I volti dell’Oman
Testo e immagini di Alessandra Montesanto
L’estate 2018 ci ha portati in Oman. Un Paese arabo-musulmano, retto da un sultanato.
Il gerente (il sultano Qabus bin Said Al Said, detto Al Qaboos, ormai anziano) è un monarca illuminato, per quanto possa esserlo un monarca, appunto. La popolazione si interroga su quello che accadrà quando lui morirà, dato che non ha eredi. Durante il suo lungo governo, ha reso possibile che la maggior parte degli omaniti lavorasse, anche le donne (che sono impiegate anche negli uffici pubblici, insieme agli uomini); in Oman è molto importante l’istruzione, per tutte e per tutti, anche nei villaggi. Infatti, moltissime ragazze e ragazzi parlano bene l’inglese.
Abbiamo incontrato molte persone, tutte educate e gentili, disponibili a darci informazioni e a chiacchierare con noi. Tolleranti verso viaggiatori – rispettosi della cultura araba, ma non religiosi praticanti, ad esempio, e questo ha suscitato un buon confronto – così come quando abbiamo chiesto quale sia il percorso dei diritti delle donne, ci è stato risposto che: “Uomini e donne hanno ruoli diversi, ma gli stessi diritti”. Secondo un nostro studio, invece, pare che le donne abbiamo sì garantiti alcuni diritti (come detto la possibilità di lavorare, di guidare, di affrontare studi anche di alto livello, ma sono ancora poco tutelate a livello di Diritto penale e nelle cause di divorzio e di separazione). Per quanto riguarda la comunità Lgbt: Le persone Lgbt in Oman sono perseguite ai sensi degli articoli 33 e 223 del codice penale e l’omosessualità può essere punita con una pena detentiva fino a tre anni. Ma i casi arrivano in tribunale se e quando si verificano episodi in pubblico.
Muscat è la capitale: qui, chiaramente, l’apertura mentale è più ampia rispetto alla situazione nei villaggi, dove si vive di allevamento, pastorizia, agricoltura e di pesca. Tutto quello che offre la Natura meravigliosa e sorprendente dell’Oman. In città, vivono e lavorano i professionisti e, in tutto il territorio, i lavori nelle strutture turistiche e i mestieri umili vengono svolti dagli immigrati, per lo più pakistani. Su questo punto c’è il dubbio su quanto siano rispettati i loro diritti. Altra nota dolente, in Oman vige ancora la pena di morte e la libertà di espressione è limitata. Insomma…luci e ombre, ma i volti delle/i bambine/i e delle/i ragazze/i – che sono sempre speranza di un Futuro migliore – fanno aprire il cuore.