“America latina. Diritti negati”. Considerazioni sulla situazione in Bolivia
C
A cura di Tini Codazzi
Abbiamo parlato con l’attivista boliviana Carolina Delgadillo sull’attuale situazione di caos che vive Bolivia in questo momento. Come succede con altre regioni del mondo, l’informazione che ci arriva attraverso i quotidiani e/o la televisione è parziale e incompleta, la sua testimonianza ci sembra molto importante per capire meglio cosa sta accadendo.
D: Quale è la situazione politica in questo momento? Sappiamo che la “Asamblea Plurinacional de Bolivia” ha il potere adesso, dopo la rinuncia di Morales. Jeanine Añez, seconda vicepresidente del senato è la Presidente ad interim. In Italia si parla di autoproclamazione e alcuni giornali parlano addirittura di “golpe de estado”. Lo stesso copione del Venezuela e Juan Guaidó quando si parlava di autoproclamazione e invece lui adempieva la Costituzione. Puoi aggiornarci su questo aspetto?
R: Non si può
parlare de un colpo di stato perché l’ex presidente Evo Morales ha
presentato la sua rinuncia dopo aver chiesto asilo politico in
Messico. L’unico che ha cercato di fare “el golpe de estado” è
lui perché non ha rispettato la Costituzione dello Stato boliviano,
nemmeno ha rispettato il referendum del 21 febbraio che aveva chiesto
di modificare la convocazione alle elezioni e che lui ha perso, poi,
ha tentato di imbrogliare nella giornata elettorale del 20 ottobre,
brogli, tra l’altro, dichiarati anche dei professionali dell’OAS.
Assolutamente non è lo stesso copione del presidente Guaidó del
Venezuela, perché la Presidente della Bolivia è stata di fatto una
successione dopo la RINUNCIA del Presidente e del Vicepresidente. La
costituzione boliviana ci dice che lei deve assumere la presidenza ad
interim per convocare nuove elezioni presidenziali.
D:
Perché continuano le proteste e le manifestazioni nelle diverse
regioni boliviane anche se Morales ormai è andato via?
R: Le manifestazioni continuano
perché lo stesso ex presidente incita gli ex membri del governo e i
gruppi violenti armati fino ai denti, li incita ad uscire per strada
e cercare la violenza. In Internet ci sono video, esistono le prove
visive di queste persone pagate e obbligate a manifestare sotto
minaccia altrimenti li tolgono la casa, il terreno, il lavoro,
ecc.
D: Parlaci dei fatti violenti successi alla Paz,
El Alto e Cochabamba.
R: Ad oggi continuano le manifestazioni a Cochabamba, El Alto e La Paz, perché il gioco di #EvoMorales non sta funzionando; lui voleva fare come avrebbe fatto Chávez in Venezuela, cioè, rinunciare al suo incarico per poi tornare trionfante. Succede che adesso lui è disperato, vorrebbe tornare perché c’è di mezzo il narcotraffico nella provincia di Chapare dove lui ha fatto costruire un aeroporto internazionale per il traffico illecito di droga. Nelle tre città ci sono questi gruppi violenti fortemente armati. Sarà la giustizia a decidere da dove provengono queste armi.
Ieri hanno presentato una denuncia penale contro il Signor Evo Morales, per istigazione alla violenza, i legali hanno delle importanti prove che come abbiamo detto provengono anche da Twitter e altri Social Network. Sono state arrestate alcune persone, altre sono morte. Le armi non sono della polizia, nemmeno dei militari, per cui sarà la giustizia a chiarire le cose riguardo questi gruppi vandalici.
D: Abbiamo visto il video dell’attivista Guadalupe Cárdenas. Parlaci del suo caso e di altri attivisti che lottano per i diritti umani in Bolivia.
R: La Signora Guadalupe Cárdenas è la prima donna prigioniera nel paese, ha nel suo avere 17 processi ed è perseguitata del governo di Evo Morales. È stata la prima a denunciare il narcotraffico e la corruzione. Guadalupe Cárdenas è stata la rappresentante dei famigliari e spose degli agenti della polizia. È stato fondamentale il suo intervento con il corpo della polizia per evitare gli scontri tra poliziotti e cittadini. Adesso è minacciata da gruppi vandalici che chiedono guerra civile, le minacce si allargano anche a polizia e ai loro parenti perché si sono messi della parte del popolo per recuperare la democrazia.
D: In questo momento come si stanno violando i diritti umani in Bolivia: Militari o paramilitari contro il popolo?
R: Al momento se sta cercando di contenere la brutalità di
questi gruppi vandalici e di identificare i dirigenti che chiamano
alla violenza. ancora c’è tanto de fare. Alcune persone sono state
liberate, si trovavano ingiustamente in prigione, senza poter
accedere ad un processo.
Possiamo dire che secondo la Commissione Interamericana dei Diritti Umani (CIDH), da quando è iniziata la crisi politica e sociale in Bolivia, sono decedute 23 persone.