Vademecum per i difensori e le difensore dei diritti umani
(da: http://unipd-centrodirittiumani.it/it)
Chi è un difensore dei diritti umani?
“Difensore dei diritti umani” (DDU) è un termine usato per descrivere persone che, individualmente o con altri, agiscono per promuovere o proteggere i diritti umani in modo nonviolento.
Cosa fa un difensore dei diritti umani?
- Riconosce e promuove tutti i diritti umani per tutti. Il DDU affronta problematiche relative ai diritti umani, che possono ad esempio riguardare: esecuzioni sommarie, torture, arresti e detenzioni arbitrarie, mutilazioni genitali femminili, discriminazione, problemi occupazionali, sfratti forzati, accesso all’assistenza sanitaria, rifiuti tossici e il loro impatto sull’ambiente. Il difensore sostiene attivamente tutti i diritti umani, come: il diritto alla vita, al cibo e all’acqua, al più alto livello di salute raggiungibile, a un alloggio adeguato, a un nome e a una nazionalità, all’educazione, alla libertà di movimento e alla non-discriminazione. Il DDU si occupa anche di categorie di persone, come ad esempio: le donne, i bambini, le persone indigene, i rifugiati, gli sfollati, le minoranze nazionali, linguistiche o sessuali.
- Opera in ogni parte del mondo: negli Stati divisi da conflitti armati interni e negli Stati stabili; negli Stati non democratici e in quelli con una forte pratica democratica; negli Stati in via di sviluppo e in quelli sviluppati.
- Agisce a livello locale, nazionale, regionale e internazionale.
- Raccoglie e diffonde informazioni sulle violazioni dei diritti umani.
- Sostiene le vittime di violazione dei diritti umani.
- Si adopera per garantire la responsabilità e porre fine all’impunità.
- Sostiene una governance ed una politica governativa migliori.
- Contribuisce all’implementazione dei trattati sui diritti umani.
- Conduce attività di educazione e formazione ai diritti umani.
La Carta dei difensori dei diritti umani
Il 9 dicembre 1998 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato per consensus, con risoluzione A/RES/53/144, la “Dichiarazione sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti”, considerata anche come la “Carta dei DDU”.
La Dichiarazione non riconosce nuovi diritti fondamentali ma mira a legittimare e garantire coloro che operano in prima linea – in particolare membri di movimenti, organizzazioni non governative, gruppi di volontariato, intellettuali – spesso mettendo a rischio la loro vita, per la difesa dei diritti umani. La Dichiarazione sancisce che:
- è diritto e responsabilità di ciascuno e di tutti operare attivamente per la protezione e la promozione dei diritti umani;
- chi agisce per i diritti umani può legittimamente farlo sia come individuo sia in associazione con altri;
- l’attività di promozione e tutela dei diritti umani è sempre lecita e legittima a condizione che avvenga pacificamente, non violentemente;
- l’attività degli operatori dei diritti umani non ha confini, deve essere consentita dentro e fuori lo Stato di appartenenza;
- i difensori dei diritti umani hanno il diritto di associarsi e organizzarsi anche sul piano internazionale;
- chiunque, individualmente o in associazione con altri, può contribuire a migliorare la tutela dei diritti umani avanzando idee e proposte che le competenti istanze istituzionali devono prendere in considerazione.
La Dichiarazione, pur non avendo carattere giuridicamente vincolante, gode di una indiscutibile autorevolezza morale sul piano internazionale e gli Stati si sono impegnati a mettere in atto le sue disposizioni.
Nel 2011 la Relatrice Speciale Margaret Sekaggya ha pubblicato il Commentario alla Dichiarazione sui difensori dei diritti umani, un documento che illustra e analizza ciascuno dei diritti enunciati nella Dichiarazione: il diritto alla tutela, alla libertà di riunione, alla libertà di associazione, il diritto di accedere e comunicare con gli organismi internazionali, il diritto alla libertà di opinione e di espressione, alla protesta, il diritto di sviluppare e discutere nuove idee sui diritti umani, il diritto a un ricorso effettivo e il diritto di accedere ai finanziamenti. Un’ultima sezione riguarda le deroghe ammissibili a questi diritti. Il Commentario affronta anche le restrizioni e le violazioni più comuni affrontate dai difensori e fornisce raccomandazioni per facilitare l’attuazione da parte degli Stati di ciascun diritto. Questa guida essenziale offre anche un documento di riferimento completo per i giornalisti che si occupano della situazione dei difensori dei diritti umani nei loro paesi, nelle loro regioni e nel mondo.
Il Relatore Speciale delle Nazioni Unite
Nel 2000 l’allora Commissione Diritti Umani delle Nazioni Unite ha istituito la figura del Relatore Speciale sulla situazione dei difensori dei diritti umani per sostenere l’implementazione della Dichiarazione sui difensori dei diritti umani del 1998. Il mandato è stato rinnovato dal Consiglio Diritti Umani nel 2014 con risoluzione A/HRC/RES/25/18.
L’attuale Special Rapporteur è Michel Forst. In precedenza l’incarico è stato ricoperto da Margaret Sekaggya (2008-2014) e da Hina Jilani (2000-2008).
