalle braccia dei propri genitori?