Border, creature di confine: quando i “mostri” hanno un animo gentile
Lo scorso 28 marzo è uscito nelle sale italiane un film originale, strano quasi come i suoi protagonisti: Border, creature di confine.
Tina è brutta, sembra un essere primitivo; lavora come doganiera e ha un olfatto straordinario, tanto che riesce a percepire anche i sentimenti della vergogna, della paura e della colpa. Un giorno incontra Vore, altro personaggio particolare di cui avverte qualcosa e sarà quel “qualcosa” ad avvicinarli e a stravolgere l’esistenza della donna-bambina. Sì, perchè Tina è una donna di circa quarant’anni, con l’animo puro di una bambina, incapace di capire perchè si sente, o la facciano sentire, diversa. “Diversa”, forse, da tutti coloro che vede avvicinarsi alla dogana a loro volta, estranei, stranieri per qualcun altro.
Una scena di sesso tra lei e Vore, potente e tenera allo stesso tempo, segna la cifra stilistica scelta dal regista Ali Abbasi, iraniano di nascita che vive in Danimarca, che sceglie un racconto dello scrittore svedese John Ajvide Lindqvist da sempre attratto dalle figure misteriose, fuori dal comune.
Tina e Vore sono due adulti, outsider, in cerca di una identità che non per forza deve essere omologata. Due persone che riescono ancora a tenere in equilibrio fragilità e forza, istinto e dolcezza: risultano più complete, quindi, di molti di noi, alienati e appiattiti da una società che si crede civilizzata, quando invece sta perdendo umanità, ad ogni passo.