“America latina: i diritti negati”: Il Brasile a Milano per Marielle Franco (e non solo)
di Mayra Landaverde
È da molto tempo che nella mia rubrica non si parla del Paese più grande del Latinoamerica; abbiamo trovato a Milano un pezzo di Brasile, composto da donne di tutte le nazionalità e abbiamo parlato con una di loro, cittadina del mondo, femminista, Italo peruviana fuori, brasiliana dentro: Lizzeth Velarde del Collettivo Donne latine femministe di Milano – Marielle Franco
Ci racconti come è nato il vostro collettivo?
Il nostro collettivo è nato dopo un presidio sulla Darsena organizzato per Non una dimeno in occasione della morte di Marielle Franco.
Lì abbiamo conosciuto due ragazze brasiliane Paola e Roberta e Sergio.
Abbiamo iniziato subito ad interrogarci, pensando che ci sarebbe piaciuto costituire un collettivo dedicato a Marielle, ma anche alle indagini sul suo caso, per portar luce sul suo assassinio e per portare avanti l’ intersezionalità delle lotte che lei combatteva . Questo perchè la cosa che ci ha avvicinate/i è stato il fatto che notavamo che nel mondo ci siano sempre quelli che parlano per gli altri, per cui abbiamo deciso di iniziare a far sentire la nostra voce diretta sulle tematiche LGBT, prostituzione, GPA, antirazzismo…
Dopo una pausa estiva ci siamo ritrovati per discutere delle elezioni in Brasile e ci siamo resi conto che a Milano erano stati organizzati diversi eventi per il movimento Ele Não contro Bolsonaro, tutti la stessa giornata e nello stesso orario, quindi ho proposto a Nathaly (anche lei membro del collettivo) di chiamare le organizzatrici dei diversi eventi per provare a farne uno solo, unico. A quel punto avevamo un gruppo di circa trenta donne disposte a organizzare iniziative e, così, mi sono resa disponibile a dare una mano per l’organizzazione; ho proposto al gruppo di offrire informazioni alla cittadinanza su chi è Bolsonaro e soprattutto per spiegare alcuni punti del suo programma politico.
Quel primo presidio, tenutosi in Piazza Cairoli, è stato molto partecipato e siamo riuscite a coinvolgere il movimento di politica di sinistra milanese grazie al fatto che Nathaly e io ne eravamo già parte. Hanno partecipato persone di Rifondazione, del Cantiere , Cambio passo e altri.
Sfortunatamente Bolsonaro è poi andato al ballottaggio e noi decidiamo di organizzare flashmob, in metropolitana. In quei giorni il gruppo si vede più nutrito da nuove persone, conosciute già al primo presidio e emerge la necessità di non fermarsi soltanto alle elezioni: si voleva iniziare un percorso femminista di sinistra che fosse in grado di affrontare anche altre tematiche.
Con una serie di difficoltà abbiamo organizzato il festival” https://m.facebook.com/CollettivoMarielleFrancoDiMilano/
Sappiamo tutti che Jair Bolsonaro non prometteva niente di buono per il Brasile. Misogino, omofobo, fascista. Nulla da aggiungere. Ha vinto facendo leva sulla rabbia della gente, strategia ormai consolidata nel mondo anche da altri: Trump, Salvini, per citarne alcuni.
Le assurde dichiarazioni di Bolsonaro sono anche quelle più pericolose. Dichiarare apertamente e con un certo odioso orgoglio di “preferire un figlio morto che gay” è un segnale forte. A più di un anno di mandato, cosa è veramente cambiato legalmente e socialmente per la comunità LGBT?
Dal punto di vista legale Bolsonaro sta chiedendo che vengano aboliti tutti i diritti che erano stati ottenuti dalla comunità LGBT, come ad esempio il matrimonio ugualitario o le adozioni.
Ma ciò che risulta più grave è il senso di legittimazione dell’ omotransfobia: se già il Brasile contava il maggior numero di morti per crimini di odio, oggi le persone si sentono legittimate a derubare,picchiare,violentare quotidianamente e sempre di più le persone LGBT. Non a caso molti sono scappati.
Conosco alcuni brasiliani, che ho conosciuto qui in Italia, che stanno facendo di tutto per andar via dal loro Paese, infatti richiedono qui asilo politico; sicuramente la comunità LGBT sta fuggendo dal Brasile, così come anche la comunità nera sta subendo discriminazioni e violenze maggiori rispetto a prima”
Il mese scorso sono state arrestate due persone per l’omicidio di Marielle. Ci sono indizi che portano direttamente ai Bolsonaro. Al figlio e al padre ma su questo non c’è ancora chiarezza. Che lei sia stata uccisa per il suo attivismo è ovvio. Ma chi è il mandante del suo assassinio?
Per quanto riguarda gli arresti e il presunto coinvolgimento dei Bolsonaro, non c’è ancora chiarezza, è vero, per cui non possiamo fare delle accuse precise. Però è certo che Marielle sia stata uccisa per il suo attivismo e perché era una donna nera lesbica. Sicuramente il video che lei aveva appena pubblicato che mostrava la violenza della Polizia militare all’interno delle favelas contro la comunità nera ha smosso tanto gli animi. Inoltre, c’è un altro fatto dal quale si parla poco: ovvero che le persone coinvolte nel suo assassinio fossero legate anche ad un progetto di edilizia che Marielle, proprio negli ultimi giorni di vita aveva contestato pubblicamente. Dunque: chi ha ucciso Marielle Franco…Il governo brasiliano. Ma come poter arrivare a dimostrarlo?
Monica Benicio (compagna di Marielle ) ci dice sempre di usare spesso l’hashtag “Quem mandou matar Marielle” perché crede che la segnalazione di massa sia l’unico modo che farà smuovere i governi più forti per richiedere chiarezza sulla sua uccisione. Io non so se funziona, ma sicuramente sta a tutti noi far pressione sui governi. Purtroppo qui in Italia siamo messi male, abbiamo Salvini, ma dobbiamo cercare in ogni modo di lottare lo stesso.