“Scritture al sociale”. Indovina chi viene a cena?
di Patrizia Angelozzi
Era il 1967, 51 anni fa e questo film “Indovina chi viene a cena?” segnò un epoca e nel ‘98 entrò a far parte dell’American Film Institute , che ne consacrava il senso e il consenso. Una storia di borghesie abituate ad essere ‘al di sopra’ di ogni pregiudizio, eppure…
Dai libri di testo alle pellicole delle sale cinematografiche, dalle lotte contro l’apartheid, a definire la lotta alla segregazione razziale istituita nel secondo dopoguerra. Come non ricordare Nelson Mandela ?
Vorremmo vivere di diritti, di uguaglianze e di sostenibile sostanza umana. Vorremmo dire di essere liberi da preconcetti e discriminazioni.
L’attualità dell’informazione gioca puntando il dito e sensibilizza chi all’ascolto (anche e soprattutto i più distratti) fomentando, mettendoci gli uni contro gli altri.
La proposta di prevaricazione è molto pressante, costante. Insieme all’intenzionalità di voler USARE argomenti per manipolazione politica affinché ‘noi’ si diventi pubblico pagante in termini di paure e sensazioni di terrore, ci si allinei in una conformità di pensiero che conduce all’alienazione.
Una logica che vede le persone come ‘dati sensibili’ da trattare, che spinge monitorandoci verso una idea comune di rabbia-violenza-intolleranza verso le persone ai margini, quelle in difficoltà, i disabili e quelle con altri colori sulla pelle, mentre perdiamo NOI STESSI e chi ci vive intorno.
Sui libri di scuola ci educano al rispetto, alla comprensione della storia dei popoli, alla definizione di ‘guerra’, alla fratellanza e alla prospettiva di un mondo cosmopolita…Sarebbe quindi opportuno chiedersi il perché di questa mercificazione che ruba ogni giorno una parte di significato acquisita tra insegnamenti didattici, educazione civica, religione, corsi e ricorsi storici e provare a capire come distinguere ciò che è vero dal falso.
Un tempo che indietreggia in modo terrificante, dove compaiono ‘segni’ premonitori di nuove violenze, dentro le quali sempre ritroviamo i ‘i fragili’ che si trovano ogni giorno più confinati.
La necessità è di ritrovare modo, pazienza, riflessione. Di ripensare parole. Spostandosi dal giudizio di massa che tanti danni ha già fatto e che nell’attualità prosegue come un fiume in piena, grazie ad atteggiamenti di spavalderia che nulla hanno a che fare con una ‘buona politica’ mentre aspettiamo di poter credere ancora, avere nuovi riferimenti, fiducia e stima per poter recuperare speranze e veder crescere i nostri figli in un mondo possibile.
Non saremo mai nulla, senza ‘diritti umani’, senza incontrare l’altro come dice Alexandra David-Bèel:
“Chi viaggia senza incontrare l’altro, non viaggia, si sposta”.