Il discorso di Domenico (Mimmo) LUCANO a Milano, 30 ottobre 2018
Lo scorso 30 ottobre, Domenico Lucano è stato ospite presso la Sala Alessi del Municipio di Milano: una sala gremita di folla, attenta e partecipe.
Ecco il suo intervento.
E qui potete ascoltare le parole di tutti gli altri relatori:
Sono emozionato, non immaginavo un abbraccio così pieno di calore, non so come ringraziarvi, sicuramente sono momenti che resteranno indelebili nel ricordo. Voglio ringraziarvi uno per uno, il sindaco, il consigliere e tutte le persone presenti. Grazie, prima di tutto per l’affetto, per questo abbraccio di umanità, certamente voi volete sapere, conoscere, capire. Sicuramente non avrei mai immaginato che un piccolo comune di 1500/1600 abitanti, sarebbe stato al centro di un evento così coinvolgente a Milano, una delle capitali europee.
Questo però ci dà una responsabilità, una gratificazione e la consapevolezza di non essere soli e che spesso la propaganda non corrisponde alla realtà. In questi ultimi periodi, la propaganda e alcuni sondaggi sembrano fatti apposta per dire che si deve insistere sulla disumanizzazione della società. La consapevolezza più grande che ho quando in questi ultimi periodi dove, nel bene e nel male siamo diventati “famosi” e non era certamente questo uno dei nostri obiettivi, tutto è capitato in maniera così casuale una cosa dietro l’altra, è la grande fame di umanità. Non è vero che dobbiamo assistere in maniera passiva ad accettare che questa società ci porti verso la barbarie, verso la disumanizzazione, allora noi non siamo altro che na piccola cosa, una piccola storia che trasmette questo messaggio che noi tutti vogliamo il rispetto dei diritti umani, della dignità degli essere umani. Al di là delle diversità, delle provenienze al di là di tutto ogni essere umano è un panorama che non ha uguali, ognuno, ogni persona singolarmente.
Io non ho fatto altro che rimanere normale. La cosa più sconvolgente è che non c’è bisogno di nulla per fare quello che ho fatto io. Le cose sono capitate quando non ero nemmeno sindaco, più di vent’anni fa …uno sbarco, la spiaggia, l’arrivo delle persone in fuga dalle guerre per un sogno di liberazione, di pace, persone che non possono nemmeno parlare la loro lingua perché sono arrestate dalla polizia turca, persone che vogliono capire come immaginare un futuro possibile fatto soprattutto di pace. Così nasce la storia di Riace, la mattina all’alba un veliero, la spiaggia, le case abbandonate del centro storico perché i nostri concittadini hanno intrapreso oltre oceano lasciando vuoto in questo modo tutto il centro storico. Case abbondonate, io non ero sindaco e mi ricordo che non avevamo nemmeno la possibilità economica per ripristinare gli impianti elettrici delle case, per fare i contratti con l’Enel, abbiamo allora comprato le candele di cera e alla sera si vedeva questa luce fioca che usciva dalle case che di nuovo erano tornate a vivere. Gli emigrati avevano abbandonato queste case e nuovi emigranti erano arrivati, è un disegno circolare del destino, poco cambia se hanno il volto più scuro o se si vestono in maniera differente, sono uguali sono esseri umani allo stesso livello. Questo è stato un processo fantastico, Riace appartiene alle cosiddette aree interne della Calabria che hanno vissuto questi processi di spopolamento, di declino demografico, di abbandono, di rassegnazione sociale, di condizionamenti da parte della criminalità organizzata la cui voce è quella che più si sente e spesso lo stato è complice di questo. Complice di questo silenzio, di questo far sentire un unica voce. Mano a mano che la storia ha cominciato a strutturarsi, con la presenza sempre più numerosa, perché nel 2001avevamo aderito a quel programma che si chiamava programma nazionale asilo e con Riace che stava sempre più diventando una società multietnica, addirittura interessava i cosiddetti turisti solidali. Turisti che non erano mai venuti per i bronzi di Riace, queste due state della Magna Grecia che sono state ritrovate nel nostro mare molti anni fa e che dovevano far decollare il turismo sul modello di Rimini, Riccione ma che così non è stato perché i bronzi sono nel museo di Reggio Calabria, ora venivano