Venezuela: la rete del terrore (Parte II)
di Tini Codazzi
A seguito dell’articolo pubblicato il 12 giugno, è anche doveroso parlare di ciò che stanno vivendo i parenti, amici e avvocati dei militari arrestati, torturati e/o perseguitati. Genitori, figli, mogli, cugini… non importa che grado di parentela ci sia, basta che sia un famigliare che inizia la persecuzione da parte della rete del terrore. Il regime si scaglia contro tutti e contro tutto, lo sappiamo già, in modo quasi isterico e senza nessun ragionamento e nessuna logica, anche genitori, figli, cugini, mogli, mariti, amici e avvocati vengono perseguitati, minacciati, arrestati e a volte anche torturati come gli stessi militari, perché questa è una forma di pressione e di tortura psicologica molto efficace.
I sergenti maggiori e fratelli Martínez Daza sono venuti a conoscenza dell’arresto dei loro genitori di 71 anni. Carla, cugina di un sergente della Guardia Nacional ha pagato con il sangue l’essere parente stretta di un militare. Siccome il sergente era scappato, allora la polizia ha arrestato diversi membri della sua famiglia tra cui Carla, di 19 anni, questa ragazza è stata torturata e violentata sessualmente durante la settimana in cui è stata sequestrata. Zuleima Medina, moglie del maggiore generale pensionato Rodríguez Torres ed ex ministro degli interni e della giustizia durante gli anni 2013-2014, è stata picchiata e torturata dal DGCIM. Loro non sono gli unici, ci sono decine e decine di parenti minacciati, che hanno paura di parlare e di denunciare quello che stanno subendo. Accuse infondate e illogiche che fanno contro i parenti, semplicemente per infondere paura sui militari.
Anche gli avvocati dei militari e degli ufficiali di polizia devono pagare e subire minacce e non solo, perché in Venezuela essere avvocato è diventato un atto di ribellione. l’Avv. Enrique Perdomo, difensore del commissario Iván Simonovis, (uno dei primi prigionieri politici del regime di Hugo Chávez, accusato senza prove e rinchiuso per 15 anni. In questo momento si trova in esilio negli Stati Uniti perché come altri esponenti importanti della politica venezuelana, è riuscito a scappare) è stato arbitrariamente arrestato dal SEBIN.
Il 28 giugno scorso, l’avvocato e presidente del Foro Penal Alfredo Romero, denunciava il sequestro di Antonia Turbay, avvocata del medesimo Foro, portata via da casa sua il 26 giugno dal SEBIN. È stata “desaparecida” per 4 giorni, adesso si aspetta la cauzione e il posteriore divieto di dare dichiarazioni e uscire dal paese. Un altro modo per far tacere le persone e continuare a mantenerli prigionieri. Questi sono i più recenti, ma ci sono decine e decine di avvocati che in questi anni hanno subito la violazione dei loro diritti, solo per la professione che esercitano.
Ovviamente, non scappano i giornalisti o amici che per qualche ragione si sono avvicinati a militari o poliziotti “ribelli”, per esempio, Saul Torres, registra cinematografico sequestrato e arrestato solo per aver fatto un documentario su Óscar Pérez, quel famoso poliziotto ribelle che volo sulla capitale in elicottero per chiamare ad una ribellione contro Maduro e successivamente ucciso selvaggiamente durante una imboscata. Ebbene, questo ragazzo giornalista ha pagato, solo per aver fatto un documentario sul poliziotto. Nessuno che abbia qualche contatto con militari ribelli si salva.
L’ultimo aggiornamento sulle barbarie commesse dalla rete del terrore è la tragedia successa al capitano di corbetta Rafael Acosta Arévalo, arrestato il 21 giugno e accusato di cospirazione e tentativo di “golpe de estado”. 8 giorni dopo, il capitano è stato trasferito dal DGCIM alla sede del tribunale militare per una udienza di presentazione. È arrivato in sedia a rotelle con gravi ferite che sembravano evidenti indizi di torture: ferite alle braccia, mancanza di sensibilità alle mani, infiammazioni nei piedi, lesioni sul torso, non poteva alzarsi dalla sedia e nemmeno parlare, a stento è riuscito a dire al suo avvocato la parola “aiuto”. È morto poche ore dopo, quindi possiamo solo immaginare l’inferno che ha vissuto quest’uomo torturato sistematicamente per 8 giorni.
I prigionieri politici alla data del 1° luglio sono 630, di cui 1 adolescente, 50 donne, 109 militari.
Adesso sono soprattutto le FAES (Fuerzas de acción especial) a sequestrare e arrestare arbitrariamente le persone. Operano come un’unità di combattimento, hanno una logica di guerra, sono conosciuti come “los verdugos de Maduro”. Da aggiungere alla rete del terrore.
Più debole diventa il regime, maggiore sarà la repressione e questo orrore continuerà.