Corpi e dispositivi di Potere nelle democrazie contemporanee
Oggi vogliamo riportare alcune considerazioni dei Prof. Laura Bazzicalupo e Manlio Iofrida sul tema: “Corpi e dispositivi del Potere nelle democrazie contemporanee”, conferenza che ha arricchito il programma del Ri-Festival di Bologna (11-1 aprile 2019) organizzato dalla Rete degli Universitari.
Laura Bazzicalupo
Il corpo è qualcosa di ambivalente; noi siamo il nostro corpo, è una nostra proprietà. E’ l’elemento più differenziale possibile, è il luogo della differenza. Il bambino lo usa senza consapevolezza, gli adulti invece hanno un corpo: noi abbiamo un corpo perchè siamo inseriti in una cultura che esercita un potere di governo. Agamben dieva che il potere politico si è sempre espresso sui corpi e diventa, così, bios, vita governata, non più pura.
La biopolitica coincide con la modernità liberale e democratica dove entra un altro livello di Potere che è quello del capitalismo: l’Economia è il Potere che oggi dà forma alla vita. Questo Potere si esercita per incentivare la produttività, la potenza del corpo del governato. Il governato viene riempito di saperi per per produrre di più, il plusvalore perchè guai a noi se non c’è crescita! Il corpo, quindi, va migliorato secondo leggi che sanno come ottimizzare le sue potenzialità. Si viene a creare una relazione di Potere (padre-figlio, insegnante-studente,datore di lavoro-operaio, etc.) in cui qualcuno sa di essere agìto secondo un principio di verità naturale secondo il corpo stesso e qui entrano di prepotenza la Biologia e l’Economia che raccontano entrambe come si produce la potenza del vivente; queste due scienze entrano nell’ottica della governabilità del vivente. Il medico, ad esempio, offre quell’insieme di saperi che rende l’individuo governabile perchè, oggi, il corpo è fatto oggetto di Potere. Si cerca, inoltre, di dividere gli individui in base a gruppi dove i sani sono le persone produttive e gli insani quelle escluse.
Ma il corpo è naturalmente anarchico, resiste al potere. Dalla fine degli anni’ 60 – quando si esce dalla fabbrica per arrivare al post-fordismo – il corpo, unificato e docile, inizia a reclamare le differenze e nascono i primi movimenti, le manifestazioni (femminismo, identità), ma successivamente il neoliberalismo ricomincia a fare leva sul corpo, considerandolo capitale umano e investe su quello all’interno di una società sempre più competitiva.
Manlio Iofrida
Usciamo da una fase post-industriale e post-moderna che ha corrisposto a una visione (tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80) in cui il Potere è affermato come linguaggio-merce con una smaterializzazione del mondo, in cui tutto è, appunto, linguaggio e in cui la società diventa trasparente (Vattimo) e il mondo ha vinto il limite, la materia.
Con il Neoliberismo in atto oggi, con la crisi economica ed ecologica, si delinea l’idea di progresso, di sviluppo. Il problema è che l’idea di sviluppo illimitato non esiste e torna la questione della vita-terra-corpo che si dimostrano resistenti allo sviluppo illimitato e ciò significa che non tutto è riducibile al linguistico, alla comunicazione.
Gioco, flessibilità, libertà di essere: su questo si basa l’azione del nuovo Potere di tipo neoliberista, ma la Natura e il mondo hanno un limite. Io appartengo all’ambiente (l’inerenza di Merlot-Ponty) e qui c’è una logica precisa per cui i soggetto cura se stesso in relazione ad altri soggetti: quello che sto facendo appartiene a un “noi” e mi trascende.
Nel capitalismo moderno, invece, come si inseriscono i concetti di “uguaglianza” e di “libertà”? Andrebbero riformulati in chiave ecologica. La libertà moderna è un principio di volontà infinito, illimitato, mentre la libertà ecologica è una libertà di essere inerente a un mondo che deve essere rispettato e la Natura è il dispositivo che seleziona ciò che è umano e ciò che non lo è. Per Fucault non c’è il desiderio affermativo perchè non muove da individui-soggetti. Per lui non c’è un luogo del non-governo; io piego la forza che mi investe. Deleuze pensa un livello impersonale della produttività, affermando che siamo assoggettati ad un determinato ruolo e che dobbiamo liberarci dai codici per arrivare come singolarità all’interno di una corrente di produttività (e di Potere) che esce dalla fabbrica, dove i mezzi sono immediatamente nel sociale. Ma questo è ancora un Mito perchè continuano ad esistere i lavori servili, il lavoro di fabbrica, lo schiavismo, il lavoro dipendente, precario, etc.
Laura Bazzicalupo
Oggi il Potere non è più esercitato SULLA vita, ma NELLA vita, ma nello stesso tempo, sollecita le forze del governato: coloro che si ribellano, lo fanno basandosi sugli stessi criteri del Potere. Il Colonialismo ha imposto una cultura che ha finito per forgiare, per costruire una resistenza e c’è resistenza anche quando è passiva, quando si prepara il cambiamento. Siamo tutti assoggettati, ma ognuno ha le potenzialità per mettere in atto il cambiamento.