per la società multietnica che Riace stava diventando. Per la curiosità di capire come mai un piccolo comune che non ha nulla per mandare avanti la propria comunità si apre comunque all’accoglienza in maniera spontanea, questo ha incuriosito chi ha fame di umanità, chi vuole un mondo fatto senza barriere, di un mondo in cui tutte le persone hanno gli stessi diritti, gli stessi doveri. Non ci vuole molto e addirittura la presenza di queste persone ha contribuito a far rinascere Riace. Voi dovete considerare che la popolazione di Riace è come quella di un quartiere di Milano, siamo 1500 abitanti e addirittura nella parte del centro storico dove anch’io abito, abitavo perché adesso non posso andare a Riace, siamo 600 abitanti giusto 300 cittadini riacesi autoctoni così ci chiamiamo-io vorrei una società dove nessuno si può dire autoctono- e 300 cittadini immigrati che provengono da almeno venti nazionalità. Abbiamo fatto l’asilo nido multietnico, ovviamente abbiamo anche i progetti di supporto SPRAR, i progetti con le prefetture, poi un ambulatorio medico in un periodo in cui la sanità è un problema molto sentito in Calabria, ma credo in tutta Italia è nato un ambulatorio medico gratuito che è servito per i rifugiati ma anche per le persone del luogo. Abbiamo recuperato la scuola, la pluriclasse che abbiamo è una cosa fantastica, quando venivano a visitare quest’esperienza aprivamo la porta per entrare in quest’aula e c’era una sensazione incredibile come se si fosse aperta una finestra sul mondo. Bambini di tutte le nazionalità e tra di loro non c’è mai nessun pregiudizio per il colore della pelle, non lo avvertono siamo. Sono veramente convinto che l’accoglienza si riconduce all’essenza stessa della calabresità, permettetemi questa considerazione perché il mio amico antropologo dice che l’antropologia dei luoghi è fondamentale, è questo che ha permesso che questo fenomeno nascesse in una maniera spontanea. A Riace poteva esserci questa storia perché c’è anche la fierezza d’incontrare un’altra persona, non lo dico in senso retorico o come luogo comune, l’accoglienza è un contro con un altro essere umano come te e io credo che ognuno deve essere fiero quando incontra un’altra persona, non avere pregiudizi o secondi fini. Quando succede invece il contrario, quando l’incontro diventa un problema, suscita paura allora io dico che probabilmente c’è un disturbo del comportamento, si ha paura di sé stessi. Vi pare una cosa normale disprezzare gli esseri umani? Provare odio per il colore della pelle? Essere razzisti, essere fascisti non è una cosa normale se dobbiamo dire le cose come stanno, ed è incredibile il consenso che invece hanno. Siamo sempre stati abituati e con questo faccio riferimento al mio pensiero politico a essere minoranza elettorali tuttavia come anima, come pensiero non lo siamo.
A Riace è capitato che il partito a cui sono stato più legato come ideali che si chiamava Democrazia Proletaria prese alle elezioni solo due voti, uno era il mio e nessuno avrebbe allora immaginato che io sarei diventato sindaco di Riace. Anche come sindaco non ho fatto altro che essere coerente con i miei ideali, il sogno di una società che rincorriamo, magari che non realizzeremo però questo sogno ci serve sempre per continuare a camminare, a rincorrerlo e nel rincorrerlo ci sono le cose che ti danno spinta, coraggio. Queste sono le cose che motivazioni miei interiori ma anche del territorio che hanno fatto nascere questo paese accogliente nella Calabria Ionica. In questa serata così come in altri miei interventi pubblici relativamente agli aspetti giudiziari di questi ultimi due anni e quindi non iniziati con questo governo ma anche prima, non voglio che far passare l’idea di essere dei perseguitati politici, per nulla. E’ giusto che la magistratura faccia il suo lavoro, qualsiasi persona può avere sbagliato o non rispettato la legge e io sono contento che la magistratura vada fino in fondo per portare chiarezza e per definire da quale parte sta la giustizia. Guardate però che spesso la giustizia è spesso una cosa molto più profonda mentre la legalità è legata invece, almeno alcune volte, a mantenere un privilegio e allora capitano le cose più impensabili.
