Passi avanti nella limitata autonomia delle donne saudite
di Cecilia Grillo
A partire dalla scorsa domenica, 24 giugno, è stato rimosso il divieto che impediva alle donne saudite di poter guidare l’auto, l’Arabia Saudita era rimasto l’unico Paese al mondo che imponeva alle donne tale restrizione.
Il divieto di guida per le donne non era stato codificato in una legge, ma era stato introdotto, informalmente, attraverso una fatwa del Gran Mufti durante la guerra del Golfo nel 1990, diventando poi politica ufficiale del governo.
Il Paese ha annunciato per la prima volta i suoi piani per revocare il divieto per le donne di guidare a settembre, dopo che King Salman, il padre del principe ereditario, ha emesso un decreto reale che autorizzava il governo a rilasciare le patenti di guida a “uomini e donne.”
All’inizio del mese di giugno 2018, 10 sono state le donne saudite che hanno fatto richiesta e hanno ottenuto le loro licenze di guida.
L’ambasciatore Saudita negli Stati Uniti ha così commentato la decisione del Re Salaman: “E’ il momento giusto per questo cambiamento perché in Arabia Saudita abbiamo una società giovane e dinamica. Le donne non avranno bisogno del loro ‘guardiano’ per prendere la patente”.
Il decreto reale rappresenta un importante passo in avanti per le donne saudite, che sono state fino ad ora obbligate a spostarsi in auto solo se accompagnate da un autista o da parente di sesso maschile. È dal 2013 che le donne saudite lottano per l’indipendenza e la possibilità di guidare, ed è infatti proprio in questo anno che un gruppo di donne si è messo alla guida contravvenendo i divieti governativi.
Inoltre, sempre qualche anno fa, molte donne saudite hanno fondato l’associazione “Women2Drive” , organizzando manifestazioni e proteste volte alla rimozione del divieto di guida.
Il decreto reale giunge, inoltre, in mezzo a un intensificato giro di vite contro gli attivisti che hanno condotto campagne a favore del diritto di guidare: secondo quanto riportato da Amnesty International, almeno otto attivisti a sostegno dei diritti delle donne sono detenuti e potrebbero essere processati in tribunali antiterrorismo e affrontare lunghe pene detentive come conseguenza del loro attivismo.
Ma da dove e perché nascono tutte queste limitazioni nei confronti del sesso femminile?
Si deve tenere a mente che nel Regno Saudita le donne sono considerate come esseri dotati, biologicamente, di intelletto e abilità inferiori e incapaci di svolgere attività che sono considerate come proprie del sesso maschile, e così, in relazione alla guida di automobili, essendo dotate di intelligenza scadente, avrebbero potuto ostacolare il traffico cittadino.
Ma sono tanti i divieti a cui le donne saudite sono ancora sottoposte e tanti i diritti violati: dalla possibilità di sposarsi, il cui permesso deve essere necessariamente concesso dal wali o dal tutore, all’apertura di un conto bancario, a cui devono essere espressamente autorizzate, alla libertà di espatrio, in quanto i documenti e passaporti sono ottenuti solo alla presenza di un tutore maschile, ai trattamenti medici, che richiedono il consenso scritto di un parente maschio, al diritto di avere un giusto processo, in quanto la testimonianza di una donna vale la metà di quella di un uomo, e così via: sono tante altre le limitazioni a cui le donne saudite vedono sottoposti i propri diritti.
Se è vero che molti passi avanti sono stati conseguiti negli ultimi anni, come quello della concessione del diritto di voto, della partecipazione a manifestazioni sportive e ancora quello più recente, dell’abolizione del divieto di guida, tanti ancora sono gli steps che devono essere intrapresi affinché le donne saudite possano considerarsi libere e vedano i propri diritti essenziali rispettati: è davvero un diritto quello di poter guidare se non ci si può comprare da sole la macchina, a rate?