Iran. Rivolte, minacce e repressione
Lo scorso 24 novembre 2019 sono state effettuate le elezioni ad Hong Kong dopo le proteste: i voti nei distretti hanno premiato chi ha sostenuto la rivolta: questo risultato spingerà la governatrice a trattare sulle richieste dei giovani ribelli? Ma oggi vogliamo parlarvi di cosa sta accadendo in Iran, altro Paese “caldo” in tema di diritti umani.
Le manifestazioni sono partite dopo il rincaro del costo della benzina (+ il 50% fino a 60 litri al mese, +300% sopra quella soglia) e i leader – quelli che vengono indicati come tali – rischiano l’impiccagione. Amnesty International ha dichiarato almeno 106 morti durante gli scontri tra manifestanti e Polizia in decine di città.
Sebbene il motivo principale delle proteste sia l’aumento dei prezzi del carburante, Al Jazeera racconta di un diffuso malessere nella popolazione a causa delle difficoltà dell’economia iraniana, con posti di lavoro sempre più scarsi e un tasso di inflazione superiore al 40%. Lo scorso 15 ottobre, il Fondo monetario internazionale (FMI) ha previsto una contrazione nel 2019 dell’economia iraniana del 9,5% a causa dell’impatto delle pesanti sanzioni economiche statunitensi su quasi tutti i settori dell’economia del paese, arrivate dopo la criticata decisione del presidente americano Donald Trump di uscire dall’accordo sul nucleare iraniano.
Il giornale conservatore Kayhan, vicino alla Guida suprema Ali Khamenei minaccia una repressione violenta per i “rivoltosi”, in particolare dopo che un esponente delle Guardie della Rivoluzione islamica e due guardie della milizia volontaria Basij sono state accoltellate a morte a ovest della capitale, Teheran. L’accusa per i presunti assassini è quella di “baghi”, ossia ribellione armata contro le autorità e i principi della Repubblica islamica.
L’Alto Commissariato dell’ONU per i diritti umani si è detto “particolarmente allarmato dal fatto che l’uso di proiettili veri (contro i manifestanti) avrebbe provocato un numero significativo di morti”. In molte zone strategiche della capitale sono schierate forze dell’ordine antisommossa, la situazione negli ultimi giorni appare più calma e Internet pare che ricomincerà a funzionare a patire dalle province.
Teheran accusa sempre gli Stati Uniti di interferenza e, secondo il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, “anche gli europei che sostengono i disordini saranno responsabili delle conseguenze delle loro pericolose provocazioni”.
Minacce, accuse e violazioni dei diritti umani: bisogna continuare a monitorare la situazione in Iran anche perchè Khamenei ha etichettato i manifestanti che intraprendono azioni violente come “criminali” e accusato “nemici stranieri” di alimentare i disordini nel Paese.