Nicaragua. La mattanza di Masaya
di Tini Codazzi
Sapete cos’è Masaya? È un comune a sud di Managua, in Nicaragua. Di non più di 174.000 abitanti. Un puntino minimo nella mappa del Centro America. Ebbene, questa cittadina si è alzata contro il governo di Daniel Ortega, ha posizionato delle barricate nelle strade e non ha smesso di manifestare e protestare contro il governo centrale di Managua. Come sapete Il paese vive una grave crisi, iniziata ad aprile. L’Associazione Nicaraguense Pro Diritti Umani (ANPDH) ha contabilizzato 76 persone assassinate delle forze dell’ordine, 657 feriti, 85 desaparecidos e 152 denunce di molestie da parte della polizia. Tutto questo durante le manifestazioni di aprile e maggio.
Masaya è diventata il simbolo della protesta nicaraguense, la città è in guerra, non soltanto perché vogliono un paese democratico ma perché vorrebbero fare giustizia contro la polizia nazionale e i paramilitari di Ortega e dare un senso ai morti. C’è una sorta di guerra civile nella città, i cittadini hanno formato all’incirca 200 barricate con mattoni, pezzi di alberi, pali, cartelli abbandonati, sacchi di terra, ecc. Sono diventate una sorta di posti di blocco civile, se si vuole attraversare uno di questi posti bisogna fa vedere la propria carta d’identità. Sono organizzatissimi, il suono delle campane della chiesa principale funziona come avvertimento della vicinanza di poliziotti e paramilitari, così i cittadini possono nascondersi e chiudersi in casa, sono molto guerrieri e a differenza dei venezuelani queste persone sono armate e si sono dichiarati in ribellione contro il governo centrale. La risposta di Ortega per ricuperare il controllo della cittadina sandinista è stata inviare un contingente di poliziotti, carri armati e paramilitari. Lo scorso martedì c’è stata una battaglia, Masaya è diventata un campo di guerra tra cittadini e polizia, quest’ultima ha attaccato ferocemente e la conclusione sono 6 morti e un numero non definito di feriti, i social network e la stampa nicaraguense denunciano 20, anche 30, persino 50 feriti in un solo giorno… in questi scenari così confusi non si sa mai la quantità vera di vittime.
I messaggi dei cittadini dicono che non si smettono di sentire le detonazioni anche durante la notte, è impossibile dormire, hanno molta paura di uscire per cercare cibo, i negozianti hanno paura dei saccheggi e hanno paura di perquisizioni illegali e di incursioni nelle case.
A Masaya c’è un quartiere di nome Monimbó, simbolo della resistenza antimperialista, socialista e nazionalista del sandinismo negli anni 70. Daniel Ortega è stato dirigente del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale contro la dittatura di Anastasio Somosa e quelle terre di Masaya le conosce bene perché all’epoca anche lui aveva lottato contro la guardia nazionale del regime di Somosa in questa città. Il fratello minore di Ortega, Camilo Ortega è morto lì a Monimbó nel 1978. È curioso come gira il mondo ed è molto curioso come funziona la mente umana. Daniel Ortega ha la memoria corta, sta facendo con il popolo nicaraguense la stessa identica cosa che ha fatto il sanguinario Anastasio Somasa con lui e la sua famiglia, ma i cittadini di Monimbó hanno invece la memoria lunga, ricordano e non vogliono vivere le stesse cose di quelli anni, quindi Masaya non lo vuole più, il luogo che è nel cuore di Ortega non lo vuole più.
Così stanno le cose in questo momento a Masaya, si continua a lottare indefinitamente.
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