APPELLO PER L’ADESIONE
Da anni l’approccio ai cambiamenti della società in Europa ha assunto caratteristiche profondamente securitarie, al di là del “colore” dei governi, anche perché il sistema socio-economico imposto ha bisogno di un mondo a metà: ricchi da una parte e poveri dall’altra. Questo tipo di modello non può che generare conflitti sociali e militari, e di conseguenza costruire artificiosamente la domanda di sicurezza di cui si nutrono gli stessi governi neoliberisti, o le forze reazionarie e populiste. Muri, paure e repressione sono le risposte utili solo a nascondere la volontà di non creare giustizia sociale, l’unica cosa che permetterebbe la vera “sicurezza” per tutte e tutti.
In particolare, sul tema migrazioni, vengono utilizzati strumenti normativi emergenziali per affrontare un fenomeno invece strutturale, trasformando le persone in numeri o in problemi e privandole, di fatto, dell’identità stessa di essere umano portatore di diritti: il primo passo è quello di impedire ogni integrazione e regolarizzazione sul territorio. In Italia siamo nel pieno della seconda fase: quella della creazione di “irregolari” tra coloro che già erano integrati.
Contemporaneamente, la narrazione tossica dei grandi mezzi di comunicazione e delle stesse istituzioni si serve della distorsione di percezione dell’opinione pubblica per alimentare le proprie velleità securitarie e aumentare il disagio sociale, identificando la persona migrante come nemico sul quale poter scaricare più facilmente le colpe della dissoluzione dello stato sociale, che non si sa o non si vuole più mantenere.
Ed è così che, in questa ottica, l’annuncio dell’attuale governo italiano di voler accelerare la riapertura dei centri di detenzione amministrativa per stranieri – i CPR (Centri di Permanenza per i Rimpatri) – rivela ancora una volta la continuità di visione che ha connotato negli anni l’evolversi delle varie leggi in merito: i CPR della Minniti-Orlando (2017) trovano il loro antecedente nei CPT della Turco Napolitano (1998) e nei CIE della Bossi-Fini (2002).
E i CPR – ne siamo ben consapevoli – sono (solo) la punta di un iceberg, l’emblema, l’incarnazione dell’incubo del porto franco da ogni minima garanzia di diritti umani, civili e sociali: opporsi alla ricostruzione di questi luoghi significa rifiutare la logica securitaria che sottende alla loro realizzazione.
Sotto il simbolo MAI PIU’ LAGER! – NO AI CPR, al di là dello specifico tema della riapertura dei CPR, possono riconoscersi tutte e tutti coloro che credono nei valori costituzionali e vogliono impegnarsi per la difesa di principi basilari a cui attenta il decreto di Salvini, ora legge (che ha trovato la strada spianata dalle leggi dei governi precedenti). Perché non si tratta solo dei diritti delle persone migranti: con il pretesto della “sicurezza” si è cercato di rimettere in discussione principi e diritti anche di chi la cittadinanza italiana ce l’ha.
La rete MAI PIU’ LAGER! – NO AI CPR oggi vuole quindi crescere e relazionarsi con tutte le forme di mobilitazione e aggregazione che in questo paese stanno crescendo, intersecandosi con altri soggetti aventi gli stessi obiettivi. Propone azioni e rivendicazioni attraverso le quali ciascuno può impostare la propria attività di mobilitazione sul proprio territorio e nei propri ambiti di azione.
È tempo di decidere da che parte stare. Noi non stiamo dalla parte della legalità a tutti i costi: quando la legge diventa ingiusta, i costi – in termini di umanità e di affievolimento dei diritti – diventano insostenibili. Noi scegliamo di stare dalla parte dei diritti.
Il prossimo 16 febbraio scenderemo in piazza per una manifestazione che vogliamo di respiro nazionale, perché coloro che, insieme alla rete MAI PIU’ LAGER! – NO AI CPR, si assumono l’impegno a costruire una Resistenza quotidiana che rimetta al centro i diritti di tutte e tutti, lo proclamino quel giorno anche nelle piazze e nelle strade.
Scegli da che parte stare: per adesioni alla rete scrivi a noaicpr@gmail.com
Per le richieste e sollecitazioni ad istituzioni e società civile :
8 Marzo a Como con Non Una Di Meno