Il Relatore speciale è tenuto a presentare regolarmente dei rapporti in cui descrive le attività condotte, condivide le sue preoccupazioni e formula raccomandazioni sulla situazione dei difensori dei diritti umani in tutto il mondo. Nel dicembre 2018, in occasione del 20° anniversario della Dichiarazione sui difensori dei diritti umani, Michel Forst ha pubblicato il “World Report on the situation of Human Rights Defenders” in cui afferma che la Dichiarazione continua ad essere attuata in modo incompleto da quasi tutti gli Stati, di cui un numero sempre maggiore ha attivamente adottato dei provvedimenti per ostacolare il godimento dei diritti descritti nella Dichiarazione. Il Rapporto mondiale documenta la tanto discussa chiusura dello spazio civico e suggerisce che essa è diventata, in troppe località, una guerra contro i difensori dei diritti umani.
Nel 2019 il Relatore speciale ha dedicato il proprio Rapporto annuale alle donne difensore dei diritti umani concentrandosi in particolare sui rischi e sugli ostacoli di genere che le donne difensore dei diritti umani affrontano in più rispetto agli uomini e riconoscendo l’importanza del loro ruolo nella promozione e protezione dei diritti umani.
Il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite sostiene costantemente i difensori dei diritti umani ed il loro operato attraverso Risoluzioni e Decisioni, da ultima la Risoluzione “sul Riconoscimento del contributo dei difensori dei diritti umani ambientali al godimento dei diritti umani, della protezione dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile” del 20 marzo 2019.
Le Linee guida dell’Unione Europea
Nel 2004 il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato “Garanzia della protezione – Orientamenti dell’Unione europea sui difensori dei diritti umani”, delle linee guida, aggiornate nel 2008, sul sostegno dei difensori dei diritti umani.
Le Linee guida sono state adottate avendo come principale riferimento normativo l’articolo 2 del Trattato sull’Unione Europea, il quale afferma che l’UE si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani.
Le Linee guida stabiliscono l’approccio dell’UE volto a sostenere e proteggere i difensori dei diritti umani in paesi extra-UE, al fine di consentire loro di operare liberamente. Oltre a proporre metodi pratici per assistere e sostenere i DDU in ogni eventualità, esse esplicitano la gamma di azioni che l’UE può intraprendere nel momento in cui un DDU è in pericolo.
L’aspetto operativo delle Linee guida rientra nel contesto della politica estera e di sicurezza comune (PESC).
Gli aspetti più rilevanti contenuti nelle Linee guida sono:
- i diplomatici presso le missioni dell’UE incontreranno regolarmente i difensori dei diritti umani, faranno visita agli attivisti detenuti, monitoreranno i processi a loro carico e peroreranno la loro protezione.
- Il compito del gruppo di lavoro del Consiglio sui diritti umani (COHOM) è quello di individuare le situazioni in cui l’UE è invitata a intervenire sulla base delle relazioni dei capi missione della stessa, delle Nazioni Unite, del Consiglio d’Europa e delle organizzazioni non governative.
- I funzionari dell’UE di alto grado (ad esempio l’Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza) includeranno gli incontri con i difensori dei diritti umani nell’ambito delle loro visite ai paesi extra-UE.
- I dialoghi politici con i paesi extra-UE e le organizzazioni regionali comprenderanno la situazione dei difensori dei diritti umani.
- I capi missione rammenteranno alle autorità dei paesi extra-UE la responsabilità che esse hanno di proteggere i difensori dei diritti umani in pericolo.
- L’UE coopererà a stretto contatto con i paesi extra-UE che dispongono anch’essi di politiche di protezione dei difensori dei diritti umani: inoltre, lavorerà con i meccanismi relativi ai diritti umani di altre organizzazioni regionali quali l’Unione africana, l’Organizzazione degli Stati Americani e dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.
- L’UE promuoverà il potenziamento dei meccanismi regionali esistenti a protezione dei difensori dei diritti umani e la creazione di nuovi meccanismi di questo tipo.
- All’impegno dell’UE a sostenere i difensori dei diritti umani fa da complemento lo strumento europeo per la democrazia e i diritti umani (EIDHR), che presta assistenza finanziaria alle organizzazioni che offrono sostegno agli attivisti per i diritti umani.
Il Meccanismo di protezione dell’Unione Europea – ProtectDefenders.eu
ProtectDefenders.eu è il meccanismo dell’Unione Europea di protezione per i DDU, creato per fornire un supporto stabile, omnicomprensivo e gender-sensitive agli individui e/o agli attori locali che combattono per promuovere e per difendere i diritti umani nel mondo.
Il meccanismo si propone di raggiungere tutti i DDU, anche quelli che lavorano nelle aree più remote e in paesi nei quali è particolarmente pericoloso lavorare in difesa dei diritti umani. Un’attenzione particolare è rivolta ai difensori maggiormente vulnerabili: donne difensore dei diritti umani, difensori dei diritti dei LGBT, ambientalisti, difensori per i diritti sociali ed economici, difensori delle minoranze, avvocati e tutti quelli che lottano per la libertà di espressione e di associazione.