Sono stato arrestato per aver affidato la gestione della raccolta differenziata a due cooperative sociali del luogo, una si chiama Aquilone l’altra Ecoriace. Aquilone è formata dalle persone più deboli di Riace e con due ragazzi rifugiati un ragazzo del Benin e l’altro Daniel del Ghana e il sistema porta a porta aveva favorito la nascita di un rapporto molto bello tra loro e i cittadini. Io definisco il nostro sistema di raccolta una democrazia ecologica, dove tutti, anche le persone più anziane del luogo venivano istruite attraverso i colori delle buste.
La contestazione che ha portato al mio arresto riguardava il fatto che avremmo fatto un affidamento diretto, tuttavia non è stato tanto questo quanto il fatto che le due cooperative non fossero iscritte all’albo regionale delle cooperative e cosa paradossale, ribadita anche dal mio avvocato, quest’albo di fatto non c’è. Una cosa assurda mentre l’altro reato che mi è stato contestato è il favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Su questo punto vorrei aprire una parentesi sulle responsabilità politiche, si è detto che avrei fatto matrimoni mentre in realtà ne ho fatto solo uno e preciso che siè trattato di un matrimonio regolarissimo tra una ragazza nigeriana e una persone di Riace, quando mi hanno intercettato io stavo scherzando di altre cose e invece mi hanno preso alla lettera.
Voglio ritornare alle responsabilità politiche perché in quel periodo il governo e il ministro degli interni allora in carica era impegnatissimo in Libia con i capi clan di un paese senza governo e che non rispetta i diritti umani a fare contratti. Vi assicuro che a Riace c’è una percezione molto alta di quello che succede fuori proprio perché il numero dei rifugiati è altissimo e ci chiedevano che cosa stesse succedendo all’Italia: “ci stanno chiudendo nei campi di concentramento, non ci portano da mangiare, ci lasciano morire. Ma il governo si proccupava solo di dire che il numero delle persone che sbarcavano in Italia era diminuito e questo probabilmente con il fine di intercettare il consenso elettorale. Questi sono crimini contro l’umanità! Io ho fatto un matrimonio ma ricordiamoci che in quel periodo veniva sospeso il diritto di appello, riducendo così da tre a due i gradi di giudizio per i richiedenti asilo violentando il diritto costituzionale perché non è corretto fare differenze tra esseri umani. Tantissime ragazze nigeriano i cui ricorsi contro il diniego delle commissioni avevano avuto esito negativo, stavano cercando tutti i modi per non ritornare nuovamente nei bassifondi da cui provenivano. Fanno questi viaggi per cambiare la loro vita, si impegnano anche economicamente e a volte finiscono sulla strada.
Voglio ricordare in particolare una di queste ragazze, lei non aveva pensato di trovare qualcuno da sposare per poter ottenere il permesso di soggiorno, si è rassegnata e così dopo due anni di permanenza a Riace all’interno di un progetto CAS, in silenzio lei è venuta in municipio il 22 dicembre del 2017 perché voleva rinnovare la carta d’identità che aveva perso e io come sindaco in base alla legge sono anche il responsabile dell’ufficio amministrativo del comune perché è un comune sotto i 3000 abitanti, e quella carta d’identità glielo fatta io subito, senza esitazioni e sono orgoglioso di avergliela fatta.
