“LibriLiberi”. La caduta del cielo
di Alessandra Montesanto
La foresta amazzonica è in fiamme e pochi se ne preoccupano, credendo che sia un problema relativo e circoscritto. Invece ci riguarda molto da vicino. Abbiamo ormai perso, da questa parte del mondo, il contatto con la Natura; abbiamo cercato di domarla in tutti i modi, nell’illusione di migliorare la qualità delle nostre esistenze, ma abbiamo depredato la più grande fonte di vita che avevamo a disposizione per ossigeno e acqua, per legno e vegetali, per la fauna. Ma abbiamo preteso sempre di più per la logica, contorta illusoria e prepotente, di essere superiori a tutto e a tutti.
E allora bisogna leggere un testo, originalissimo e denso: La caduta del cielo. Parole di uno sciamano yanomami, per riportare i nostri piedi e i nostri cuori su questa Terra.
Il libro (Edito da Nottetempo) è scritto – o sarebbe meglio dire “trascritto” – dall’antropologo Bruce Albert che ha trascorso anni nella comunità yanomani, nel nord dell’Amazzonia brasiliana. E’ entrato a far parte della famiglia di Davi Kopenawa, con la fiducia che deriva dall’apertura mentale e dalla mancanza di pregiudizio, e ha raccolto la testimonianza del capofamiglia, sciamano e attivista per i diritti umani degli indios.
Un’esistenza epica, quella di Kopenawa, che lo ha visto protagonista contro il colonialismo, cercatori d’oro, missionari cattolici, imprenditori: insomma i Bianchi. Un’esistenza, la sua, segnata fin dall’infanzia da una sensibilità fuori dal comune, amplificata dall’educazione degli anziani che lo hanno introdotto alle pratiche sciamaniche in un lungo e faticoso percorso di iniziazione, raccontato nei primi capitoli di un racconto/testimonianza davvero stupefacente: spiriti, visioni, colori, forti emozioni. Tutto viene coinvolto nella possibilità di un legame tra esseri umani e Cosmo, quando un Uomo (maschio, ma anche femmina) entra in contatto con l’Universo.
Da lettori occidentali si possono trovare, durante la lettura, alcuni riferimenti appartenenti alla nostra cultura occidentale: le idee di Platone (realtà e rappresentazione), la purificazione del corpo (Cristianesimo oppure Ipazia che denigrava il proprio corpo per curarsi della propria ricerca intellettuale), Lucrezio (per la concezione metamorfica degli esseri naturali), ma anche questa sarebbe una sorta di “colonizzazione” della cosmogonia e della mentalità yanomami. Si tratta, invece, di una credenza, di uno stile di vita del tutto diverso dal nostro, ma ugualmente autorevole. A partire dal concetto di Spirito universale fino alla quotidianità, gli amerindi – e in particolare gli sciamani – dimostrano, nella seconda parte del libro, l’impotenza dell’individuo di fronte a forze superiori, benevole o malevoli; sottolineano la futilità della nostra corsa al progresso, nel momento in cui siamo tutti esseri a termine; spiegano che la sopravvivenza delle generazioni future passa attraverso i nostri comportamenti che devono tornare a rispettare l’ Ambiente; suggeriscono di non perdere il filo con il Cielo e i suoi abitanti, per coltivare i valori positivi che collegano la nostra mente alle stelle. Perchè siamo fatti della stessa sostanza, come ricordano le lacrime e il mare.