Il Diritto Internazionale Umanitario e dei Diritti Umani: un approccio variegato
di Nicole Fraccaroli
Il seguente documento di ricerca è stato realizzato in nome dell’interesse dell’autore per studiare meglio le caratteristiche dell’intreccio insito tra il Diritto Internazionale Umanitario (IHL) e dei Diritti Umani (IHRL).
I diritti umani sono per lo più riconosciuti per essere di applicabilità universale indipendentemente dal “dove” e “chi”; mentre il diritto umanitario è un corpo di norme applicabili e progettate per una particolare circostanza, quella dei conflitti armati. Tuttavia, c’è un punto in cui le due discipline si incontrano, non si fondono, ma interagiscono e producono un approccio variegato e interessante.
Questi due rami del diritto internazionale sono di primaria importanza, ma l’autore ne comprende meglio la praticità una volta essere stati analizzati come interrelati e provocati dalle disposizioni e dai principi fondamentali dell’altro. L’autore riconosce il loro valore aggiunto purché questi corpi siano osservati alla luce della complementarità: distinti ma sovrapposti.
Per dare voce alla loro forza, di seguito vi è un evidente ricorso a diversi casi-studio pratici e considerazioni legali, che simultaneamente hanno permesso di sfidare la domanda di ricerca.
“La legge sui diritti umani è incentrata sulla concessione di diritti all’individuo, mentre il diritto umanitario si concentra sull’imposizione diretta di obblighi nei confronti dell’individuo”. Questa opinione secondo la quale il diritto internazionale umanitario riguardi gli obblighi e la legge internazionale sui diritti umani verta sui diritti, è ancora ampiamente usata come argomento contro la loro complementarità. Lo studio di René Provost sul rapporto tra i due rami del diritto internazionale, nel suo libro “International Human Rights and Humanitarian Law”, dedica un’ampia parte alla differenza tra diritti umani e obblighi umanitari. Secondo lui la principale differenza sta nella capacità procedurale di rivendicare i diritti in contrasto con gli obblighi degli Stati di agire in determinati modi. Allo stesso tempo, questa affermazione non può essere utilizzata per affermare che l’applicazione complementare tra i due rami nei conflitti armati è completamente impossibile.
In realtà, i diritti umani sono diritti individuali che sono rispecchiati dall’obbligo degli Stati di rispettare, proteggere e soddisfare i diritti umani nei confronti delle persone sotto la loro giurisdizione. E, proprio come i diritti umani non riguardano solo i “diritti”, il diritto umanitario non concerne solo gli “obblighi”.
La definizione del diritto umanitario come obbligo degli Stati nei trattati umanitari riflette innanzitutto la storia della legge: quando il diritto internazionale umanitario è stato codificato 150 anni fa, dal primo tentativo di assicurare le preoccupazioni umanitarie, l’unica struttura disponibile era quella del diritto internazionale così come era in vigore. Mentre l’IHL “tradizionale” conteneva diritti e doveri inter-statali, l’IHL contemporaneo riconosce anche i diritti individuali.
La parte seguente intende analizzare alcune disposizioni giuridiche al fine di dimostrare il possibile parallelismo che può essere tracciato tra i due rami. I risultati sono rappresentativi di un grado di complementarità, che non risulta in una fusione, ma assume piuttosto la forma di un’applicazione inclusiva l’uno dell’altro. Questo è ciò che l’autore definisce: un approccio variegato.
Ma prima verrà mostrato, sfruttando alcuni casi chiave, che tale apertura è stata riconosciuta a livello internazionale. Difatti, l’applicabilità parallela di IHL e IHRL è diventata recentemente parte dell’ortodossia legale nel diritto internazionale.
In modo evidente, il Tribunale Internazionale per l’Ex Jugoslavia ha riconosciuto anche la complementarità tra i due rami del diritto interessato; partendo dal presupposto che, a causa della somiglianza dei due corpi giuridici, “in termini di obiettivi, valori e terminologia”, il ricorso al diritto dei diritti umani “è generalmente un’assistenza gradita per determinare il contenuto del diritto internazionale consuetudinario nel campo del diritto umanitario”. Inoltre, numerosi tribunali per i diritti umani hanno rivendicato la giurisdizione sui conflitti armati. La decisione della Commissione Interamericana sui diritti umani nel caso Abella è significativa. La Commissione ha infatti riconosciuto la competenza per applicare il diritto umanitario e ha osservato che “le disposizioni del diritto internazionale convenzionale e consuetudinario generalmente offrono alle vittime di conflitti armati tutele più specifiche di quelle generali nella Convenzione Americana e in altri strumenti sui diritti umani”.