ProtectDefenders.eu è sostenuto al 95% da fondi provenienti dallo European Instrument for Democracy and Human Rights (EIDHR).
Il Meccanismo è stato creato ed implementato da un consorzio di dodici organizzazioni non governative, da sempre attive nel campo dei diritti umani e della protezione dei difensori e delle difensore dei diritti umani.
I membri del consorzio sono: Front Line Defenders, Reporters without borders, World Organisation Against Torture (OMCT), Worldwide Movement Human Rights (FIDH), Urgent Action Fund, Forum-Asia, Peace Brigades International (PBI), Protection international, Ilga, ESCR-Net, Euro-Mediterranean Foundation of Support to HRD (EMHRF), East and Horn of Africa HRD Project (EHAHRDP).
La Helpline 24/7
ProtectDefenders.eu ha attivato una “Hotline”, una linea di emergenza che fornisce un supporto 24/7 per i DDU che si trovano in situazioni di effettivo rischio, diretta da Front Line Defenders. Il numero da chiamare per accedere al servizio è: +353(0)12100489.
Il servizio di trasferimento temporaneo
Se tutte le protezioni messe in atto non risultassero in grado di proteggere la sicurezza personale di un DDU, è prevista la possibilità di accedere al servizio della “temporary relocation” – come ultima misura per proteggere il difensore a rischio. Durante il periodo di ricollocazione, i DDU possono riposare, cercare la riabilitazione, sviluppare le loro capacità attraverso la formazione, espandere la loro rete internazionale di contatti, perseguire il loro lavoro sui diritti umani da una posizione sicura e preparare il loro ritorno sicuro. La ricollocazione temporanea funziona attraverso delle “emergency grants” che provvedono a sostenere la riallocazione all’interno del proprio paese o all’estero, ove risulti necessario.
Le sovvenzioni d’emergenza
Le richieste per le “emergency grants” sono valutate caso per caso, considerando dei criteri di identità, situazione e necessità. In particolare, il richiedente dev’essere un DDU che opera per i diritti umani in conformità con la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1998; essere esposto a rischi a causa del proprio operato in materia di diritti umani; necessitare di un sostegno urgente.
Le attività idonee ad ottenere il sostegno finanziario di emergenza devono riguardare, inter alia:
- la sicurezza fisica;
- la sicurezza digitale;
- le comunicazioni;
- il capacity building in sicurezza;
- il trasporto sicuro;
- il supporto legale;
- il supporto medico (compreso il supporto psicosociale e la riabilitazione);
- l’assistenza umanitaria (compreso il sostegno familiare);
- il trasferimento urgente;
- il monitoraggio, la segnalazione e la difesa urgenti.
Le “emergency grants” finanziate dall’UE hanno un tetto massimo di € 10.000.
I programmi di training
Con l’aumentare dei rischi affrontati dai DDU, delle minacce ricevute e delle situazioni ostili con le quale gli stessi devono quotidianamente confrontarsi, aumentare le capacità degli stessi difensori è oramai diventato un tema centrale. Per tale ragione l’UE, nell’ambito di questa iniziativa, ha implementato dei programmi di training in modo da garantire la necessaria sicurezza del difensore; l’obiettivo è dunque un approccio di capacity building, affinché gli attivisti acquisiscano gli strumenti per mitigare i rischi che corrono.
Ad esempio, Front Line Defenders ha sviluppato un programma di training in materia di sicurezza e protezione. Il programma include workshop, corsi, seminari, consultazioni e risorse per lo sviluppo di capacità, mira a facilitare la condivisione di competenze e conoscenze e a fornire ai DDU ulteriori informazioni e strumenti che li possano aiutare ad affrontare i problemi di sicurezza e protezione personale e organizzativa. Durante il training si affrontano i seguenti temi: valutazione dei rischi, analisi delle minacce, reazioni agli incidenti di sicurezza, sicurezza digitale, gestione dello stress, produzione di piani di sicurezza pratici mirati alla situazione unica di ciascun DDU e come produrre piani di sicurezza organizzativi.
La Piattaforma dell’Unione Europea di coordinamento per l’asilo temporaneo dei difensori dei diritti umani
Su iniziativa della Commissione Europea nel 2011 è stata creata la European Union Human Rights Defenders RE location Platform (EUTRP), una piattaforma globale di organizzazioni nazionali, regionali e internazionali coinvolte in programmi per il trasferimento temporaneo dei difensori dei diritti umani. L’obiettivo è di facilitare e assicurare la loro riallocazione.
Le attività della piattaforma sono le seguenti: identificazione dei DDU a rischio, fornitura di alloggi temporanei, cd. “temporary shelter”, sia all’interno del loro paese d’origine che al di fuori di esso, se necessario.
La Piattaforma è il meccanismo operativo per le temporary relocation dell’iniziativa ProtectDefenders.eu, finanziata dalla Commissione Europea.
L’obiettivo principale della Piattaforma EUTRP è facilitare il coordinamento e la cooperazione fra i vari attori coinvolti in questa mission.
