Da alcuni mesi il Ministero degli Interni ed il Governo reclamizzavano un intervento normativo in materia di immigrazione.
E così, in una brevissima seduta del Consiglio dei Ministri, lo scorso 24 Settembre, l’Italia ha vissuto un ulteriore costrizione dei diritti fondamentali, seppur non dei suoi cittadini.
“Stop alle porte (dell’Europa?) aperte! Stop all’accoglienza!”
Ma è veramente uno stop o l’ennesimo slogan demagogico del Governo?
Più che uno stop leggendo il Decreto Legge articolo per articolo, ciò che emerge è un goffo tentativo di restringerlo all’interno di maglie strette a cui non appartiene e mai, per sua stessa vocazione umanitaria, potrà appartenere.
Infatti, sebbene a prima lettura possa apparire che il D.L Salvini abroghi la c.d. protezione umanitaria, ad una lettura più attenta, emerge palesemente il tentativo demagogico del neo Ministro dell’Interno. Ovvero, ancora una volta, ci si affida all’asimmetria informativa dell’elettore per convincerlo che sono state mantenute le irrealizzabili promesse – considerato che lo Stato italiano non è isolato bensì si trova all’interno di un sistema sovranazionale chiamato Unione Europea- della campagna elettorale.
Sebbene il decreto è molto attento a rimuovere nel T.U dell’Immigrazione e nelle leggi speciali e collegate il termine “umanitario” dall’altro riconosce un ventaglio di ipotesi in cui il permesso – sebbene con procedimenti molto cavillosi – può essere rilasciato.
Casi come il permesso sanitario, il permesso di soggiorno per calamità naturale, non molto discostano da quel concetto di umanitario che il Governo ha cercato di epurare almeno dal punto di vista del lessico normativo.
Infatti, sebbene scompaia il termine umanitario, rimane la vocazione all’accoglienza dello Stato italiano, ma limitata a casi specifici, che spesso, come nel caso del Comune di Lodi, per il richiedente asilo potrebbero diventare molto complicati da dimostrare.
Ed è proprio in questo paradosso che si manifesta la massima illogicità del Decreto. Da un lato si mantiene la vocazione all’accoglienza, dall’altro la si rende impossibile e si pratica una totale compressione del diritto d’asilo.
Ed è così che il D.L Salvini è l’ennesimo tentativo di marketing istituzionale perfettamente riuscito.
Da un lato l’elettore appagato dalla soddisfazione delle promesse elettorale, dall’altro il tecnico consapevole che la protezione umanitaria non può essere revocata, soprattutto con un Decreto.
Infatti, sebbene la Commissione Europea si sia riservata di valutare il Decreto una volta che sarà convertito in legge dello Stato, ha già chiarito fin da subito che il Decreto non si discosta da alcune misure sui tavoli ai Bruxelles. In particolare con riferimento al contenimento dell’immigrazione e alla previsione di un periodo più lungo nei centri di identificazione.
Ma è veramente possibile piegare, seppur apparentemente, la tutela dei diritti fondamentali per consensi elettorali e responsabilità politica? No, non lo è.