Jamal Khashoggi: l’Arabia saudita mente e minaccia ritorsioni
“Il Regno rigetta ogni minaccia o tentativo di abolirlo, sia attraverso sanzioni economiche che pressioni politiche. Il Regno reagirà a ogni azione con un’azione ancora più forte” e poi “L’economia saudita ha un ruolo vitale e influente a livello globale”: queste le dichiarazioni prepotenti dell’Arabia saudita davanti alla mobilitazione della comunità internazionale e degli USA riguardo al caso Khashoggi.
Jamal Khashoggi è un giornalista saudita, sparito lo scorso 2 ottobre nel consolato dell’Arabia di Istanbul. Sul Washington Post esponeva le proprie critiche riguardo al governo di Riad. Sul NYT di sabato 13 ottobre, la fidanzata del giornalista, Hatice Cengiz, dichiara che Khashoggi non si definiva un dissidente, ma un professionista indipendente e un patriota perchè usava la penna per il Bene del proprio Paese.
Rainews, già due giorni fa, ha postato la notizia secondo la quale il pool di investigatori turchi e sauditi che stanno conducendo alcune indagini avrebbe in possesso alcune registrazioni che denuncerebbero l’omicidio di Khashoggi proprio all’interno del consolato. Il quotidiano turco Sabah riferisce che sarebbe stato lo stesso giornalista a registrare, con il suo Apple Watch, i momenti del sequestro, dell’interrogatorio e della tortura a suo danno; questa notizia è, però, messa in discussione dall’attivista e amico del giornalista, Iyahd el Baghdadi, che su twitter ha scritto: “Questa ricostruzione lascia perplessi. Si può pensare che i turchi stiano cercando un modo per giustificare il fatto di essere in possesso di registrazioni degli ultimi momenti di vita di Jamal”.
La situazione è complessa e drammatica sia per la mancanza di tutela di chi si oppone ai dettami del regno/regime saudita sia per le conseguenze a livello mondiale. Domenica 14 ottobre, Gran Bretagna e USA hanno espresso “grave preoccupazione”per la sorte di Khashoggi e Gran Bretagna, Francia e Germania hanno chiesto, in un comunicato congiunto, di trattare il caso con la massima serietà. Intanto, la borsa di Riad ha subìto un calo spaventoso (fino al 7%), molte multinazionali importanti e mass media si stanno allontanando dal Golfo, tanto che USA e Regno Unito stanno pensando di boicottare l’appuntamento di “Davos nel deserto”, il summit della finanza e dell’economia. Ieri, alcune testate hanno ripostato la notizia secondo cui l’Arabia volesse dichiarare che il giornalista fosse stato ucciso “per errore”.
Poca diplomazia, molta tensione, in quest’area di mondo già segnata da molti conflitti, tra cui quello nel vicino Yemen, poco considerato dall’informazione internazionale. Solo quattro giorni fa la coalizione guidata dall’Arabia saudita ha bombardato un convoglio di minibus, sul Mar Rosso, mettendo fine la vita di 15 persone. Sette anni di guerra civile e di intervento militare straniero, voluto dal principe Mohammed bin Salman, lo stesso pesonaggio che avrebbe ordinato la morte di Khashoggi.