Il sito web EUTRP è un portale per riunire tutti i membri della piattaforma, nonché una fonte di informazioni sui difensori dei diritti umani e su come partecipare alle iniziative di ricollocazione temporanea.
I membri della Piattaforma possono essere: città, università, ONG, associazioni, ministeri degli esteri e governi. L’unico pre-requisito è che svolgano almeno una delle seguenti attività:
- Attività relative alle temporary relocation dei DDU a rischio, sia all’interno dello stesso paese o regione, sia all’estero.
- Provvedere assistenza (ad esempio, sistemi di comunicazione) ai DDU a rischio.
- Fare follow-up nelle situazioni di post-trasferimento dei DDU, ossia dopo il ritorno nei loro rispettivi paesi (in-country protection).
- Sostenere i DDU che sono stati temporaneamente riallocati. Il supporto potrebbe consistere in: aiuto legale, trattamenti medici, supporto psicologico e riabilitativo, internship, borse di studio, alloggi, visti/permessi di residenza, opportunità educative/capacity building, fondi/supporto finanziario ai programmi.
Le Linee guida dell’OSCE
Nel 2014 l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa ha adottato le “Linee guida sulla tutela dei Difensori dei diritti umani”, le quali stabiliscono che le questioni relative ai difensori dei diritti umani travalicano i confini nazionali e sono parte degli impegni internazionali degli Stati. Le Linee guida si applicano sia all’interno dei Paesi OSCE sia nella dimensione “esterna” (per i Paesi dell’Unione Europea in sinergia con le equivalenti linee guida UE).
Nel 2017 l’ODIHR – Office for Democratic Institutions and Human Rights ha pubblicato “The Responsibility of States: Protection of Human Rights Defenders in the OSCE Region (2014–2016)“, il primo rapporto sull’attuazione delle Linee guida OSCE sui difensori dei diritti umani, in cui si denuncia la grave situazione dei difensori dei diritti umani in almeno 29 Paesi sui 57 dell’area OSCE. I difensori sono sottoposti a minacce, attacchi, abusi di ogni genere, dalla criminalizzazione alla stigmatizzazione, e ad inaccettabili restrizioni della libertà di associazione, espressione e movimento. Una situazione che deve “preoccupare seriamente tutti i Paesi membri dell’OSCE”.
La Dichiarazione del Consiglio d’EuropaNel 2008 il Consiglio d’Europa ha condannato tutti gli attacchi e le violazioni nei confronti dei DDU attraverso la Dichiarazione del Comitato dei Ministri “action to improve the protection of human rights defenders and promote their activities”, la quale invita gli Stati membri, inter alia a:
- creare un ambiente favorevole al lavoro dei difensori dei diritti umani, che metta individui, gruppi e associazioni nelle condizioni di svolgere liberamente le proprie attività, su base legale, coerentemente con gli standard internazionali, per promuovere e lottare per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali senza alcuna restrizione oltre a quelle autorizzate dalla Convenzione europea dei diritti umani (CEDU);
- adottare misure efficaci per proteggere, promuovere e rispettare i difensori dei diritti umani e garantire il rispetto delle loro attività;
- rafforzare i loro sistemi giudiziari e assicurare l’esistenza di rimedi efficaci per coloro i cui diritti e libertà sono violati;
- adottare misure efficaci per prevenire attacchi o molestie ai DDU, assicurare che le indagini sui responsabili siano indipendenti ed efficaci e che siano adottate delle misure amministrative e/o dei procedimenti penali nei confronti dei responsabili;
- considerare di attribuire o, ove opportuno, rafforzare le competenze e le capacità di commissioni indipendenti, difensori civici o istituzioni nazionali per i diritti umani a ricevere, esaminare e formulare raccomandazioni per la risoluzione delle istanze presentate dai difensori dei diritti umani sulle violazioni dei loro diritti;
- assicurare l’effettivo accesso dei difensori dei diritti umani alla Corte europea dei diritti umani, al Comitato europeo dei diritti sociali e ad altri meccanismi di protezione dei diritti umani secondo le procedure applicabili;
- cooperare con i meccanismi dei diritti umani del Consiglio d’Europa e in particolare con la Corte europea dei diritti umani in conformità con la CEDU, nonché con il Commissario per i diritti umani facilitando le sue visite, fornendo risposte adeguate ed entrare in dialogo con lui/lei sulla situazione di difensori dei diritti umani quando richiesto;
- fornire misure per una rapida assistenza e protezione dei difensori dei diritti umani in pericolo nei paesi terzi, come, se del caso, la partecipazione e l’osservazione di processi e/o, se praticabile, il rilascio di visti di emergenza;
La Dichiarazione invita il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa a rafforzare il suo ruolo e il suo Ufficio al fine di fornire una protezione forte ed efficace per i difensori dei diritti umani e richiama inoltre tutti gli organi e le istituzioni del Consiglio d’Europa a prestare particolare attenzione alle questioni riguardanti i difensori dei diritti umani nelle loro rispettive attività. Ciò include la messa a disposizione e lo scambio di informazioni e documentazione, compresa la giurisprudenza pertinente e altre norme europee, oltre all’incoraggiamento della cooperazione e delle attività di sensibilizzazione delle organizzazioni di società civile e la partecipazione dei difensori dei diritti umani alle attività del Consiglio d’Europa.
