Migrazioni nel Mediterraneo. Dinamiche, identità e movimenti
di Alessandra Montesanto
I cambiamenti socio-politici, economico-culturali in Nord Africa e Medio Oriente per comprendere le motivazioni alla base dei flussi migratori verso l’Europa: tema centrale, questo, della nostra attualità e fulcro del saggio intitolato “Migrazioni nel Mediterraneo. Dinamiche, identità e movimenti” (per Franco Angeli editore) a cura di Giuseppe Acconcia e Michela Mercuri.
Uno studio che comprende la Turchia, l’Egitto, i campi profughi in Giordania e la Libia e che vede protagonista il Mediterraneo, quel mare nostrum, importante in Passato per gli scambi reciproci e le scoperte, divenuto oggi transito pericoloso di chi fugge da guerre civili, fame e soprusi, purtroppo tomba per troppe persone in cerca di un Futuro.
Nel testo si legge che in Egitto le comunità migranti siriane e palestinesi – che da poco hanno visto riconosciuto il loro diritto alla cittadinanza – subiscono un forte ostracismo come gruppi non desiderati in quanto finiscono per essere tacciati come sostenitori dell’ islamismo politico e, quindi, considerati terroristi. Per l’Egitto, inoltre, gli autori prendono in considerazione la differenza tra nazionalismo e populismo, concetti che dall’ambito politico finiscono con il contaminare i settori dell’economia, della giustizia sociale e della sicurezza, considerando anche le comunità di profughi siriani e palestinesi presenti sul territorio. Per quanto riguarda la Siria, ad esempio, si ricorda che, durante il governo del principe Faysal – in un preciso periodo storico – stava emergendo una società civile consapevole che chiedeva la trasparenza delle istituzioni statali.
Dagli anni ’90, con il cambio di rotta della politica Estera di Gheddafi, molti cittadini dell’Africa sub-sahariana iniziano a emigrare verso la Libia, facendo passare l’intento panarabista del colonnello a quello panafricano per il contenimento del neocolonialismo nel suo disegno anti-imperialista, soprattutto rispetto a Israele. Dopo le rivolte del 2011 alcune tribù, come quella dei Tuareg, cercano di far pressione sul nuovo governo libico per veder riconosciuti i diritti fino ad allora mai ottenuti con conseguenti lotte interne che hanno, però, radici storiche profonde per la conquista del territorio caratterizzato dal caos e dalla mancanza di uno Stato vero e proprio. Interessante è scoprire quale sia la risposta alla domanda del paragrafo: Lo scenario attuale. Semplici trafficanti o possibili alleati?
Molti sono gli autori che arricchiscono questo lavoro di Storia Moderna e Contemporanea:
Lorenza Perini, dell’Università di Padova, affronta il tema del “displacement”, ovvero dello spostamento spaesante di persone costrette ad essere trasferite, dislocate e lo fa attraverso un’analisi nel campo profughi di Zaatari, in Giordania, lavorando in particolare con le donne e il loro potenziale per lo Sviluppo.
Alberto Gasparetto si occupa dell’identità curda nell’era del governo dell’Ak Parti a cui aggiunge un’indagine sul fenomeno migratorio in Turchia, sui profughi siriani e sullo ius sanguinis.
Nella seconda parte del libro si parla di Europa. Marco Omizzolo, da molto impegnato nella lotta al caporalato, con Pina Sodano – dell’Universita degli Studi Roma Tre – prende in esame il fenomeno della clandestinizzazione del migrante, vista come una “costruzione” istituzionale e normativa derivante dal processo di formazione di metaconfini e di mitilirazzazione di aree (il riferimento è allo Spazio Schengen).
Insomma: un volume urgente, preciso che vede la prefazione del Prof. Massimo Campanini, per addentrarsi nei mutamenti in atto in una parte del mondo in continua trasformazione, poco pacifica; un testo che induce a mettere in discussione le nostre certezze, spesso condizionate da slogan propagandistici e da una stampa superficiale o di parte.