Questa ragazza doppia diniegata (nel frattempo il progetto CAS era stato chiuso perché da due anni non ci stavano pagando, ci stavano creando delle condizioni invivibili e i rapporti con le istituzioni superiori stranamente erano tutti diventati oppressivi per Riace), trova come unica soluzione ai suoi problemi il lager di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro dove si vive in capanne, senz’acqua, senza luce, senza servizi igienico sanitari. La sera del 28 gennaio del 2018 assieme a una sua amica accende un fuoco per riscaldarsi dal freddo e la capanna brucia e Becky muore, bruciata viva nell’inferno si San Ferdinando. Le autorità sono arrivate solo giorni dopo per fare la passerella ma Becky ha pagato con la propria vita, era venuta da noi per vivere, per immaginare un futuro migliore e invece ha trovato la morte. Allora io sono veramente orgoglioso di averle fatto la sua ultima carta d’identità, un carta a cui lei teneva tanto perché come tutti gli esseri umani anche lei voleva un documento per essere riconosciuta nella sua dignità umana.
Quella carta d’identità non si è bruciata, l’hanno raccolta e su quella carta c’era la mia firma!
Il clima di odio, che è il prodotto di quest’ultimo governo, addirittura di legittima difesa che ha portato nella Piana di Gioia Tauro, dominata da alcune famiglia mafiose che controllano tutto l ciclo del lavoro attraverso il caporalato e dove se qualcuno protesta viene seppellito anche vivo dove si vive senza diritti , all’uccisione di un ragazzo Soumayla Sacko diventato sindacalista proprio per difendere le persone di colore. L’ha ammazzato questo clima di odio, lui stava rubando delle stupidaggini.
Vi ho voluto raccontare queste cose perchè in quel periodo sono nate le storie dei matrimoni e mi hanno arrestato anche per questo.
Meglio aver cercato in qualche modo di ver salvato anche una sola persona da questi drammi piuttosto che aver contribuito a quello che aveva fatto sia il governo precedente che quello attuale.
Vi ho spigato da un punto di vista giudiziario questa storia anche perché Riace oggi si sta indebolendo, molte persone se ne stanno andando via e spero che si riesca a continuare perché questa piccola comunità era ormai organizzata in un modo che questo intreccio, questa mescolanza di persone, era diventata l’elemento di richiamo anche per il turismo solidale che noi abbiamo definito turismo dell’accoglienza. Non sono vere tutte queste storie di invasione, di emergenza che vengono raccontate. L’emergenza c’è ma è dentro di noi perché non abbiamo più la capacità di sentire, stiamo perdendo la sensibilità umana.
Quando il cuore diventa arido quella è la vera emergenza, quando le persone ci danno fastidio, quando prevale ciò che io definisco “sindrome da fastidio dagli esseri umani” è la fine della società. Nella realtà di questa piccolo comune, questa piccola comunità situata in una delle aree più difficili d’Italia, quando arrivano le persone scalze, disperate dopo questi lunghi viaggi e ci sono stati tantissimi sbarchi sulla spiaggia di Riace, incontrano altre persone disperate come siamo noi e invece di gridare, in altre parti d’Italia con possibilità a volte più alte delle nostre ci sono state rivolte della popolazione locale per accogliere solo otto rifugiati, e questo ha fatto nascere un’idea di riscatto sociale, economico ma soprattutto di riscatto umano.
E se questo è stato possibile a Riace questo significa che è possibile ovunque e questo, come diceva prima il consigliere comunale, a chi fa paura? Perché un ministro del governo si interessa così tanto di un piccolo comune, di un sindaco diventato sindaco quasi per caso, perché non vuole che parliamo quando ci invitano nelle occasioni pubbliche, in tv perché non vogliono mandare inonda una fiction girata a Riace? Non ci vuole molto per capirlo, semplicemente perché questo messaggio non deve essere divulgato, non deve arrivare perché dimostra che un’altra umanità è possibile!