“Imprese e diritti umani”. Nuovi orizzonti
di Cecilia Grillo
Come abbiamo già precedentemente sottolineato, a fronte delle crescenti preoccupazioni sia a livello nazionale che internazionale rispetto alle problematiche di natura socio-economica che incidono con un forte impatto sul nostro pianeta, principi di RSI sono stati predisposti per rilanciare la competitività dell’economia europea a livello globale.
Le tematiche di maggior impatto che meritano attenzione e protezione da parte delle imprese e prevedono l’attuazione di politiche di due diligence comprendono, fra le altre, la tutela dei diritti umani, una corretta organizzazione aziendale, il rispetto delle normative in tema di diritto del lavoro e condizioni lavorative, protezione ambientale, adozione di metodi di gestione equi, tutela dei consumatori, coinvolgimento, tutela e sviluppo di comunità locali, etc.
Tutte tali pratiche possono essere considerate come rientranti nella politica di due diligence di un’impresa e facenti parte di quei principi di RSI (Responsabilità sociale di impresa) che rendono l’attività di una società economicamente / socialmente / ambientalmente sotenibile.
Vorrei oggi occuparmi con voi, fra i maggiori settori di interesse e di applicazione dei principi di RSI, di quello specifico relativo alla protezione e tutela dei diritti umani, soffermandomi su quelle che sono le possibili azioni che un’impresa può intraprendere per sviluppare modelli di gestione socialmente responsabili.
Secondo quanto disposto dall’articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.
I diritti umani vengono definiti dalle Nazioni Unite come “i diritti inerenti a tutti gli esseri umani, indipendentemente da razza, sesso, nazionalità, etnia, lingua, religione o qualsiasi altro status. I diritti umani includono il diritto alla vita e alla libertà, la libertà dalla schiavitù e dalla tortura, la libertà di opinione e di espressione, il diritto al lavoro e all’istruzione e molti altri. Tutti gli esseri viventi hanno diritto a questi diritti, senza discriminazioni”.
Nel 2005, il Rappresentante Speciale dell’ONU John Ruggie ha condotto una valutazione relativa al rapporto fra attività delle imprese e impatto sui diritti umani e nel 2011 ha elaborato il “Protect, Respect and Remedy’ Framework” al fine di facilitarne la comprensione e di creare una piattaforma comune per realizzare quanto in esso previsto e ha redatto i Guiding Principles on Business and Human Rights (Guiding Principles), attraverso i quali vengono indicati gli strumenti ‘operativi’ di attuazione del Framework.
Il recente “Commentary to the Norms on the Responsibilities of Transnational Corporations and Other Business Enterprises with Regard to Human Rights” specifica che è complice chi è o avrebbe dovuto essere a conoscenza (were aware or ought to have been aware) del supporto fornito alla commissione dell’illecito. Vige in questo modo una presunzione di conoscenza che amplia notevolmente la responsabilità delle imprese, che non possono più limitarsi a provare di non aver avuto conoscenza della condotta illegale, ma dovranno invece dimostrare che tale conoscenza non rientrava nelle loro competenze specifiche, nei loro doveri o addirittura nelle competenze professionali richieste per condurre l’attività loro affidata nell’ambito dell’impresa.
Secondo quanto disposto dalle OECD Guidelines for Multinational Enterprisesin tema di Human Rights infatti gli Stati hanno il dovere di proteggere i diritti umani. Le imprese dovrebbero, nel rispetto della normativa internazionale, tutelare i diritti umani riconosciuti, gli obblighi internazionali in materia di diritti umani dei Paesi in cui operano nonché le leggi e i regolamenti nazionali pertinenti attraverso le seguenti azioni:
1. rispettare i diritti umani e rendersi responsabili degli impatti negativi sui diritti umani da loro violati;
2. nel contesto delle proprie attività, evitare di causare o contribuire a impatti negativi sui diritti umani e trovare soluzioni in relazione a tali impatti quando si verificano;
3. cercare metodi per prevenire o attenuare gli impatti negativi sui diritti umani direttamente collegati alla propria attività o alle proprie operazioni d’impresa, o i prodotti o servizi a questi legati da una relazione commerciale;
4. assumere un impegno politico per rispettare i diritti umani;
5. effettuare operazioni didue diligence in materia di diritti umani in base alle dimensioni, alla natura e al contesto delle operazioni e la gravità dei rischi di impatti negativi sui diritti umani;
6. fornire o cooperare attraverso processi legittimi nella riparazione di eventuali illeciti che hanno portato alla violazione di diritti umani.
Fra le azioni consigliate volte ad aiutare l’impresa nell’attività di identificazione degli impatti sui diritti umani in relazione alle sue attività commerciali (cosiddetta pratica della “due diligence“) sono ricomprese: l’accoglimento dei reclami, attraverso l’identificazione, ad esempio, di meccanismi equi per affrontare le lamentele in materia di diritti umani, se e quando vengono sollevate da dipendenti e da altri stakeholder.
Di notevole impatto è anche l’identificazione di gruppi vulnerabili nella società e il tentativo di stabilire meccanismi per garantire che l’impresa non discrimini tali gruppi o che compia azioni a proprio vantaggio a discapito di questi ultimi. I gruppi vulnerabili in una particolare società possono includere donne, persone con disabilità, bambini, popoli indigeni, lavoratori migranti e le loro famiglie; ciò che può contribuire a rendere le persone vulnerabili sono anche caratteristiche differenti di razza, colore, età, stato coniugale e relazioni familiari, lingua, religione, opinione politica o di altro tipo, nazionalità, origine etnica o sociale e condizioni di salute.
Le imprese devono anche essere in grado di mettere in atto schemi di protezione in presenza delle cosiddette “situazioni di rischio” rispetto ai diritti umani, situazioni quali: conflitto o instabilità politica; povertà, siccità o disastri naturali; coinvolgimento in attività estrattive o altre attività che potrebbero influire in modo significativo; risorse naturali (acqua, foreste, terra, atmosfera) o perturbare le comunità; operare vicino a comunità di popoli indigeni, in modo da poter modificare le naturali pratiche ambientali e di uso del suolo da cui dipendono per la sopravvivenza, attività che riguardano o coinvolgono bambini, l’aspettativa diffusa è infatti che sia necessario pagare tangenti o mazzette per poter condurre le proprie attività (corruzione); etc.
Per coloro che operano in una o in tutte tali condizioni, è importante considerare potenziali impatti sui diritti umani e svolgere un’attività di pianificazione economico-legale.
E’ necessario in aggiunta che l’impresa si impegni al fine di trattare equamente e offrire pari opportunità ai propri dipendenti, partner commerciali, clienti, stakeholders, shareholders, etc. e, al fine di mettere in moto meccanismi di RSI anche attuare corsi di formazione per imprenditrici e imprenditori, per responsabili delle risorse umane, per responsabili di acquisti e di manager in relazione alle condotte necessarie per svolgere attività relative all’impresa responsabile, responsabilità sociale d’impresa, rispetto dei diritti umani, parità di genere e nell’ottica dell’applicazione della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo.