Turchia/Siria: Abu-Bakr Al-Baghdadi morto ad Idlib. Il leader dell’IS viveva al confine con la Turchia
Dopo la morte del leader del cosiddetto Stato Islamico (IS) Abu-Bakr al-Baghdadi, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) non può fare a meno di chiedersi come sia stato possibile che il terrorista più cercato al mondo abbia vissuto per mesi indisturbato nella regione siriana di Idlib, in una zona controllata da anni dall’esercito turco e dalle milizie islamiche sue alleate, nonché nelle dirette vicinanze della frontiera con la Turchia. Già lo scorso 25 marzo 2019 un portavoce delle Unità di Autodifesa YPG aveva dichiarato che Al-Baghdadi si trovava con
molta probabilità ad Idlib.
L’esercito di Erdogan mantiene almeno dodici postazioni militari nella regione, i servizi di telefonia mobile e di internet vengono forniti perlopiù da fornitori turchi e ciò nonostante Ankara non sembra essere a conoscenza del fatto che le regioni siriane occupate e controllate dall’esercito turco si siano trasformate in luoghi sicuri per gli adepti
dei formazioni estremiste di stampo islamico. Per molti siriani, in particolare per le persone appartenenti alle minoranze di Kurdi, Yezidi, Cristiani, Aleviti e Armeni, principali vittime della barbarie dell’IS nella regione, resta un mistero come un paese appartenente alla NATO possa sostenere o anche solo tollerare indisturbatamente i peggiori
criminali.
Durante l’annuncio della morte di Al-Baghdadi, il presidente statunitense Donald Trump ha ringraziato le Forze democratiche siriane (SDF) a conduzione kurda per il sostegno fornito durante l’operazione.
Dall’inizio dell’anno le YAT (forze speciali delle SDF) e le HAT (Forze speciali della polizia delle regioni auto-amministrate) hanno condotto 347 operazioni contro cellule dell’IS nella Siria del Nord. Durante queste operazioni sono stati arrestati 476 sospettati di appartenere all’IS, tra cui alcuni membri di alto livello dell’IS come Anwar Mohammed Hadoushi, sospettato di aver co-organizzato gli attentati a Parigi e Bruxelles. In seguito all’aggressione militare turca in Siria del Nord i combattenti kurdi e i loro alleati sono però concentrati sulla difesa del proprio territorio e hanno abbandonato la ricerca dei terroristi dell’IS. Gli attacchi mirati dell’esercito turco a prigioni e campi in cui si trovavano seguaci dell’IS ha fatto sì che centinaia di prigionieri potessero fuggire. Per le vittime dell’IS, è morto un terrorista ma centinaia di altri sono tornati liberi, come diretta conseguenza del tradimento di Trump nei confronti dei Kurdi.