Yemen. Un conflitto tenuto in sordina
di Alessandra Montesanto
Una guerra e un genocidio tenuti in sordina, nello Yemen. Un Paese che sta scomparendo come la Siria. Ieri una ennesima tragedia che ha visto morire più di 40 bambini, quasi tutti sotto i 15 anni di età e 70 feriti, per un raid aereo nel Nord del Paese, nella provincia di Saada.
Dahyan è il nome della cittadina, roccaforte degli Houthi (ribelli sciiti filo-iraniani), ma i bambini non hanno bandiere e le vittime di ieri erano solo giovanissimi studenti che sono stati estratti dalle macerie del mezzo di trasporto con i loro zaini e ancora indosso le divise scolastiche. Si suppone che stessero rientrando dalle lezioni e che il pulman si fosse fermato per una breve pausa, quando il raid è iniziato, ma non ci sono ancora notizie certe dell’accaduto. Di certo è che ci sono state ancora troppe vittime e che abbiano perso la vita troppo presto.
Sul territorio sono presenti Medici senza frontiere, la Croce Rossa Internazionale (che ha ricevuto, purtroppo, i corpi) e Save the children che chiederà di aprire un’inchiesta indipendente.
La situazione nello Yemen sta precipitando, ma i media non se ne occupano abbastanza, l’UNHCR dichiara che la situazione è sempre più pericolosa anche per gli operatori umanitari, mancano i fondi per gli aiuti e per arginare la crisi che colpisce, ogni giorno, i civili.
L’attacco di ieri è stato lanciato dalla coalizione saudita che lo ha definito “legittimo”, ma in questo conflitto, solo i sauditi stanno utilizzando aerei da guerra.
Sylvia Ghaly, Advocacy di Save the children ha dichiarato: “Questa è un’altra palese evidenza delle violazioni della legge internazionale sui diritti umani a cui assistiamo in Yemen ormai da tre anni, dagli attacchi sproporzionati e indiscrimintai sui civili al rifiuto all’accesso per gli aiuti umanitari e all’utilizzo della fame come arma di ricatto, e sono le persone, non i combattenti, a pagare il prezzo più alto” e ha aggiunto: “Non c’è alcuna soluzione militare per questo conflitto. Solo una soluzione politica può porvi fine e ristabilire la pace in Yemen.”
La speranza è che si ritorni al tavolo delle trattative al più presto e che la stampa faccia pressione affinchè gli interessi finanziari e geopolitici non cancellino dalla mappa anche questo Paese.