Intervista a Paolo Lambruschi, autori del saggio “Sulla loro pelle. Il fenomeno migratorio d’Africa ostaggio della politica”
a cura di Alessandra Montesanto
Associazione Per i Diritti umani ringrazia molto Paolo Lambruschi per la sua disponibilità.
Sulla loro pelle si scrive, sulla loro pelle si genera consenso, sulla loro pelle si specula, sulla loro pelle si litiga: mai come oggi la questione migratoria sta cambiando il dibattito politico, mettendo addirittura in dubbio il ruolo dell’Unione europea. Distorta dalle fake news, stravolta da una narrazione tossica, la materia soffre anche per la cronica assenza del doppio sguardo, capace cioè di raccontare quello che sta accadendo in Africa: se infatti la crisi migratoria di questo decennio è stata caratterizzata inizialmente dagli esodi siriani, oggi il flusso momentaneamente tappato in Libia nelle galere dei trafficanti è quello che scorre dalle rotte africane. La sete, la fame e i piedi che fanno male, la sensazione di alienazione, la paura di non farcela: su 20 milioni di persone in movimento ogni anno in Africa in cerca di opportunità di lavoro e vita migliori, solo 2 milioni si dirigono verso nord. Ma la popolazione africana in due anni raddoppierà, quella europea resterà stabile. Occorre allora rivedere le politiche migratorie che non possono limitarsi a chiusure, muri e a spaventare i cittadini, ma devono trovare un equilibrio tra la libertà di restare, quella di partire e le necessità europee di manodopera, di preservazione del welfare e della identità. Serve una nuova visione per crescere con reciproci vantaggi, cambiando i paradigmi: una visione alla quale la Chiesa cattolica ha offerto molti contributi, perché, d’altra parte, siamo tutti migranti.
Vogliamo ricordare, innanzitutto, quali sono i motivi di fuga dei migranti africani?
La fame che affligge 11 milioni di persone solo nel Sahel, la povertà dovuta allo sfruttamento delle risorse agricole e minerarie da parte di aziende spesso transnazionali che non lasciano nulla alla popolazione, la corruzione delle elites e la loro miopia che impedisce ad esempio la creazione di filiere industriali e frena lo sviluppo, la mancanza di democrazia e la repressione politica e la discriminazione etnico-religiosa, i conflitti spesso a bassa intensità per le risorse. Infine i mutamenti climatici che rendono sempre più precaria la vita lungo le coste per l’innalzamento del livello dei mari e i raccolti sempre più frequentemente alluvionati o braccati dalla siccità producendo carestie. Tutti questi motivi mettono in movimento in media 20 milioni di africani l’anno, il 10% circa verso nord. E i flussi sono e saranno sempre più misti, chi parte per fuggire da guerre e persecuzioni e chi dalla fame.
Il libro parla di Welfare e di accoglienza, ma anche di politica.
Quali potrebbero essere i suggerimenti per una nuova politica in linea con una società sempre più multiculturale?
Anzitutto l’Italia deve dotarsi di una politica migratoria. Nonostante il decennio di crisi vi sono settori interi del comparto produttivo come quello agricolo, alberghiero e turistico, edile, domestico che non riescono a reperire manodopera e un decreto flussi, che comprenda anche gli stagionali, potrebbe aiutare la lotta alla irregolarità lavorativa. Per quanto riguarda i migranti regolari bisognerebbe agevolare l’integrazione a ogni livello a partire dai minori iniziando dal sostegno all’apprendimento linguistico o intensificando i corsi di formazione per gli adulti senza lavoro. Per i profughi giunti in Italia vanno aboliti i decreti sicurezza e reinserita la protezione umanitaria per evitare il progressivo aumento di irregolari. Parimenti vanno aumentati i fondi per i rimpatri volontari e intensificati gli sforzi per espellere o estradare i veri criminali abituali. Per prevenire infine le tragedie del mare va infine favorito l’ingresso legale e sicuro di persone vulnerabili attraverso corridoi umanitari europei.
Come valuta le attività delle Ong e la campagna (sempre politica) contro di loro? E cosa chiedere alla Ue?
