Si è svolta lunedì 10 dicembre alle 10:30 a Roma (presso “Church Village Park Hotel”, via di Torre Rossa 94), nel 70° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti umani, la conferenza stampa di presentazione della nuova ricerca sui conflitti nel mondo dal titolo “Il peso delle armi” *.
Il Rapporto, giunto alla sua 6a edizione, continua un lavoro di ricerca avviato fin dal 2001 sui conflitti “dimenticati”, ossia lontani dai riflettori dei grandi media internazionali, ed è stato realizzato in collaborazione con “Avvenire“, “Famiglia Cristiana” e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR).
Il tema dell’edizione 2018 è quello delle armi e degli armamenti, affrontato da diversi punti di vista: la produzione e il commercio delle armi, il loro peso nel determinare i conflitti, il valore e il significato culturale delle armi nella cultura contemporanea, con particolare riguardo al mondo della comunicazione e della stampa, nonchè il grado di consapevolezza dei giovani e degli adulti. Come si legge nel Rapporto, nel corso del 2017 i conflitti nel mondo sono stati 378. Di questi, sono 20 le guerre ad elevata intensità.
Il volume riporta anche i risultati di un sondaggio demoscopico SWG condotto sulla popolazione italiana e gli esiti di due rilevazioni statistiche, effettuate con la collaborazione del MIUR su un campione di studenti delle scuole medie inferiori: 1.783 studenti di 45 istituti scolastici, a cui si è affiancato un gruppo di oltre trecento giovani dell’Agesci impegnati nello scoutismo. Molti gli spunti di riflessione che emergono. Secondo il sondaggio SWG metà degli intervistati (60% tra i giovani), sarebbe favorevole a limitare la produzione italiana di armi, evitando soprattutto di esportare armi laddove c’è guerra. Dalla rilevazione tra gli studenti risulta inoltre che la grande maggioranza dei ragazzi considera la guerra come un “elemento evitabile”, da superare attraverso il progresso culturale. Inoltre solo il 13% non ritiene giusto accogliere le persone che lasciano la propria terra, in fuga dalla guerra.