“Imprese e diritti umani”: avvicinamento agli UN Guidelines Principles on business and human rights
di Cecilia Grillo
Per diritti umani si intende l’insieme di diritti, disposizioni di legge e libertà fondamentali che spettano all’individuo in quanto tale e il cui riconoscimento permette all’uomo, all’individuo, di poter condurre un’esistenza dignitosa e libera, sviluppando armonicamente la propria personalità e le proprie aspirazioni. I diritti umani sono quei diritti riconosciuti all’individuo semplicemente sulla base alla sua appartenenza al genere umano e che non possono essere oggetto di alcuna decisione governativa arbitraria.
Dei diritti umani fanno parte il diritto alla vita e alla sicurezza fisica, il diritto alla libertà di pensiero, il diritto di espressione e di libertà religiosa, libertà di associazione e di movimento, il diritto all’istruzione e al lavoro, alla vita familiare e alla privacy, al cibo e all’acqua, alla privazione dalla tortura, dalla schiavitù o dal lavoro forzato, il dirittoa condizioni lavorative eque e dignitose e alla non discriminazione.
Questi e altri diritti umani riconosciuti a livello internazionale sono enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti umani, adottata dalle Nazioni Unite in seguito alle atrocità commesse durante il corso della seconda guerra mondiale. Tali diritti umani sono statielaborati in modo più dettagliato in due convenzioni internazionali redatte dalle Nazioni Unite (the International Covenant on Civil and Political Rights e the International Covenant on Economic, Social and Cultural Rights) e nella Declaration on Fundamental Rights and Principles at Work of the International LabourOrganization.
Le imprese possono essere promotrici di effetti positivi rispetto alla salvaguardia dei diritti umani: alcune tutelano il rispetto dei diritti umani in modo specifico, come ad esempio attraverso il sostegno della libertà di espressione per mezzo di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, sostegno alla salute rendendo disponibili e accessibili nuovi farmaci o promuovendo lo sviluppo di comunità locali. Ma possono anche essere coinvolte nello sviluppo di impatti negativi che comportano la violazione di tali diritti, come ad esempio la previsione di condizioni lavorative non sicure o la sottrazione alle comunità locali delle terre e dei mezzi di sussistenza di cui queste necessitano, senza attuazione del dovuto processo di compensazione.
A seguito dei gravi abusi commessi dalle imprese negli ultimi decenni, la società civile ha richiesto alle multinazionali di agire nel rispetto delle normative in tema di diritti umani. Nel corso degli anni ‘90 organizzazioni non governative hanno cominciato a condurre campagnedi protesta volte a contrastare i fenomeni legati al lavoro minorile, agli abusi all’interno delle catene di approvvigionamento di importanti aziende di abbigliamento e calzature e agli abusi commessi da compagnie minerarie, petrolifere e fornitrici di gas.
Nel tentativo di porre fine a tali violazioni, nel 2000, le Nazioni Unite hanno istituito il Global Compact, “un’iniziativa politica volontaria per le imprese impegnate ad allineare le loro operazioni e strategie con … [nove] principi universalmente accettati nei settori dei diritti umani, del lavoro e dell’ambiente”. Nel 2004 è stato inoltre aggiunto un decimo principio in riferimento alla lotta alla corruzione.
Le imprese che partecipano al Global Compact sono tenute a riferire pubblicamente le misure adottate per conformarsi a tali principi, tuttavia, come viene affermatonello stesso Global Compact, non trattandosi di uno strumento giuridicamente vincolante né “di uno strumento di valutazione o di prestazione”, non produce efficacia obbligatoria nei confronti delle imprese che hanno optato per la sua adozione.
Nel 2005, la Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite ha avanzato richiesta al Segretario generale delle Nazioni Unite affinché nominasse un rappresentante speciale per il settore imprese e diritti umani. Il segretario generale Kofi Annan ha così designato il professor John Ruggie dell’Università di Harvard come rappresentante speciale, il quale, dopo aver condotto ricerche e consultazioni approfondite con esperti e rappresentanti di governi, imprese e società civile in varie regioni del mondo, nel 2008 ha proposto al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite un “quadro politico per la gestione delle imprese e dei diritti umani […] basato su tre pilastri: il dovere dello Stato di proteggere dalle violazioni dei diritti umani da parte di terzi, comprese le imprese; la responsabilità aziendale di rispettare i diritti umani; e un maggiore accesso delle vittime a rimedi effettivi, giudiziarie non giudiziari”. Il Consiglio ha accolto con favore tale strumento e ha incaricato il professor Ruggie di formularedelle raccomandazioni volte a renderlo operativo e a rafforzarlo.
Sono così stati redatti i Guiding Principles on Business and Human Rights, approvati dal Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani nel 2011. La disciplina dei Guidelines Principles è caratterizzata dal dovere dello Stato di proteggere dalle violazioni dei diritti umani, dalla responsabilità aziendale nel rispettare tali diritti, con la previsione di un più ampio accesso delle vittime a rimedi efficaci.
Uno dei maggiormente riconosciuti contributi dei Principi Guida è stato quello di stabilire chiaramente i doveri degli Stati e le responsabilità delle società per garantire che le imprese operino nel rispetto dei diritti umani: il primo pilastro è inerente al dovere dello Stato di proteggere i diritti umani contro gli abusi condotti da parte di terzi, comprese le imprese, attraverso adeguate politiche, leggi, regolamenti e decisioni.
Il secondo pilastro è relativo alla responsabilità aziendale concernente il rispetto dei diritti umani, con la previsione della dovuta diligenza nell’azione per evitare di incorrere in violazioni di diritti umani ed eventualmente per affrontare i possibili impatti negativi. Infine, il terzo e ultimo pilastro si riferisce alla necessità di un più ampio accesso a rimedi efficaci, sia giudiziari che non giudiziari, per le vittime di abusi dei diritti umani commessi da parte delle imprese.
La responsabilità aziendale nel rispetto dei diritti umani, come stabilito nel secondo pilastro dei Principi Guida, è uno standard di condotta per le aziende. I Principi Guida chiariscono che le aziende dovrebbero disporre di:- una dichiarazione del loro impegno politico nelrispettare i diritti umani;- un processo di due diligence sui diritti umani per:• valutare l’impatto reale e potenziale sui diritti umani rispetto all’attività svolta dall’impresa;• integrare i risultati e agire per prevenire o mitigare potenziali impatti;• tenere traccia dell’andamento della società;• dare comunicazione dell’andamento della società;- processi per fornire un rimedio a coloro che sono stati danneggiati, nel caso in cui la società causi o contribuisca a un impatto negativo in relazione aspecifici diritti umani.
I 31 principi evidenziano le aspettative degli stati e delle aziende su come prevenire e affrontare gli impatti negativi e la violazione di diritti umani da parte delle imprese. I Principi Guida si applicano a tutti gli stati e a tutte le attività commerciali a livello globale e oggi vengono implementati da aziende, governi e soggetti interessati.
L’implementazione della responsabilità aziendale nel rispetto dei diritti umani tuttavia richiede tempistiche piuttosto lunghe, non considerando il contesto operativo, le attività e i rapporti commerciali in continua evoluzione e cambiamento: la realizzazione di tale implementazione è un processo in continuo sviluppo.
I passaggi definiti nei Principi Guida consentono alle aziende di conoscere e dimostrare di aver condotto tutti gli steps richiesti e gli sforzi adeguati al fine di far fronte alla responsabilità inerente alla possibile violazione di diritti umani. La continua richiesta alle aziende di conoscere e individuare i progressi nella loro performance in materia di diritti umani ha rafforzato le domande, sia in termini qualitativi che quantitativi, in merito a relazioni e reports aziendali a tal riguardo.
I Principi Guida sottolineano come tutte le impreseabbiano responsabilità nel rispettare i diritti umani, il che significa evitare di produrre impatti negativi su tali diritti e porre rimedio a questi ultimi laddove si dovessero verificare. Tale responsabilità si applica alle operazioni d’impresa compiute dalle aziende stesse e in relazione a tutti i loro rapporti commerciali, compresi quelli inerentialla loro catena di fornitura.
Sebbene il dovere primario di proteggere i diritti umani spetti ai governi nazionali, le aziende hanno la responsabilità di rispettare i diritti umani nelle rispettiveoperazioni. Il Principio Guida n.11 afferma: “Business enterprises should respect human rights. This means that they should avoid infringing on the human rights of others and should address adverse human rights impacts with which they are involved”. Il commentario ufficiale ai Principi Guida in tema di business e human rights, approvato dal Consiglio dei diritti umani delle NazioniUnite, specifica: “The responsibility to respect human rights is a global standard of expected conduct for all business enterprises wherever they operate…[It] exists over and above compliance with national laws and regulations protecting human rights”.
A risposta ad alcune critiche, secondo le quali le normative sui diritti umani sarebbero applicabili solo ai governi e non al settore privato, il preambolo della Dichiarazione universale dei diritti umani esorta “ogni individuo e ogni organo della società” a promuovere e rispettare i diritti umani. Louis Henkin, uno dei principali studiosi di diritto internazionale e diritti umani, ha osservato: ogni individuo e ogni organo della società non esclude nessuno, nessuna azienda, nessun mercato, nessun cyberspazio. La Dichiarazione universale si applica a tutti.