Dal 2008 il Commissario incontra annualmente diversi gruppi di DDU provenienti dall’area del Consiglio d’Europa attraverso delle roundtable, al termine delle quali vengono pubblicati dei rapporti riepilogativi.
Nel 2018, a dieci anni dalla Dichiarazione, il Comitato dei Ministri ha rinnovato il suo impegno con lo “Statement on the 10th anniversary of the Declaration of the Committee of Ministers on Council of Europe action to improve the protection of human rights defenders and promote their activities”, nel quale si afferma che, nonostante i progressi compiuti in alcuni Stati membri del Consiglio d’Europa, vi è una preoccupante tendenza a una crescente contrazione nella protezione dei difensori dei diritti umani in numerosi altri paesi europei.
Il ruolo della società civile nella protezione dei difensori dei diritti umani
Numerose sono le organizzazioni non governative che operano a livello locale, nazionale e internazionale, sensibilizzando l’opinione pubblica sull’importanza dell’operato svolto dai DDU, denunciando i rischi e le minacce cui sono sottoposti a causa delle loro attività per l’implementazione dei diritti umani per tutti, e realizzando delle iniziative per proteggere i difensori dei diritti umani.
Nel contesto italiano, l’associazione Un ponte per…ha pubblicato ad ottobre 2016 il dossier “Come proteggere i difensori dei diritti umani. Programmi, strategie e buone pratiche”, dal quale è scaturita, inter alia, una campagna promossa assieme ad altre ONG dell’Associazione delle Organizzazioni di cooperazione e solidarietà internazionale italiane (AOI), in difesa dei difensori dei diritti umani: “Difendiamo chi li Difende”.
Sulla scia di quest’iniziativa, sempre su proposta diUn Ponte Per…, si è attivata una rete larga di realtà della società civile italiana, di associazioni, organizzazioni e reti, coalizioni e campagne attive sui temi dei diritti umani e civili, pace e disarmo, cooperazione e solidarietà internazionale, ambiente, libertà di stampa, avvocati e giuristi.
Il Summit mondiale e il Piano d’Azione
Il 10 dicembre 2018, in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani e del 20° anniversario della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani, è stato presentato il Piano d’azione per la protezione dei difensori dei diritti umani e la promozione del lavoro da loro svolto.
Il Piano d’azione, elaborato dai partecipanti dello Human Rights Defenders World Summit 2018, tenutosi a Parigi dal 29 al 31 ottobre 2018, contiene una serie di raccomandazioni rivolte agli Stati, alle imprese, alle istituzioni finanziarie, ai donatori e alle istituzioni intergovernative e chiede agli Stati di impegnarsi ad agire per proteggere i difensori dei diritti umani e per intraprendere azioni concrete volte ad offrire un ambiente più sicuro e favorevole per la difesa dei diritti umani nonché una protezione più efficace dei DDU a rischio e delle loro comunità, delle organizzazioni e dei movimenti operanti per la promozione e la protezione dei diritti umani.
Il documento è stato redatto da una coalizione di otto organizzazioni internazionali per i diritti umani, in consultazione con oltre 30 organizzazioni e reti per i diritti umani provenienti da tutto il mondo.
Le Protection Grants (sovvenzioni di protezione)
Front Line Defenders ha attivato anche un programma di Protection Grant per fornire un sostegno finanziario rapido e pratico ai difensori dei diritti umani a rischio.
Il Protection Grant si propone di coprire le spese per migliorare la sicurezza e la protezione dei difensori dei diritti umani e delle loro organizzazioni, ad esempio i costi per:
- migliorare la sicurezza fisica di un’organizzazione o di un individuo, la sicurezza digitale e la sicurezza delle comunicazioni;
- sostenere le spese legali per i DDU che vengono sottoposti a vessazioni giudiziarie;
- pagare le spese mediche per i DDU che sono stati attaccati o che hanno sofferto una condizione medica a seguito delle loro pacifiche attività in materia di diritti umani;
- fornire assistenza familiare per i DDU detenuti o membri della famiglia che sono a rischio a causa delle attività di un DDU.
Le sovvenzioni possono avere un importo massimo di € 7.500 e non possono essere erogate per:
- finanziamento retrospettivo;
- organizzazioni internazionali;
- organizzazioni che hanno applicato o stanno già ricevendo finanziamenti per lo stesso scopo altrove;
- progetti che si concentrano su questioni più ampie in materia di diritti umani piuttosto che sulla specifica situazione dei difensori dei diritti umani;
- costi per i difensori dei diritti umani che sono già in esilio;
- costi correnti di gestione come gli stipendi e l’affitto;
- guardie di sicurezza armate;
- acquisto di veicoli.
Per presentare domanda di Protection Grant a Front Line Defenders clicca qui.
