“Stay human. Africa”. Il primo sindaco donna a Dakar
di Veronica Tedeschi
Soham El Wardini, nuovo sindaco di Dakar, dà una svolta al consiglio comunale della capitale senegalese. Non solo perché è donna, ma anche perché succede all’ormai ex primo ministro cittadino Khalifa Sall, la cui carica è stata revocata il 31 agosto 2018, dopo uno dei processi più mediatizzati del Senegal.
In carcere dal 7 marzo 2017, l’uomo fu accusato di truffa e appropriazione indebita di fondi pubblici. La somma incriminata stimata fu pari a 1,83 miliardi di franchi Cfa (2,7 milioni di euro) e sarebbe stata prelevata dalla “cassa nera” senegalese, sulla quale teoricamente i sindaci non possono metter mano ma che nella pratica vedeva anche i predecessori di Sall accedervi per far fronte a spese urgenti e non giustificabili.
Alcuni oppositori al processo, svoltosi nel gennaio 2018, puntarono sulla legittimità o meno della volontà del comune di Dakar di costituirsi parte civile e sulla decisione del giudice di accettare 20 sui 70 testimoni proposti dalla difesa. Esclusi i particolari del processo, la notizia importante è che la carica di Khalifa Sall è stata revocata.
Curiosità (per pochi), il processo si è svolto nella stessa sala del Palazzo di Giustizia di Dakar, dove fu condannato l’ex dittatore del Ciad Hissene Habrè – del quale ho già scritto, vedi “La repressione dei crimini internazionali in Africa: il caso Habré ” –.
Soham El-Wardini, già assistente in municipio e membro della coalizione di opposizione Takhawou Ndakaru, ha quindi ora un doppio vanto: aver destituito un truffatore ed essere donna, il primo sindaco donna di Dakar!
Si conferma una continuità dei progetti e delle opere iniziate dal predecessore ma si spera con più legalità. Il partito di Soham è lo stesso di Khalifa Sall e molti sono già pronti a paragonare i due o ad affermare che la vittoria di El-Wardini corrisponda ad una vittoria del truffatore. La speranza è che le due linee politiche, per quanto incrociate, non corrispondano e che lei sia più onesta con i suoi cittadini.
Accantonando le questioni politiche, questa è una svolta veramente importante per un paese come il Senegal che, nonostante sia uno dei paesi africani subsahariani più aperto mentalmente, mantiene ancora credenze culturali e sociali molto maschiliste e impedisce la crescita lavorativa a molte donne, soprattutto nelle periferie.
La speranza è che il nuovo sindaco faccia tanto per le periferie e i villaggi ma soprattutto che possa diventare un esempio per molte donne senegalesi, per far capire loro che sì, è possibile farcela.