Razzismo e privilegio della bianchezza. Rifestival, Bologna 2019
Associazione Per i Diritti umani ha partecipato, anche quest’anno, al Rifestival di Bologna, organizzato dalla Rete degli studenti ( 11-14 aprile 2019) che ha avuto come titolo “POTERE. Un altro mondo è possibile?”. Pubblichiamo, per voi, gli spunti di riflessione veicolati dagli ospiti-relatori di alcune conferenze che hanno arricchito il fittissimo programma del festival.
A cura di Alessandra Montesanto
RAZZISMO E PRIVILEGIO DELLA BIANCHEZZA
con Valeria Ribeiro Corossacz e Tatiana Petrovich Njegosh
Valeria Ribeiro Corossacz
Cosa intendiamo on il termine “bianchezza” e cos’è il suo studio: è una spetto nodale per lo studio del razzismo.
La bianchezza è una categoria sociale, è un oggetto proprio di una società razzista perchè le persone hanno un colore solo all’interno di una ideologia razziale e il razzismo è un rapporto sociale che produce contestualmente i due gruppi sociali mutevoli dei “neri” e dei “bianchi”, frutto del colonialismo e della tratta transafricana degli schiavi. Il razzismo, quindi, è databile, fa parte di alcuni momenti della Storia dell’umanità e mentre i bianchi godono di privilegi (anche se con differenze), i neri patiscono gli effetti del razzismo.
Il termine “bianchezza” non è ancora molto emerso nel linguaggio, ma inizia ad essere presente nei movimenti dell’attivismo, come ad esempio in quelli femministi in cui è presente come elemento sessista; lo studio della bianchezza nasce in America latina, Stati Uniti e Inghilterra, negli anni ’90, ovvero nei Paesi maggiormente colpiti dal fenomeno della tratta di esseri umani, in un contesto di lotta al razzismo (vedi il femminismo nero negli USA) e usano il termine per nominare questa nuova forma di discriminazione che va oltre la violenza fisica o verbale. Da parte delle femministe bianche, infatti, mancava la consapevolezza di quanto fossero immerse nell’ideologia razzista (riprendendo il pensiero di Angela Davis).
Il razzismo è una RELAZIONE perchè se c’è qualcuno che gode di privilegi, automaticamente c’è qualcun altro che avrà degli svantaggi. Non è sufficiente, però, avere la carnagione chiara per essere bianchi: in molte società la bianchezza deriva dall’avere origini europee e si riferisce a contesti sociali precisi di cui bisogna considerare il periodo storico, l’appartenenza religiosa, il ceto, etc. Tra due persone povere, una bianca e una nera, il lavoro viene assegnato alla prima; sono i bianchi poveri ad attivare il razzismo, facendo valere la propria bianchezza e i propri privilegi contro i neri, i rom e gli altri gruppi che considerano da discriminare.
Nel caso italiano la nerezza è associata alla mancanza di nazionalità, alla bruttezza, alla mancanza di moralità e di etica: i bianchi si definiscono, quindi, in maniera universale e dominante, smarcandosi dall'”Altro”, dai “diversi” e la mancanza, ad esempio, della legittimità dello IUS SOLI è proprio il simbolo della supremazia della bianchezza.
Tatiana Petrovich Njegosh
E’ importante collegare la bianchezza alla categoria di Razza. Abolire la parola “razza” dalla Costituzione pone il problema che si resti sguarniti della difesa antirazzista, rendendo invisibile anche il nostro contributo alla Storia del razzismo perchè non corrisponde a realtà, soprattutto perchè in Italia il razzismo ha una storia piuttosto lunga. Esordisce nel 1937 con il Regio Decreto che punisce le relazioni amorose/sessuali tra cittadini italiani e sudditi dell’Africa orientale, ma nel ’33 è già in vigore la Legge della “prova della Razza” secondo cui i figli di cittadini italiani con appartenenza africana, non possono essere riconosciuti come italiani. Poi le leggi razziali e l’antisemitismo di Stato. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia pretende la restituzione delle colonie e i somali, ad esempio, figli di italiani, non vengono riconosciuti. E ancora oggi si insiste sull’esclusione della nerezza dalla cittadinanza!
La Razza è una categoria simbolica basata sul fenotipo o sulla discendenza, ma esistono anche razzismi che non si basano sulla Razza.
A livello sociale, nello spazio pubblico, i neri sono IPERvisibili e, anche se questo è stato smentito, noi continuiamo a vedere la Razza, a vedere il fenotipo e questo è alla base del razzismo. Noi bianchi, invece, risultiamo essere la norma e, quindi, risultiamo invisibili. L’azione criminale di Luca Traini, a Macerata, è stata definita dai mass-media come un’azione dettata dall’esasperazione, ma questo non è vero perchè, in realtà, lui ha voluto vendicare una donna BIANCA e questo rende invisibili tutti i femminicidi perpetrati da uomini bianchi contro le proprie donne.
Che cos’è il black face? E’ una pratica che nasce alla fine dell’800 per cui attori e performer bianchi si tingevano il viso di nero (a volte, anche attori neri lo facevano, dopo la guerra civile), truccandosi per recitare la parte degli schiavi. Questa pratica mette in discussione l’idea di Razza perchè dimostra quanto sia artificiale, finta. Se noi bianchi, inoltre, possiamo scurisci il volto perchè un nero non può farlo? Il caso di Micheal Jackson ha destato molto scalpore e lui venne accusato di odiare le proprie origini. In realtà era molto legato alla propria cultura africana, ma ha voluto sbiancarsi, ribadendo, quindi, che la questione del colore della pelle sia solo una questione superficiale, una finzione, ma ancora pericolosa perchè continuiamo a strumentalizzarla per legittimare il razzismo.