Esistono diversi enti, istituzioni e organizzazioni che mettono a disposizione delle sovvenzioni per la protezione dei difensori dei diritti umani, in particolare:
- per i giornalisti: Human Rights Watch/Hellman-Hammett Grants, International Federation of Journalists/Safety Fund, PEN/Emergency Fund, Reporters sans Frontieres/Assistance for Jounalists, Media Institute for Southern Africa/SADC Journalists Under Fire Fund.
- Per le donne: Urgent Action Fund, Global Fund for Women, Mama Cash, UN Trust Fund to Eliminate Violence Against Women, UN Trust Fund for Gender Equality, The African Women’s Development Fund.
- Per le minoranze sessuali: Arcus, David Bohnett Foundation, Ford Foundation.
- Fellowships, Scholarships, Riposo e Rifugio: Oak Fellowship, The Gleitsman Foundation International Activist Award, Rory Peck Award.
- Sovvenzioni da altre organizzazioni e fondazioni: The Norwegian Human Rights Fund (NHRF), The Overbrook Foundation, The Fund for Global Human Rights.
- Fondi delle Nazioni Unite: United Nations Voluntary Fund on Contemporary Forms of Slavery, United Nations Voluntary Fund for Victims of Torture.
- Sovvenzioni dei Governi/istituzioni regionali: Agence Française de Développement (AFD) (Francia), Irish Aid (Irlanda).
La rete italiana
“In Difesa Di – per i diritti umani e chi li difende” è una rete di oltre 30 organizzazioni e associazioni italiane attive su tematiche quali diritti umani, ambiente, solidarietà internazionale, pace e disarmo, diritti dei lavoratori, libertà di stampa e stato di diritto e si propone di aprire uno spazio di riflessione e di azione sulla questione dei difensori/e dei diritti umani, e chiedere al Governo, al Parlamento e agli enti locali di impegnarsi per la loro tutela e protezione. La rete “In Difesa Di – per i diritti umani e chi li difende” è composta da:AIDOS, Amnesty International Italia, AOI, ARCI, ARCS, Associazione Antigone, Associazione Articolo 21, A Sud, Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca”– Università di Padova, Centro Documentazione Conflitti Ambientali (CDCA), CISDA, Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili, Comune-info, CGIL, Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos, COSPE, Cultura è Libertà, Fondazione Lelio e Lisli Basso-Issoco, Giuristi Democratici, Greenpeace Italia, Legambiente, Libera-Associazione Nomi e Numeri contro le mafie, Lunaria, Mani Tese, Movimento Nonviolento, Non c’è Pace senza Giustizia, Operazione Colomba – Comunità Papa Giovanni XXIII, Radicali Italiani, Rete italiana di solidarietà Colombia vive, Rete per la Pace, Servizio Civile Internazionale, Survival International, Terra Nuova, Progetto Endangered Lawyers/Avvocati Minacciati, Unione Camere Penali Italiane, Un ponte per…, Yaku.
I rapporti
Amnesty International ha pubblicato nel febbraio 2019 il rapporto “Obiettivo: silenzio. La repressione globale contro le organizzazioni della società civile” che intende evidenziare come negli ultimi dieci anni sia emersa a livello mondiale una tendenza preoccupante che vede l’introduzione e l’utilizzo da parte degli Stati di leggi volte a interferire con il diritto alla libertà di associazione e ad ostacolare il lavoro delle organizzazioni delle società civile e dei suoi membri.
Front Line Defenders ha pubblicato il “Global Analysis 2018“, un rapporto che descrive gli attacchi fisici, le campagne di diffamazione, le minacce alla sicurezza digitale, le molestie giudiziarie e gli attacchi di genere affrontati dai difensori e dalle difensore dei diritti umani. Nel 2018, sono stati 321 i difensori dei diritti umani in 27 paesi che sono stati presi di mira e uccisi per il loro lavoro – il numero più alto mai registrato -. Più di tre quarti di questi, il 77% del totale degli attivisti uccisi, stavano difendendo i diritti della terra, dell’ambiente o dei popoli indigeni, spesso nel contesto delle industrie estrattive e dei mega-progetti allineati allo stato.
Nel Rapporto annuale 2017 Front Line Defenders ha evidenziato che la criminalizzazione e l’adozione di legislazioni sempre più restrittive a danno anche di media indipendenti sono tra le strategie più frequentemente utilizzate per fermare e delegittimare i difensori e le difensore dei diritti umani.
La compressione dello spazio civico ed i crescenti attacchi nei confronti dei DDU sono stati documentati anche da International Service for Human Rights (ISHR) assieme al Business and Human Rights Resource Centre nella guida per le imprese “Shared Space Under Pressure: Business Support for Civic Freedoms and Human Rights Defenders” (2018) e dal rapporto di Transnational Institute sulla criminalizzazione della solidarietà “La solidarietà verso i migranti e i rifugiati occupa uno spazio sempre più ristretto. Ecco come l’Unione europea e i suoi Stati membri attaccano e criminalizzano i difensori dei diritti delle persone in movimento” (2018).
