“America latina: diritti negati”. L’altra immigrazione
di Mayra Landaverde
Di solito siamo noi i migranti. I messicani cercano da sempre di scappare dal Paese. Legalmente, illegalmente.
Dall’inizio del mandato di Donald Trump alcuni messicani sono tornati indietro per paura delle sue già famose posizioni riguardo l’immigrazione.
Ma non è stata l’unica diretta conseguenza del mandato del presidente statunitense.
Come si sa, per arrivare negli Stati Uniti bisogna attraversare il Messico, soprattutto se il viaggio si affronta senza Visto.
Quella fra il Messico e gli Stati uniti è una delle frontiere più pericolose al mondo, dopo quella del Mediterraneo.
Centinaia di persone rimangono ferite per cadute dal famoso treno “La Bestia”, sono vittime delle maras che operano nella zona. E’, per la maggior parte, gente proveniente dal Centroamerica.
Alcuni rimangono per lunghi periodi, ma si può dire che sono sempre di passaggio. Il Paese non ha molto da offrire né ai più di 114 milioni di messicane e messicani, né ai migranti che cercano come tutti una vita migliore.
Il governo messicano esige da molto tempo il rispetto dei diritti umani dei nostri fratelli e sorelle migranti che vivono negli USA.
Com’è possibile pretendere questo se nello stesso territorio messicano c’è una situazione di costanti violazioni nei confronti dei migranti che sono nel nostro Paese?
Attualmente ci sono 3 mila haitiani che hanno ottenuto un permesso di soggiorno per motivi umanitari, per risiedere in Messico.
Nel 2017 il Messico si è visto arrivare ben 20 000 haitiani con l’intenzione di andare negli Stati Uniti; 17,000 sono entrati in territorio statunitense, anche se circa il 70% è stato deportato ancora in Puerto Principe. Altri 3 mila sono rimasti in Messico.
E’ vero che queste persone hanno un permesso di residenza e che alcuni lavorano con un regolare contratto, ma la situazione di degrado e razzismo che subiscono gli haitiani che vivono per lo più in Baja California è preoccupante. Probabilmente non dal punto di vista statistico, visto che non parliamo di milioni di persone, ma dal punto di vista umano. E lo trovo assai pericoloso. Lo Stato sta contribuendo a creare una sensazione di disagio che cresce molto velocemente fra “poveri di qui e di là”.
I messicani cominciano a vedere gli haitiani come il nemico che è venuto a rubare quel poco che c’era. Vi suona familiare?
E’ tutta una strategia che da sempre i governi capitalistici usano e ci caschiamo spesso.
Il gravissimo problema economico che subisce il Messico non è certo colpa di 3 mila haitiani, è colpa dello Stato che da più di 80 anni non ha fatto altro che rubare sfacciatamente incolpando sempre i più deboli, in questo caso i rifugiati dei Caraibi.