“Stay human. Africa” . Caos in Sudan
di Veronica Tedeschi
L’attuale situazione in Sudan si può definire strategica e complicata allo stesso tempo. Strategica soprattutto per le azioni e i cambiamenti amministrativi che si stanno susseguendo e che potrebbero avere conseguenze importanti anche su altri stati africani, come l’Egitto che considera lo stesso Sudan la sua estensione naturale.
Mesi di proteste in Sudan hanno portato alla cacciata e all’arresto dell’ormai ex presidente Omar al-Bashir. Al-Bashir, personaggio controverso che, da 30 anni al potere, ha alle spalle un’incriminazione della Corte penale internazionale (Cpi) per crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi nel conflitto del Darfur, scoppiato nel 2003, che ha provocato 300mila vittime.
Ora potrebbe rischiare l’estradizione (il governo dell’Uganda ha già inviato una richiesta d’aiuto per l’ex presidente) e il processo.
“Il presidente Omar Al-Bashir è stato co-garante dell’accordo di pace in Sud Sudan, ha svolto un ruolo molto importante per il quale siamo molto grati e il suo asilo in Uganda è un qualcosa che possiamo considerare” (Okello Oryem Ministro di Stato degli Affari Esteri con delega per gli affari internazionali Ugandesi).
La notizia dell’estromissione di Al-Bashir, lo scorso 11 aprile, ha sconvolto le televisioni locali e internazionali, poiché avvenuta dopo mesi di proteste di massa da parte di tutti i cittadini sudanesi.
A succedergli è stato l’ex Ministro della Difesa, Ahmed Awad Ibn Auf, il quale, tuttavia, ha avuto una carriera molto breve poiché dopo sole 24 ore ha presentato le sue dimissioni. Al suo posto è stato nominato Abdel Fattah Abdelrahman Burhan, che ha usato toni più concilianti verso i manifestanti cercando di andare incontro alle loro richieste.
Anche l’opposizione risulta soddisfatta dei toni di dialogo del novello presidente e ritiene fondamentali le capacità di quest’ultimo che, si spera, siano in grado di cambiare il panorama politico e militare. I manifestanti e l’opposizione sudanese vorrebbero, in aggiunta, anche un passaggio di potere che favorisca i politici espressione della società civile. Questo è forse il profilo più importante di tutte le proteste che si sono susseguite in Sudan, già dal distacco con il Sud Sudan; i cittadini hanno da sempre preteso ascolto e democrazia.
L’Unione Africana, dal lato suo, risulta preoccupata per tutta la situazione in atto e resta pronta a mettere in atto tutte le precauzioni e misure per mantenere la pace nel paese ed evitare ai paesi limitrofi di subire ritorsioni a causa dell’instabilità politica sudanese.
L’ultima notizia di due giorni fa (17 aprile) è che il deposto presidente sudanese Omar al-Bashir è stato trasferito da una “residenza forzata” al carcere di Koban della capitale Khartum. Lo riferisce il Sky News Arabiya citando il giornale sudanese Akher Lahza.
Qui di seguito alcuni titoli riportati dai giornali più importanti durante la guerra in Darfur, della quale Al-Bashir risulta complice fondamentale: “Le vittime delle violenze sarebbero almeno 3mila”, “Il 90% degli sfollati sono donne e bambini”, “Il governo sudanese continua a prendere di mira i civili”, “Io, disse una donna con gli occhi enormi, non voglio più vedere morire nessuno, nessuno… lo giuro!”,“Il Darfur, che condanna per i civili”.