Guide pratiche e informative per i difensori
Le attività condotte dalla società civile a sostegno dei difensori dei diritti umani si esplicano anche attraverso la pubblicazione di materiali rivolti ai DDU per la condivisione di informazioni e best practices, come gli “Esempi di buone pratiche di “Temporary Relocation di Difensori e Difensore dei diritti umani”” (2017) elaborato da In Difesa Di; per fornire indicazioni per migliorare e garantire la sicurezza e la protezione dei DDU, come il “New Protection Manual for Human Rights Defenders” (2009) di Protection International e il “Workbook on Security: Practical Steps for Human Rights Defenders at Risk” (2011) di Front Line Defenders; per fornire un quadro completo delle potenziali sfide, rischi ed opportunità riguardanti i DDU, come il “Defending human rights: A resource book for human rights defenders” (2012) realizzato da East and Horn of Africa Human Rights Defenders Project.
L’Italia per i difensori e le difensore dei diritti umani
La mozione della Commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei Deputati italiana
In Italia, su sollecitazione della Rete In Difesa Di, la Commissione Affari esteri e comunitari della Camera ha adottato il 31 gennaio 2017 la Risoluzione n. 7-01051 Tidei: “Sulla tutela dei difensori dei diritti umani”, che impegna il Governo a sostenere le iniziative a favore della tutela e protezione dei DDU, e in particolare a:
- dare attuazione, in linea con quanto già fatto da altri Stati membri, agli orientamenti dell’Unione Europea in materia di salvaguardia dei difensori dei diritti umani;
- valutare l’opportunità di istituire, presso il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, un ufficio delegato alla tutela dei difensori dei diritti umani dotato delle risorse finanziarie necessarie per facilitare anche il rilascio dei visti per il ricollocamento temporaneo, nonché per l’attivazione delle opportune misure di protezione di coloro che promuovono i diritti umani;
- prevedere la costituzione e l’organizzazione, sul modello di quanto avvenuto in sede di Unione Europea, di un gruppo di lavoro finalizzato allo studio e alla predisposizione di interventi nelle tematiche inerenti alla protezione e alla tutela dei diritti umani;
- assumere iniziative volte alla promozione e all’organizzazione di un coordinamento con organizzazioni non governative ed enti religiosi disposti a creare sia una rete di protezione nei Paesi di provenienza degli attivisti, che includa attività di accompagnamento disarmato da parte di corpi civili di pace;
- assumere ogni iniziativa finalizzata al coordinamento delle iniziative del MAECI con quelle simili adottate dagli altri Stati membri e a livello europeo.
Le priorità dell’Italia al Consiglio diritti umani
Il 12 ottobre 2018 l’Italia è stata eletta per la terza volta al Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite per il triennio 2019-2021 con decorrenza dal 1° gennaio 2019. Tra gli impegni e le priorità che l’Italia intende perseguire nel corso del suo mandato figurano i DDU. Nella sua candidatura ufficiale l’Italia afferma che “i difensori dei diritti umani sono attori chiave nella promozione e protezione dei diritti umani e riconosce l’importanza del ruolo della società civile, poiché una vivace società civile contribuisce alle società democratiche, alla stabilità e alla prosperità. L’Italia è impegnata a salvaguardare la sicurezza e i diritti dei difensori dei diritti umani e continuerà a supportarli attivamente e ad intensificare i propri sforzi contro tutte le forme di rappresaglia. L’Italia continuerà a sostenere il Relatore speciale sulla situazione dei difensori dei diritti umani”.
Il progetto “Shelter Cities – Città Rifugio”
In risposta ai crescenti pericoli cui sono esposti i DDU sono sorte le reti delle “città rifugio”: si tratta di programmi di protezione, promossi da enti locali e organizzazioni di società civile, per dare un alloggio temporaneo ai DDU al di fuori del loro paese, al fine di fornire loro un periodo di riposo e tregua (“rest and respite”) e poter poi riprendere nuovamente la lotta nonviolenta per i diritti umani quando le minacce saranno cessate.
Tali iniziative costituiscono degli strumenti di appoggio e solidarietà internazionale che contribuiscono sia a proteggere la vita e l’integrità fisica di queste persone sia a sostenere i processi di difesa dei diritti umani nei luoghi di origine, tramite l’articolazione di organizzazioni, movimenti e istituzioni dei paesi di accoglienza.
Nel 2012 i Paesi Bassi sono stati i primi a promuovere iniziative in questo senso, in particolare con il progetto “Shelter City”, un network nazionale che coinvolge organizzazioni di società civile e amministrazioni locali per dare alloggi temporanei a decine di DDU, in 11 città olandesi (Amsterdam, Den Haag, Deventer, Groningen, Haarlem, Maastricht, Middelburg, Nijmegen, Tilburg, Utrecht, Zwolle).
Sulla base dell’esperienza acquisita con l’iniziativa Shelter City, Justice and Peace ha prodotto “How to set up a Shelter City? Manual for Human Rights Defenders Shelters”, un manuale che fornisce suggerimenti, idee e informazioni su come realizzare un progetto di città rifugio. Il manuale è rivolto alle ONG, ai governi nazionali o locali, alle università o qualsiasi altra parte interessata alla creazione di rifugi per i difensori dei diritti umani a rischio. Il manuale è in costante aggiornamento ed aperto ad accogliere commenti e suggerimenti.
