Venezuela. Abbiamo un presidente
di Tini Codazzi
Si chiama Juan Guaidó. Lo scorso 23 gennaio, data molto importante per la storia del Venezuela (in questo giorno nel 1958 ci fu un “golpe de estado” per rovesciare la allora dittatura militare di Marcos Pérez Jiménez), davanti a migliaia e migliaia di venezuelani ha fatto giuramento come presidente ad interim del Venezuela, in un enorme assemblea cittadina allestita in una piazza della capitale. Obiettivo: portare il paese ad un momento di transizione per poi chiamare ad elezioni libere e democratiche e aprire il canale umanitario.
Questo è un passo avanti molto importante per il paese. Molti funzionari di polizia e militari in diverse località della nazione si sono uniti al popolo, invece di aggredirli come di solito succedeva durante le proteste, si sono aggiunti per accompagnare i cittadini comuni. Una grande cosa, un segnale che qualcosa veramente e finalmente sta succedendo all’interno delle forze dell’ordine e all’interno dell’armata, che sempre è stata a fianco dell’usurpatore-dittatore. Ebbene, non più. Immediatamente sono arrivate le dichiarazioni del governo degli Stati Uniti riconoscendo Guaidó presidente e l’effetto domino si è fatto sentire subito: Paraguay, Argentina, Canada, Colombia, Peru, Costa Rica, Brasile, Cile, Giappone, Kosovo, Ecuador, ONU, Francia, Gran Bretagna, Germania, Guatemala, hanno fatto la stessa cosa. Aspettiamo ancora una risposta più decisa e positiva dall’UE.
Come risposta, Maduro ha dato un ultimatum al governo statunitense, il personale dell’Ambasciata dovrebbe lasciare territorio venezuelano entro le 72 ore. Oggi, mentre questo articolo sta uscendo dovrebbe scadere il tempo. Russia e Cina si sono schierate con Maduro. Cosa succederà?
Il giorno 23, il popolo ha camminato durante ore per le strade delle principali città del paese e dopo il giuramento di Guaidó, sono iniziati i problemi. Gruppi di comandos di paramilitari armati e gestiti dall’usurpatore hanno fatto irruzione in modo violento in certe zone del paese con il seguente risultato: 364 detenuti, più di 70 feriti, 3 saccheggi a negozi, 4 incursioni nelle proprietà private, 32 fatti di repressione selvaggia, 34 denunce per abuso di potere, 13 denunce per uso di arma da fuoco, 26 persone assassinate all’interno delle manifestazioni tra il 22 e il 24 gennaio. Queste cifre vengono fornite e aggiornate dal “Foro Penal“ e dall’ “Observatorio Venezolano de Conflictividad Social”. Non ci aspettavamo un comportamento civile, democratico e degno da parte di questi personaggi.
In due giorni, il presidente Guaidó si è già messo al lavoro per intraprendere il cammino verso l’uscita della crisi, in primis, come aveva promesso, ha chiesto di aprire il canale umanitario. Stati Uniti ha risposto subito, aiuterà il paese con 20 milioni di $. Ha confermato che l’obiettivo è mandare via l’usurpatore, fare un governo di transizione e indire elezioni libere e democratiche. Il prossimo passo è approvare in parlamento una legge di amnistia, vi saprò dire più avanti di cosa si tratta. Insomma, fermare la persecuzione e l’odio per poter iniziare a lavorare seriamente per il paese. Ha chiesto al popolo venezuelano di fare uno sforzo ed essere disposti a perdonare. Tanto di cappello.
Bisogna fare una precisazione importante. Vorrei chiarire il termine autoproclamato la stampa nazionale ed internazionale dichiara a proposito del presidente incaricato del Venezuela Juan Guaidó. Non si è autoproclamato presidente. Juan Guaidó è stato eletto dall’Assemblea Nazionale, ovvero dal Parlamento venezuelano, l’unico organismo governativo autonomo e regolarmente eletto nella nazione. Nel 2016, il Consiglio Elettorale Nazionale (CNE) ha annullato un referendum revocatorio organizzato secondo le modalità costituzionali e dove ha perso il quesito di Nicolas Maduro che chiedeva se il popolo voleva un altro suo periodo presidenziale. Nel 2017, la magistratura ha delegittimato l’Assemblea Nazionale, per poi tornare sui suoi passi grazie al duro responso internazionale, anche nel 2017, quando attraverso la magistratura Maduro ha sostituito l’Assemblea Nazionale con l’Assemblea Costituente, senza fare un referendum popolare come lo richiede la Costituzione, e poi ha indetto le elezioni anticipate, ha nuovamente sorpassato l’Assemblea Nazionale e ignorato e violato le leggi della Costituzione. Ergo, l’Assemblea Costituente è illegale e le elezioni pure. In assenza di una reale divisione dei poteri e davanti al mancato rispetto dei requisiti minimi per le elezioni libere ed attendibili (riscontrati da l’UE, l’OHCHR, il gruppo di Lima e l’OSA), la seconda rielezione di Nicolas Maduro è illegittima. L’ex Presidente Nicolas Maduro ha terminato il suo mandato il 10 gennaio 2019 e, in presenza del vuoto legislativo creatosi, Juan Guaidó ha prestato giuramento davanti al popolo (sovrano) al fine di indire nuove elezioni. Quindi, non si è autoproclamato, ha fatto quello che dice la Costituzione nel momento in cui, in mancanza di un presidente, lui è la figura con la più alta autorità del paese.
Juan Guaidó è a tutti gli effetti il presidente incaricato del Venezuela.