La Bolivia ha detto NO
di Tini Codazzi
Il presidente boliviano Evo Morales è al potere da 12 anni, eludendo tutti i limiti costituzionali che riguardano la rielezione presidenziale, creando degli escamotage per cambiare la costituzione che lui stesso aveva già cambiato in passato e manipolando i tribunali giudiziari che emettono sentenze in favore delle rielezioni infinite. L’ultima mossa è stata indire un referendum, il 21 febbraio 2016, per chiedere al popolo se volesse la rielezione e così candidarsi alle presidenziali del 2019, ebbene, il popolo ha votato no, il 51% della Bolivia ha detto che non voleva più Evo Morales come presidente. Lui era sicuro di vincere, l’idea gli si è ritorta contro, eccome!! Il problema è che il presidente non ha rispettato la decisione del popolo e tramite altre decisioni unilaterali e autoritarie ha detto che si candiderà per la quarta volta consecutiva alle presidenziali tra un anno. Questa è una evidente violazione dei diritti umani ed è stata denunciata dalla OEA (Organizzazione degli Stati Americani), da Human Right Watch e da altre ONG nazionali e internazionali. Lui risponde: “Rimanere nel potere è il mio diritto umano”. La tergiversazione del termine all’ennesima potenza. Mi viene in mente di pensare che questo signore non sa cosa significa il termine: diritti umani.
La società civile e l’opposizione fuori e dentro la nazione sudamericana ha iniziato a denunciare questo fatto per portare alla luce pubblica internazionale che Morales non può ricandidarsi alle elezioni, sarebbe incostituzionale. Il passato 21 febbraio, in diverse città boliviane si sono registrate manifestazioni pro e contro la rielezione del presidente, ultimamente si sono visti simpatizzanti del governo del presidente, cioè membri del partito politico MAS, manifestare per le strade delle città con la testa coperta. Perché nascondono la loro identità dietro i passamontagna? Cos’hanno da nascondere? Questo si fa per intimidire. La diaspora boliviana rappresentata da associazioni e ONG come Todos juntos por Bolivia, Comprometidos por Bolivia, Unidos por Bolivia, etc. sta lavorando tanto per denunciare questa ingiustizia. E’ per questa ragione che il passato 28 giugno attivisti e rappresentanti di queste associazioni in Italia sono andati in Vaticano per presenziare la cerimonia del nuovo Cardinale boliviano Toribio Ticona. C’era anche Evo Morales e il corpo diplomatico boliviano in Italia accompagnato dalle guardie di sicurezza di Morales. Gli attivisti si sono presentati alla cerimonia in modo pacifico indossando magliette con la scritta “Bolivia dijo no, el 21F se respeta” (Bolivia ha detto no, il 21 febbraio si rispetta) e senz’altro questo ha dato fastidio al presidente visto che il corpo di sicurezza, immediatamente dopo la cerimonia, ha fermato 7 di questi attivisti durante più di un’ora e li ha interrogati, una di queste persone è stata minacciata e intimidita pesantemente, non le hanno permesso di fare la telefonata di rigore, è stata informata che se continua partecipando a questo tipo di attività rischia di perdere il permesso di soggiorno, verrà deportata in Bolivia, ci saranno ripercussioni pesante per la sua famiglia e dulcis in fundo, ha dovuto firmare un documento che vieta la sua entrata in Vaticano. D’altro canto, il Vaticano è al corrente di tutta la situazione ma non dichiara niente. Insomma, un’arbitrarietà innecessaria ed esagerata, per via di una maglietta… come mai una semplice maglietta può spaventare tanto? Sarà che la scritta dice una grande verità? Dunque, la maglietta che ricorda al presidente che Bolivia non lo vuole ha molto potere… interessante. La bandiera dell’illegalità che lui sventola da tempo contrasta con la verità della maglietta e lui sanguina dalla ferita sapendo che questo referendum che lui stesso ha voluto rappresenta un autogol colossale.
Va ricordato che Evo Morales è dello stesso filone castro chavista del venezuelano Nicolas Maduro, del nicaraguense Daniel Ortega e dei fratelli Castro e quindi non va sottovalutato e va guardato con attenzione. Ci uniamo al popolo della Bolivia, che in silenzio sta soffrendo violazioni di diritti umani e civili, è vittima di diversi casi di etnocidio e biocidio e il narcotraffico e la corruzione sta logorando ancora di più la popolazione. Dobbiamo stare attenti a quello che succede in Bolivia, il volere del popolo attraverso elezioni libere e trasparenti è sacrosanto e questo, prima o poi questi “caudillos” intoccabili dell’America Latina dovranno capirlo.