“Business & Human rights”. Il caso Glencore Xstrata in Perù
Care amiche e cari amici inauguriamo oggi, con molto piacere, una nuova rubrica intitolata “Business & Human rights” che sarà curata dalle bravissime Cecilia Grillo e Fabiana Brigante, entrambe Avvocato e esperte in Business and Human rights.
Sperando di farvi cosa gradita, ecco a voi il primo articolo di Cecilia Grillo.
Data la sempre maggiore importanza che le grandi imprese rivestono in ambito internazionale, il settore di business and human rights è andato con gli anni progressivamente espandendosi.
Ma cosa si intende per business and human rights? In tale ambito vengono inclusi tutti i rischi specifici che variano da azienda ad azienda a seconda del settore, che sono in grado di avere un impatto negativo sui diritti umani: violazione della privacy, discriminazioni, limitazione della libertà di espressione, violazione dei diritti dei minori, inquinamento ambientale, violazione dei diritti dei lavoratori, impatto sulle popolazioni locali, violazione del diritto alla salute, etc.
Così nel giugno 2016 il Consiglio dell’Unione europea ha pubblicato le sue ‘Conclusions on Business and Human Rights’, in occasione del quinto anniversario dell’approvazione degli UN Guidelines Principles (UNGP) da parte dell’UN Human rights Council.
Gli UNGP sono il primo strumento globale universalmente accettato in materia business e human rights, sviluppato dal professor John Ruggie in relazione al tema di human rights and transnational corporations and other business entities.
Le UNGP sono costituite di tre pilastri che si basano sul ‘Protect, Respect and Remedy’ Framework:”(i) the state duty to protect human rights against violations by third parties, including corporations; (ii) the corporate responsibility to respect human rights, meaning to act with due diligence to avoid infringing the rights of others; and (iii) greater access to effective remedies, both judicial and non-judicial, for victims of corporate human rights abuse“.
In aggiunta è stato creato l’UN Working Group sul tema di Human Rights and Transnational Corporations and Other Business Entities al fine di promuovere ‘the effective and comprehensive dissemination and implementation’ degli UNGP.
Tuttavia, nonostante lo sviluppo di nuovi strumenti volti alla tutela dei diritti violati dalle operazioni delle grandi imprese, vi sono ancora immense difficoltà nel rendere tali strumenti effettivi ed operativi, sia per via del carattere di soft-law delle linee Guida ONU sia perché associando la corporate social responsibility con l’obbligo giuridico effettivo in un unico strumento, diventa difficile distinguere gli elementi obbligatori da quelli volontari in tema di business and human rights.
Molte sono state le accuse nei confronti di imprese quali Chevron, Eni, Shell, Kik, Samsung, Nestlè, operanti in paesi in via di sviuppo, per aver violato norme nazionali e internazionali in tema di tutela di environmental rights, safety and health rights, indigenous people rights, workers’ rights, etc.
Spesso queste grandi imprese operano i territori incontaminati e abitati da popolazioni indigene in quanto gran parte delle risorse naturali residue (ad esempio risorse minerali, acqua dolce e potenziali fonti di energia) si trovano sui terreni incontaminati del Sud America, Asia e Africa.
Si deve considerare inoltre che la domanda globale di risorse naturali è enormemente aumentata di recente, a causa principalmente del progressivo sviluppo dei non-Western States e in aggiunta dell’istituzione di regimi di investimento liberali e di trattati di riduzione dell’attenuazione del rischio che hanno ridotto i costi di impiego nello sviluppo delle risorse.
Per chiarire meglio qual’è il campo d’azione in tema di business e human rights, mi piacerebbe trattare brevemente il caso Glencore Xstrata in Perù: Glencore è una società mineraria anglo-svizzera registrata in Svizzera, che sfrutta le risorse minerarie nei paesi in via di sviluppo, non pagando quasi nessuna tassa, dato che il suo centro di profitto si trova in Svizzera, a Baar, Canton Zugo, uno dei cantoni che ha le aliquote fiscali più basse in Svizzera.
La miniera Tintaya-Antapaccay a Espinar, in Perù, di proprietà di Glencore PLC, si è dedicata alla produzione di rame per diversi decenni contaminando pesantemente l’ambiente circostante: i residenti bevono acqua avvelenata ogni giorno, non sono in grado di vendere le loro colture contaminate nei mercati locali e i metalli pesanti rinvenuti nei campioni di sangue e di urina minacciano la loro salute.
Infatti nessuno degli standard socio-ambientali, in tutela dell’ambiente e delle comunità locali, vengono rispettati nei paesi in via di sviluppo. Nel caso specifico del Perù, le leggi locali sono completamente ignorate, le regole di “due Diligence” di Glencore, non sono rispettate in un paese così corrotto, dove la società svizzera ha la possibilità di pagare giudici, avvocati, polizia, politici e persino strutture mediche: sia Glencore sia le autorità statali rimangono inattive quando si tratta di monitoraggio ambientale e protezione della salute.
Nel maggio 2015 l’European Center for Constitutional and Human rights (ECCHR), insieme ai residenti colpiti e alle organizzazioni Multiwatch (Svizzera) e Derechos Humanos sin Fronteras e CooperAcción (Perù), ha presentato una denuncia all’UN Special Rapporteur for the human right to safe drinking water and sanitation e all’UN Working Group on human rights and transnational corporations, affinché esaminassero se Perù, Svizzera e/o Glencore stessero violando i loro obblighi ai sensi dei UNGP in relazione a business e human rights.
Tuttavia notevoli sono le difficoltà nell’attribuire responsabilità alla Glencore, dovute, oltre ai fattori sopra elencati in tema di corruzione, sia al carattere di soft-law dei UNGP sia al fatto che, sebbene diversi studi abbiano identificato sostanze contaminanti legate all’estrazione del rame in fonti d’acqua locali e campioni di sangue e urine dei residenti, tuttavia, questi studi non sono stati in grado di dimostrare quale particolare attività mineraria ne fosse responsabile: Glencore continua a negare ogni responsabilità per i problemi ambientali e di salute causati dalla sua miniera in Perù.
Oltre all’obbligo delle imprese di rispettare i diritti umani, vi è anche un dovere degli stati di rispettare questi ultimi: secondo quanto disposto dagli UNGP, le aziende hanno la responsabilità di rispettare i diritti umani, ma lo Stato ha l’obbligo di proteggere i diritti umani dalle violazioni delle società; così l’organizzazione peruviana Instituto de Defensa Legal ha citato in giudizio lo Stato Peruviano, affinché sviluppasse piani sanitari, fornisse cure mediche urgenti e acqua potabile per i residenti, e regolamentasse efficacemente le attività minerarie.
Così anche la Svizzera ha un obbligo extraterritoriale, ai sensi dell’UNGP, di garantire che le società svizzere non siano coinvolte in violazioni dei diritti umani all’estero: Il governo svizzero è pienamente consapevole e complice di questi reati societari, è a conoscenza di cosa succede al di fuori dei suoi confini.
Nel giugno 2015, il governo svizzero ha dichiarato di essere pronto a sostenere uno studio internazionale per valutare la responsabilità di Glencore per l’inquinamento, a condizione che le autorità peruviane facessero lo stesso, tuttavia il governo peruviano finora non ha risposto all’offerta svizzera di sostenere lo studio.
Come questo molti altri casi rimangono e sono rimasti irrisolti, a causa della scarsa vincolabilità delle normative internazionali in tema di business and human rights, della corruzione dei governi locali e della scarsità di risorse legislative a tutela delle popolazioni locali.