“America latina. Diritti negati” Aggiornamento dall’Ecuador
di Tini Codazzi
“El pueblo unido jamás será vencido”. Quante volte ho sentito queste frasi in America Latina, durante proteste, manifestazioni, concerti, raduni universitari… ho perso il conto. Per anni e anni, strade, piazze e luoghi pubblici, dal Messico fino all’Argentina, passando per il Venezuela e la Colombia si sono riempiti di queste potenti parole. Adesso, l’eco del popolo unito arriva dall’Ecuador.
Proteste nate dai movimenti indigeni a causa delle misure economiche implementate dal governo di Lenin Moreno, soprattutto l’eliminazione dei sussidi per i combustibili. Il “galón”, che sarebbe equivalente a 3 litri, è passato da 1,85 a 2,39 $. E’ salito più del 120% e questo ha scatenato proteste partite dal settore del trasporto insieme ai movimenti indigeni e agli studenti. Manifestazioni in largo e lungo, con alte concentrazioni di scontri tra polizia e civili a Quito e Guayaquil. Mobilitazione di forze armate e polizia, che come prassi eseguono l’abuso di potere e compiono alla perfezione le loro danze repressive e l’attivazione di misure aggressive contro il popolo, sebbene il popolo abbia complicato le cose con lo sciopero nazionale, tagliando tutti i servizi essenziali.
Dalla sua parte il Presidente Lenin Moreno ha accusato Nicolas Maduro e l’ex presidente Rafael Correa di essere gli artefici di questa crisi… qualunque situazione è possibile nel continente incredibile del Realismo Magico. Nel frattempo, da Caracas è arrivato un comunicato che nega e anche Correa nega. Quello che è vero è che il Presidente Moreno ha dovuto fare gli accordi con il FMI per combattere la crisi economica e fiscale del paese, e da quello che si può capire, queste misure estreme hanno scatenato il tutto.
La settimana scorsa, il settore indigena clamava per la devoluzione dei sussidi al carburante, importante per il trasporto ma anche per la loro economia, altrimenti avrebbero invaso ancora le strade, nonostante la militarizzazione delle strade da parte del governo e il decreto dello stato di assedio e il coprifuoco nella capitale che imperava settimana scorsa.
Le informazioni ufficiali del governo parlano di 929 arresti e più di 500 feriti tra civili e polizia. I Social e la stampa parlano anche di 6 morti da quando è iniziata la crisi, una quindicina di giorni fa. Le immagini sui social, alcune già censurate, mostrano video e foto agghiaccianti di 3 giovani morti buttati giù da un ponte dalla polizia, manganellate, botte e spruzzi di acqua, proiettili a cuscinetto contro i manifestanti, ecc.
Secondo il governo le forze dell’ordine devono tutelare l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini durante gli scontri di piazza. Partono gli apparati repressivi del governo e si scatena la battaglia contro i civili, è il solito copione latinoamericano, del passato e del presente.
Adesso si sono un po’ calmate le acque perché sono iniziate le trattative tra il governo e i gruppi indigeni, chiesa cattolica e ONU come intermediari, dopo 10 giorni di sciopero nazionale e tanti scontri, il paese deve fare i conti con l’aumento della benzina, con le voci sempre più frequenti che dicono che Rafael Correa è dietro a tutta questa crisi e con gli strascichi dello sciopero.