Una iniziativa di accoglienza analoga è stata intrapresa dal Governo Regionale dei Paesi Baschi (Spagna), che ha avviato un Programma di protezione e accoglienza temporanea di DDU.
Nel 2016 anche in Italia il tema delle difensore e dei difensore dei diritti umani è arrivato all’attenzione delle organizzazioni della società civile, dei media, e delle istituzioni politiche nazionali e locali, grazie al lavoro di sensibilizzazione e informazione svolto dal Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” e dalla Rete “In Difesa Di, per i diritti umani e chi li difende”.
Intervento di Yvonne M. Donders (Università di Amsterdam, Presidente dell’Advisory Board dell’iniziativa “Shelter City”) durante la conferenza internazionale “Cities, territories and the struggles for human rights: a 2030 perspective“, tenutasi il 26 e 27 novembre 2018 a Padova e organizzata dal Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” e dalla Cattedra UNESCO “Diritti umani, democrazia e pace” dell’Università di Padova.
Come beneficiare della protezione di una Città Rifugio?
Il programma Shelter City prevede l’apertura di due bandi all’anno, nei mesi di maggio e novembre.
I difensori dei diritti umani che vogliono candidarsi per ottenere protezione ed essere ospitati temporaneamente in una città rifugio devono soddisfare i seguenti criteri:
- attuare un approccio nonviolento nell’esercizio del proprio operato;
- essere minacciati o sotto pressione a causa del loro operato;
- devono poter essere trasferiti per un periodo massimo di 3 mesi.
- essere disposti ed in grado di tornare nel proprio paese di origine trascorsi i 3 mesi;
- essere disposti a parlare pubblicamente della loro esperienza o dei diritti umani nel loro paese nella misura in cui la loro situazione di sicurezza lo consenta;
- saper parlare inglese di base (sono disponibili posti limitati per i difensori di lingua francese o spagnola);
- essere disposti e in grado di andare in una delle Shelter Cities senza accompagnamento.
Le Città Rifugio italiane
Il Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, i Consigli Comunali di Trento, Padova, Cadoneghe, Ponte San Nicolò, Rubano, Noventa Padovana, Asiago e Torino hanno approvato una mozione con la quale si impegnano ufficialmente a proteggere i difensori dei diritti umani diventando delle città rifugio.
Si tratta di un progetto pilota di accoglienza temporanea e supporto per difensori dei diritti umani minacciati, in grado di raccogliere le diverse disponibilità territoriali per la relocationdei DDU, da attivare di concerto con la rete “In Difesa Di – per i diritti umani e chi li difende”, con gli altri Enti locali italiani interessati, le organizzazioni della società civile presenti ed attive sul territorio, e il Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova.
Con l’approvazione della mozione tali Comuni si impegnano inoltre a:
- promuovere occasioni di studio, formazione e scambio di esperienze tra Enti locali, organizzazioni della società civile e università sul ruolo degli Enti locali nella protezione dei difensori dei diritti umani e le Città-Rifugio;
- promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado iniziative di sensibilizzazione sui DDU intese come educazione all’assunzione di responsabilità per lo svolgimento di ruoli di cittadinanza attiva e democratica;
- sollecitare il Governo nazionale affinché attivi programmi di protezione per i difensori dei diritti umani, rafforzando l’iniziativa del corpo diplomatico italiano nell’attuazione delle linee-guida UE ed OSCE, ed aderendo alla Temporary Relocation Platform dell’Unione Europea;
- prevedere attraverso gli strumenti della cooperazione decentrata iniziative di supporto a programmi e progetti di sostegno e protezione dei difensori dei diritti umani in paesi terzi, centrale per il perseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile;
- inviare la rispettiva mozione all’ANCI ed alla Conferenza Stato-Regioni al fine di diffonderla presso altri Enti locali sollecitandone l’impegno per la protezione dei difensori dei diritti umani e la creazione di opportunità di rifugio temporaneo per attivisti a rischio e di programmi di cooperazione decentrata nei paesi terzi.
La rete internazionale “Scholars at Risk”
La rete internazionale è attiva da dieci anni e si propone di sostenere chi non ha più la possibilità di fare ricerca e insegnare nel proprio paese, a causa di minacce, intimidazioni, arresti e violazioni dei diritti fondamentali.
Il 19 febbraio 2019 l’Università di Trento e l’Università di Padova hanno dato vita alla sezione italiana della rete internazionale “Scholars at Risk (Sar)”. Sar Italia intende favorire un coordinamento nazionale volto alla realizzazione di iniziative congiunte a tutela di studiosi/e a rischio, e della libertà accademica in generale, attraverso attività di accoglienza, sensibilizzazione, ricerca e advocacy.
La rete di Sar Italia al momento comprende quattordici partner: l’Università di Padova e l’Università di Trento (promotrici dell’iniziativa), l’Istituto universitario europeo, Magna Charta Observatory, la Scuola normale superiore, le università di Bologna, Brescia, Cagliari, Macerata, Milano, Siena, Torino, Trieste e Verona.