“LibriLiberi”: Freedom Hospital – Una storia siriana
di Alessandra Montesanto
Hamid Sulaiman nato a Damasco, classe 1986, è stato costretto a lasciare la Siria nel 2011; prima scappa in Egitto e poi si trasferisce a Parigi dove ora vive come rifugiato politico. E’ l’autore di una potente graphic novel intitolata Freedon Hospital – Una storia siriana, edita da Add: la sua storia è unica, ma simile a quella di tante e tanti.
Partiamo dalla dedica: “Dedico questo libro a Hussam Khayat (1989-2013), l’amico con cui manifestavo a Damasco, l’amico che è stato torturato a morte in prigione dalla polizia segreta siriana”. Poi: un tratto grafico poetico e forte, in bianco e nero; una successione di immagini che forma un montaggio quasi cinematografico; volti disegnati con linee essenziali, ripresi anche di profilo o di spalle quando la narrazione si fa troppo brutale.
Le città “riprese” anche dall’alto, per dare il quadro di una situazione di caos, di distruzione, di abbandono: in questo scenario si mescolano politica, vita quotidiana, guerra, amore e amicizia.
Ambientata nella primavera del 2012 con 40.000 persone morte dall’inizio della rivoluzione, la vicenda narra di Yasmine, fotoreporter pacifista militante che ha costruito un ospedale clandestino, proprio in una delle città di provincia, controllate dal feroce regime di Assad. Nella struttura vivono medici e pazienti che rappresentano la complessità della società siriana: il Dott. Vanzan, viene da una famiglia sunnita vicina ai Fratelli Musulmani, Walid è più vicino agli jihadisti salafiti; il Dott. Al-Fawaz è un alauita, ma preferisce definirsi agnostico; il colonnello è autorizzato ad usare armi chimiche contro i civili durante le manifestazioni; Elias, assiro, è cristiano praticante; Haval, curdo.
Dai personaggi e dall’intreccio delle loro vicende, si evince quanto sia difficile trovare un equilibrio all’interno di un Paese così ricco di Storia e di appartenenze, Paese che è stato sacrificato dalla comunità internazionale per fini economico-geopolitici.
Seguendo il susseguirsi delle stagioni, il libro inizia con la Primavera, continua fino all’Inverno, per poi chiudere con un ritorno alla Primavera, in un andamento circolare come la Vita, Suleiman racconta i tradimenti, i tentativi di pace, le alleanze, i sacrifici, il conflitto che fà da sfondo al trascorrere dei giorni. Chissà se prevarrà il seme della speranza? Yasmine ha solo un’arma con sé: la videocamera. E l’importanza della documentazione e della denuncia viene confermata nella prefazione di Cecilia Strada che scrive: “…Vi sentiamo quando avete fame, e borbottate, e vi vergognate perchè mangereste qualsiasi cosa. Vi annusiamo, ogni giorno. La puzza di sangue, polvere e paura che è l’aroma della guerra. Vi ascoltiamo quando siete lacerati dai dubbi, e pensiamo ‘meno male’ perchè la certezza ne ha ammazzati già troppi, forse il dubbio ne salverebbe qualcuno…Come fate anche solo a cominciare a capire la guerra, se non potete sentirne l’odore? Eppure ce la si può fare: leggete qui”.