Dal 2014 svolgono in mare una attività preziosa salvando vite umane e testimoniando quello che sta accadendo nel Mediterraneo. Senza di loro la pratica illegale dei respingimenti di profughi in Libia sarebbe passata sotto silenzio ad esempio così come le complicità tra i trafficanti e la cosiddetta guardia costiera libica. Sono state oggetto negli ultimi tre anni di una campagna denigratoria mai vista in Occidente che ne ha messo in discussione persino in Italia – dove nel non profit tra volontari e operatori si impegnano 6,5 milioni di persone- valori e finalità definendo con ignoranza becera e volgarità “mangiatoia” e “business tutto quanto afferisce all’accoglienza organizzata nonostante la sussidiarietà e la solidarietà siano valori costituzionali. Eppure ad oggi le accuse non sono state mai provate e le inchieste sono state tutte archiviate. Di questo clima che ha sdoganato il razzismo e l’arroganza e il cinismo e messo all’indice bontà, altruismo, pazienza ora ne stanno facendo le spese gli stessi italiani, come dimostrano le cronache di discriminazioni contro i meridionali, ad esempio nel profondo nord. Credo che comunque il loro posto vada preso da navi militari europee e che il compito di vigilanza e salvataggio debba essere compiuto dagli Stati finalmente tornati consapevoli della complessità del fenomeno migratorio. Alcuni Paesi Ue come Francia e Germania hanno iniziato a partecipare alla redistribuzione dei migranti sbarcati nei porti italiani. Quella è la strada da percorrere insieme alla riforma del regolamento di Dublino, varato un quarto di secolo fa e superato,il quale prevede che lo Stato di primo approdo sia responsabile dei profughi fino alla definizione del loro status.
Come combattere i populismi, oggi più che mai in voga ammantati di democrazia?
Il populismo sfrutta l’ignoranza della gente, in Italia molto più diffusa che altrove soprattutto sulla materia della immigrazione, per ottenere consensi con formule che propongono risposte semplicistiche e di corto respiro. Ad esempio la tanto sbandierata chiusura dei porti, che ha solo prodotto sofferenze e polemiche e alimentato odio contro profughi e Ong, non ha evitato gli sbarchi, li ha solo ritardati. E la solidarietà europea è arrivata dopo il cambio di governo. Non so come andrà la lotta politica al populismo, ma dal punto di vista dell’informazione occorre cambiare passo. Serve ad esempio una informazione più approfondita e meno provinciale sulle cause che provocano l’immigrazione e una narrazione diversa sull’Africa e le opportunità che offre all’Italia e agli italiani. ” Sulla loro pelle” è un progetto che nella sua modestia vuole stimolare riflessioni in questa direzione, aprendo dialoghi con chi vuole saperne di più. Ovviamente non è esaustivo, ma se i lettori fossero incuriositi dall’Africa dopo la lettura e avessero gli strumenti per aprire le vedute, avrei raggiunto lo scopo.
Qual è la posizione della Chiesa sul tema dell’accoglienza e cosa pensa dei cattolici che hanno votato Salvini e la sua propaganda?
Nel messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2018, papa Francesco ha indicato ai cristiani 4 verbi, 4 azioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. A monte c’è la necessità di garantire a ogni uomo la libertà di scegliere di restare a casa propria e con la propria famiglia. E ovviamente il diritto alla mobilità. Ai credenti mi permetto di ricordare che i cristiani devono impegnarsi per la giustizia e quindi, in soldoni, è troppo comofo cavarsela con lo slogan “aiutiamoli a casa loro”. Invece per prevenire le migrazioni di massa serve anzitutto consapevolezza sulle azioni solidali da compiere sia come cittadini organizzati attraverso associazioni e Ong, sia come elettori che pretendono dalla politica risposte serie orientate allo sviluppi e aiuti allo sviluppo efficaci. Il governo giallo verde ha ulteriormente tagliato gli aiuti allo sviluppo. Infine inviterei a rileggere il Vangelo, dove misericordia e carità sono i fondamentali per dirsi cristiani. E il prossimo da aiutare e amare come te stesso, nonostante le curiose interpretazioni teologiche in chiave sovranista, è colui che incontri per strada, non solo la tua famiglia.
Cosa si augura per il Futuro?
Più coraggio da parte di tutti. Dopo questa stagione non ancora passata di paure, odio e chiusura. Siamo davanti a cambiamenti epocali e la immigrazione, insieme alla questione ambientale e a quella delle disuguaglianze e dell’approvvigionamento energetico è una delle grandi sfide planetarie. Il rischio è quello di creare un mondo sempre più polarizzato e ingiusto e quindi conflittuale. Occorre quindi una opinione pubblica più attenta e informata e per questo servono giornalisti autorevoli e con la schiena diritta che offrano storie e notizie che chiariscano il quadro anche a costo di andare controcorrente, senza prestarsi al facile gioco della propaganda.