“Stay human: Africa”. Epidemia di morbillo in Madagascar
di Veronica Tedeschi
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nei primi 6 mesi dell’anno passato, in Africa subsahariana sono morte 2516 persone a causa di malattie infettive che facilmente si sarebbero potute evitare.
Questo nuovo anno non inizia in maniera differente: il Madagascar, splendida isola verde al largo delle coste africane, in questi giorni ha patito una forte epidemia di morbillo, la più grave degli ultimi decenni, che conta circa 300 morti e 50.000 persone infette.
Antanarivo, la capitale, è forse la più colpita ma l’epidemia ha devastato tutte le regioni del paese e tutte le principali città.
Il virus del morbillo è altamente contagioso: si diffonde attraverso la tosse e gli starnuti e può vivere nell’aria dove una persona infetta tossisce o starnutisce per un massimo di due ore. Se qualcuno che non è immune dal virus respira l’aria o tocca una superficie infetta, può essere a sua volta infettato. I sintomi includono febbre alta, tosse, naso che cola e occhi rossi, insieme ad eruzioni cutanee rosse e macchiate su tutto il corpo.
In tutto il paese, tragedie private come questa stanno aumentando a causa della mancanza di copertura vaccinale. I funzionari della sanità ritengono che la copertura vaccinale malgascia sia stata inferiore al 50% all’inizio dell’epidemia a causa di un sistema sanitario debole e sottofinanziato e di una mancata consegna di immunizzazione di routine. In un paese con un livello sanitario basso come il Madagascar, per evitare una diffusione massiva della malattia, la copertura vaccinale dovrebbe essere stata pari al 95%.
Fa pensare che le televisioni nazionali italiane non ne abbiano parlato, soprattutto per sottolineare la problematica di come una malattia curabile e gestibile in Europa, possa provocare un numero di morti così elevato.
«Le misure di salute pubblica devono essere la massima priorità per i governi» ha spiegato Manuel Fontaine, Direttore facente funzione dell’UNICEF per Africa centrale e occidentale. «Vediamo bambini e famiglie che cadono preda di una malattia che sarebbe evitabile. OMS, governi e agenzie come la nostra stanno mettendo in atto una risposta di emergenza” prosegue il Direttore riferendosi alle tante malattie che colpiscono il paese, come, morbillo colera o febbre emorragica.
“Dobbiamo fare i necessari investimenti per fare sì che quando una madre disseta il suo bambino non debba chiedersi se quell’acqua lo ucciderà.»
Si additano i migranti provenienti da Stati in cui non è presente né guerra né carestia come fossero pionieri di un viaggio evitabile, non vitale. Fermiamoci a pensare cosa significa vivere un paese con 50.000 persone infette e avere decessi tra amici e parenti, a causa di una malattia che in Europa sarebbe facilmente sconfitta e non provocherebbe nessuna epidemia. Fermiamoci a ragionare su cosa può uccidere più della guerra, su cosa può spingere esseri umani che vivono in un paese socialmente pacifico a partire.
Fermiamoci a pensare cosa faremmo se i nostri figli iniziassero a morire di morbillo.