Giuseppe Piraino: l’imprenditore che si è rifiutato di pagare il pizzo
Associazione per i Diritti umani ha intervistato, per voi, Giuseppe Piraino, un imprenditore siciliano che, recentemente, si è rifiutato di pagare il pizzo.
Ringraziamo di cuore Giuseppe Piraino per quest’intervista.
A cura di Alessandra Montesanto
Partiamo da dove vive e dalla sua professione.
Vivo a Palermo, ho una ditta edile da circa diciotto anni e mi occupo di edilizia commercaile, civile e pubblica.
Vuole racontarci la vicenda che l’ha vista coinvolta nella richiesta del pizzo da parte della criminalità organizzata?
Il nostro settore è bombardato da queste richieste perchè siamo particolarmente esposti con i ponteggi, attività di ristrutturazione, etc., in tutta la Sicilia.
Un giorno di metà luglio, il mio capocantiere mi dice che c’è una persona losca che chiede di me. E questo è accaduto più volte. Ho sempre lasciato perdere anche perchè questa persona pretendeva che fossi io a cecarla e a mettermi in contatto con lei. Da questo si evince come tutti conoscano questi personaggi perchè, se io fossi andato dal commerciante a fianco a chiedere di quella persona, avrebbe saputo da chi e dove mandarmi.
A settembre, dopo non aver ricevuto alcuna risposta da parte mia, il mafiosetto si è un po’ arrabbiato e ha deciso di andare al cantiere, urlando che dovevo “alzare il culo” e andare a cercarlo perchè la cosa poteva finire male; poi ha buttato tutti quanti fuori, interrompendo il lavoro dei miei operai. A quel punto mi sono arrabbiato, sono arrivato in loco e ho fatto ricominciare i lavori.
Il giorno dopo – certo che questa persona sarebbe tornata a minacciarmi -ho comprato una videocamera, l’ho nascosta e ho fatto la ripresa delle minacce. Sono andato da Confartigianato, di cui sono socio, e loro mi hanno dato appoggio assoluto. Mi sono recato, quindi, dai Carabinieri.
Il video è uscito pubblicamente a dicembre perchè le indagini erano in corso, ma le forze dell’ordine lo avevano già visionato a settembre e ci sono stati degli arresti.
Come si può convincere anche altri a denunciare?
Proprio qui è il problema: sono vicino a tutti quelli che hanno denunciato e lo stanno facendo, ma spesso vengono strumentalizzati dai centri anti-racket che hanno iniziato a fare politica, dalle istituzioni, e dai politici. Come cittadino mi aspetto chissà che cosa dai politici, ma il politico fa solo il suo mestiere…Io non mi aspetto nulla, tantomeno protezione. Quello che, paradossalmente, si deve fare è penalizzare chi paga il pizzo, perchè la Legge dice che si tratta di favoreggiamento; su 50 arresti, siamo stati in 8/9 a denunciare, di cui 7 lo hanno fatto solo perchè sono uscite le intercettazioni dei Carabinieri e, quindi, sono stati costretti a farlo per non passare nel penale. E’ stata quasi una denuncia costrittiva, ma non è così che si migliora il senso civico. Il senso civico nasce qualora tutti quanti prendono coscienza di dover fare fronte comune: a quel punto ci sarà il vero cambiamento. Uso sempre parole molto pesanti nei confronti di questi mafiosetti perchè non voglio avere paura, la paura è un ricatto.
Anche la scuola è importante per combattere la mentalità mafiosa…
Sono stato in alcune scuole e ho detto che è bellissimo essere sbirro e bruttissimo essere mafioso. Un conto è guardare il film “Il padrino” con tutti gli stereotipi culturali del siciliano, ma un altro è vivere nel 2018 e guardare in faccia la realtà: bellissimo è denunciare. Se non studiate – ho detto agli studenti – sarete disoccupati, avrete bisogno della raccomandazione per lavorare e finirete nelle maglie della mafia per guadagnare pochissimo, rischiando tutto. E’ questo che volete?
La sua famiglia la supporta?
Ho due figlie da un primo matrimonio e un’altra dal secondo. Tutti mi supportano, anche gli amici mi fanno i complimenti. Le mie figlie più grandi hanno avuto paura all’inizio, ma bisogna trasmettere serenità e fiducia.