Dispersa, a Istanbul, la manifestazione delle “Madri del sabato”
Che la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan non sia campionessa nella tutela dei diritti, è chiaro. E lo ha dimostrato anche sabato scorso, durante la consueta manifestazione settimanale delle madri e dei parenti delle persone “scomparse”, negli anni ’80 e ’90.
Tra il 1992 e il 1996 furono fatte “svanire nel nulla” 792 appartenenti al PKK, il Partito della minoranza curda, ancora oggi perseguitata. Il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), infatti, è ancora considerato dai vertici del governo, un gruppo terroristico.
Le sparizioni furono massicce negli anni in cui il PKK chiedeva l’autonomia delle regioni del sud-est del Paese a maggioranza curda.
Lo scorso sabato la Polizia ha disperso con gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e pallottole di gomma, decine di manifestanti trascinati nei cellulari delle forze dell’ordine, effettuando 23 arresti, secondo la stampa, tra cui quello di Emine Ocak, signora veterana delle “Madri del sabato” (“Cumatesi Anneleri”, in turco) di ben 82 anni. Ed è un brutto segno perché fino al 2009 le proteste sono state sistematicamente disperse, ma da quando si era venuto a stabilire un clima più disteso tra il Presidente e i rappresentanti del movimento curdo, la manifestazione poteva essere effettuata, seppur sempre sotto stretta sorveglianza.
Le “Madri del sabato” si riuniscono dal 27 maggio 1995, ad Istanbul, e quella di sabato, ultima in ordine cronologico, segnava l’appuntamento numero 700. Quando non manca la tenacia per chiedere giustizia e verità.