Tra le rovine del Venezuela, un aggiornamento.
di Tini Codazzi
In passato ho cercato di denunciare alcune delle difficoltà che vive la sanità in Venezuela, ho parlato della crisi nell’ospedale dei bambini http://www.peridirittiumani.com/2018/04/15/venezuela-la-crisi-dellospedale-dei-bambini/ , del crollo nell’ospedale Maternidad del Sur http://www.peridirittiumani.com/2018/03/07/venezuela-ecrollata-la-sanita-in-venezuela-salvemoslamaternidaddelsur/ e delle malattie infettive che sono proliferate in questi ultimi anni http://www.peridirittiumani.com/2017/11/08/le-sette-piaghe-del-venezuela/ , ebbene, in questi giorni gli infermieri degli ospedali pubblici hanno deciso di scioperare in modo indefinito per chiedere un salario adatto al loro lavoro e denunciare ancora una volta la mancanza di medicine e forniture mediche. Disperati, è l’unica parola per definirli in questo momento. Professionisti che ogni giorno devono lavorare senza medicine, in strutture fatiscenti, senza poter curare i pazienti, senza poter dargli da mangiare, semplicemente aiutarli a morire di stento nel miglior modo possibile. Ho visto delle immagini che non avrei mai pensato di vedere e letto messaggi che non avrei mai pensato di leggere e che descrivono il loro incubo: donne che partoriscono nelle sale di attesa, malati sdraiati per terra, gravi infezioni in atto, persone decedute posizionate in ambienti insalubri e vicino ai malati, neonati morti… Lo sciopero è in atto. Il governo reprime.
A giugno sono stati liberati decine di prigionieri politici, in questo elenco ci sono i nomi più emblematici di questo regime: il generale Angel Vivas, l’ex sindaco Manuel Ceballos, il minorenne Dylan Canache, i parlamentari Gilbert Caro, Wilmer Azuaje e Renzo Prieto, l’attivista e studente Gabriel Valles, uno degli ospiti del carcere più crudele del Venezuela, “La Tumba” in cui è stato per 2 anni, Villca Fernandez, leader universitario detenuto nel 2016 a causa di un tweet, ecc. Così è patito il fenomeno della porta girevole, alcuni escono e tanti altri entrano e di queste persone non si parla perché tutti sono distratti dai grandi nomi in “libertà”. Secondo il Foro Penal tra maggio e giugno sono state detenute 148 persone e scarcerate 72. Fate i conti, il numero di incarcerazioni e evidentemente maggiore di quello delle scarcerazioni…. Il gruppo di prigionieri scarcerati non è in libertà, è semplicemente fuori dalle sbarre ma i loro diritti civili sono ancora limitati: nessuno può uscire dal paese, proibizione di dichiarazioni alla stampa, presentazione periodica davanti ai tribunali, un passo falso e vanno nuovamente in prigione. Il governo minaccia.
In riferimento al caso di Lorent Saleh, il giovane attivista che viveva in Colombia e deportato dal presidente e Premio Nobel per la Pace Juan Manuel Santos nel 2014. In prigione da 4 anni, 50 volte differita la sua udienza in tribunale, 26 mesi ospite della Tumba, 2 tentativi di suicidio, adesso compie 50 giorni in isolamento senza vedere i suoi avvocati e la sua famiglia e altrettanti giorni in cui sua madre chiede spiegazioni al governo senza ottenere nessuna risposta. Un accanimento inspiegabile, secondo Alfredo Romero, presidente del Foro Penal, la sua situazione è incomprensibile visto che anche il suo compagno di battaglia e di prigionia, Gabriel Valles, è stato scarcerato. Questa è una famiglia completamente distrutta. Sul caso di Villca Fernandez, Romero ha manifestato che quello che è successo con questo giovane è una cosa grottesca perché è stato messo in esilio nonostante questa azione sia vietata dalla Costituzione, il ragazzo è uscito dal carcere e con gli stessi vestiti è stato messo su un aereo con destinazione Perù. E’ un fatto illegale. In definitiva, nonostante le scarcerazioni, la situazione dei prigionieri politici in Venezuela è sempre scura e affatto legale. La conclusione è che il regime mente.
L’osservatorio di conflittualità sociale del Venezuela (OVCS) ha denunciato che nel Paese ci sono state 850 proteste chiedendo il rispetto dei propri diritti: personale sanitario, professori, società civile, studenti, lavoratori, ecc. Il governo reprime e minaccia.
Non si ferma la denuncia di decine e decine di bambini in tutto il paese morti per malnutrizione, complicazioni dopo la nascita, malattie varie, tumori, ecc. Uno studio realizzato da Save The Children colloca il Venezuela come uno dei paesi più pericolosi al mondo per l’infanzia, subito sopra il Bangladesh e Uganda. Il governo tace. VERGOGNA!
Maria Corina Machado, leader oppositrice del partito politico Vente Venezuela, è diventata l’incubo del regime. Il governo ha potuto zittire, in modi diversi, a quasi tutti i leader politici dell’opposizione, ma lei è tosta, contro di lei non hanno ancora potuto e pochi giorni fa ha subito l’ennesima minaccia, questa volta è stata accusata di pianificare omicidi e aggressione Ad alti funzionari del governo. Lei smentisce. Il governo ha paura.
Nel frattempo, l’Unione Europea, ancora una volta, si dichiara contraria al regime di Nicolas Maduro e impone nuove misure restrittive, sanzioni come il congelamento dei beni e il divieto di visto per entrare in Europa, oltre all’embargo sula fornitura di armi e materiali tecnici che potrebbero essere usati contro la popolazione. Erano già stati sanzionati 7 esponenti del governo, adesso si sommano altri 11 funzionari, tra cui la Vicepresidente Delcy Rodriguez e il ministro delle industrie e produzione nazionale Tarek William Saab. Si stringe il cerchio, si tolgono i soldi e l’ossigeno al regime. In questa occasione, Maduro non tace, chi sa perché, e ripudia energicamente la decisione dell’UE.