Notizie da Gaza, notizie dirette
Associazione per i Diritti Umani ieri ha chiesto notizie e un commento a Meri Calvelli, responsabile del Centro Italiano di Scambi Culturali – VIK di Gaza. Meri Calvelli è stata gentilissima, ecco le sue parole.
Due giorni di tregua, temporanea ma regge; ieri venerdì, la grande marcia ha continuato a presentarsi al confine, con migliaia di persone, famiglie intere, che continuano a chiedere di essere rispettati i loro diritti di persone, non costrette alla galera a vita su una striscia di terra ma di riavere la libertà’ tolta. Come risposta anche ieri 1 morto, un infermiere del servizio sanitario locale, che stava intervenendo e trasportando uno dei tanti feriti della giornata. Ahmad abu Loli 43 anni, altra vittima dell’ingiusta reazione contro questi cittadini che protestano.
Nella citta’ intanto la vita e’ ripresa, dopo la paura dei forti attacchi promessi su tutta la striscia, le parti hanno fermato il fuoco, per il momento, ma quello che rimane sul campo purtroppo sono ancora macerie e distruzione. In molti si chiedono come mai hanno colpito un luogo neutrale, non militare, che per anni e anni ha offerto solo un servizio culturale e sociale agli abitanti . Nella logica della punizione collettiva, questo tipo di attacchi militari, con risposta dell’avversario, devono essere evidenti alla popolazione; questa la logica della distruzione del centro culturale “Al Mesahal”, di giovedì scorso, e quella dell’Art&Craft della settimana scorsa. Due luoghi cari e utili, che sicuramente la gente apprezza più’ dei luoghi militari costruiti intorno.
Alle forze israeliane quindi, non basta rispondere colpendo le basi di Hamas, responsabili del lancio di missili, ma la pressione, l’attacco e l’umiliazione deve essere pagata con il tributo della popolazione e della società che cerca di ricostruire ogni volta. Questo passaggio su Gaza purtroppo non e’ considerato dalla comunità internazionale tutta, ne dai governi che non intervengono con una posizione sul diritto internazionale degli esseri umani. Quando si parla di Gaza si accomuna tutti i presenti con un unico corpo, colpevole della situazione; la responsabilità politica della situazione, o lasciare che anche qui parlino solo armi, è purtroppo diventato un metodo globale e sbrigativo, non risolve i problemi, li esaspera ma crea un business enorme per tutti. Gaza purtroppo e’ questo, non si spiega altrimenti la situazione di protratta emergenza e insicurezza per tutti. La dignita’ pero’ ce la dimostrano i cittadini, nella forza di rialzarsi, ricostruire, ricominciare e non darsi per vinti. Anche oggi il teatro distrutto dall’ultimo attacco, ha messo in scena la vitalità e il pensiero creativo, i bisogni e i desideri.
Nonostante ogni materiale scenografico, abiti di scena ecc. siano stati disintegrati da ben 9 bombe lanciate da F16, la gente si e’ ritrovata calpestando rabbiosamente le macerie e messo in scena lo spettacolo. Canti e parole per ricostruire le speranze, e’ l’appello che viene lanciato ogni giorno dalla polvere di uno spazio distrutto senza motivo.