I fautori dell’idea di complementarità dei diritti umani e del diritto umanitario sostengono che i due sono, come osservato attraverso il caso precedente, distinti ma sovrapposti. È per esempio il punto di vista applicato dal Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e dal Comitato Internazionale della Croce Rossa. La complementarità è un approccio variegato e le opinioni a riguardo divergono. Ovviamente si rifiuta la posizione separatista, ma non viene sostenuta nemmeno la fusione di IHL e IHRL. Ciò implica semplicemente il parallelismo tra i diritti umani e il diritto umanitario come due categorie di norme applicabili, ma isolate che non sono interessate al risultato della loro co-applicazione e non sono orientate verso sforzi di reciproco sostegno. In contrasto con il principio di lex specialis, l’approccio di complementarità mira a raggiungere una coerenza sistemica alla luce dei principi di base condivisi.
Ci sono esempi sufficienti che dimostrano la praticabilità di questo approccio.
Il diritto ad un equo e giusto processo viene regolato e riconosciuto sia dai diritti umani sia dal diritto umanitario. Ad esempio, questi diritti sono incorporati nell’articolo 14 del Trattato Internazionale sui Diritti Civili e Politici (ICCPR), negli articoli 105 e 106 della terza convenzione di Ginevra (sul trattamento dei prigionieri di guerra) e nell’articolo 75 del primo protocollo aggiuntivo. Nel campo dei diritti umani ciò che è evidenziato è l’uguaglianza delle persone davanti alle corti e ai tribunali; mentre nell’area del diritto umanitario vengono enfatizzati i doveri nei confronti dei prigionieri di guerra.
Il divieto di tortura, per esempio, richiede l’analisi incrociata di IHL e IHRL; in effetti, in questo campo, l’IHRL funge efficacemente da guida interpretativa degli aspetti rilevanti del diritto umanitario. Comprensibilmente, in diversi casi il Tribunale Internazionale per l’Ex Jugoslavia ha eseguito un’analisi comparata dei due corpi di legge per chiarire il contenuto del divieto di tortura, a causa della mancanza di tale definizione nel diritto internazionale umanitario. La definizione di tortura ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite del 1984 contro la tortura; la Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1975 contro la tortura o la Convenzione Interamericana degli Stati Uniti contro la tortura, sono rappresentative del diritto internazionale consuetudinario.
Il nesso stretto e la crescente convergenza dei diritti culturali in IHL e IHRL emergono per quanto riguarda la protezione del patrimonio culturale nel corso di conflitti armati. In particolare, è stato sostenuto che un’analisi delle rispettive norme del diritto internazionale umanitario, ad esempio all’articolo 53 del primo protocollo aggiuntivo di Ginevra (per il miglioramento delle condizioni dei feriti e dei malati delle Forze armate sul campo) e all’articolo 16 del secondo protocollo aggiuntivo (per il miglioramento delle condizioni dei feriti, dei malati e dei naufraghi delle Forze armate sul mare) relativo alla protezione dei beni culturali e dei luoghi di culto, dimostra che tale protezione non è solo garantita a rappresentazioni materiali del patrimonio culturale, ma è intesa a garantire il godimento e l’accesso al patrimonio culturale come diritto umano. D’altra parte, il diritto a prendere parte alla vita culturale, come ad esempio nell’articolo 15 del Patto Internazionale sui Diritti Economici-Sociali-Culturali (ICESCR), non implica unicamente il dovere di preservare la proprietà culturale, ma anche il divieto della loro volontaria distruzione con l’uso della forza.
Diventa visibile il cosiddetto approccio variegato: da una parte i due ambiti di diritto internazionale si incontrano, ma dall’altra parte lo fanno a prescindere da ogni sforzo reciproco di sostegno.
Lo scopo ultimo delle due aree del diritto internazionale può essere la protezione dell’individuo, ma sono fatti per raggiungere questo obiettivo in modi diversi. Ed è proprio per questa ultima ragione che, secondo l’autore, una fusione tra le disposizioni dei due corpi non è possibile.
Nondimeno, come è stato mostrato, questa differenza non preclude una costruttiva impollinazione incrociata a livello dei loro quadri normativi: sempre più tribunali penali internazionali e corti di diritti umani si riferiscono al diritto umanitario; così come l’IHL ha acquisito negli anni un gusto più umano. Ciò consente al Diritto Internazionale Umanitario e dei Diritti Umani di colmare lacune, mentre coesistono temporalmente.