I luoghi di Pace che esistono
di Marlene Simonini (da other-news.info)
Chi non lo vorrebbe, un “luogo di pace”. Solo ad ascoltarle, queste parole, ci sentiamo invasi da una brezza calma.
In un mondo in cui ogni essere umano anela ad un luogo di pace per sé stesso, è strano notare come poco siamo riusciti a renderlo pacifico, questo mondo. Però ci ritagliamo brevi spazi, luoghi portatori di pace, e di tanto in tanto ce li regaliamo.
Come i FridaysForFuture, ad esempio, di cui i giovani di tutto il mondo portano avanti la bandiera, creando, nella piazza e nella strada, il loro luogo di pace, colorandolo per un giorno con le loro voci, intenti, prospettive. Un luogo pacifico per dimostrare e celebrare.
Luogo di pace quasi secolare è sicuramente quello dello sport. Che comprenda un calcio ad un pallone o no, che sia in gruppo o no, fin dall’antichità – letteralmente – l’essere umano tende i muscoli per liberarsi la mente.
Sono luoghi, questi, che gli esseri umani si sono creati, ma se ci fossero anche luoghi di pace “meno fisici”?
Ebbene sì, esistono ed hanno, come capofila, le piattaforme social.
Si vada su Facebook. Si inserisca nel motore di ricerca la parola “pace” e giù di gruppi ecologisti, animalisti, religiosi, servizi di benessere, terapie anticonvenzionali, viaggi… un’offerta senza fine.
La pace, la ricerca di pace, per chi la dà e per chi la dona, trova il suo spazio nel sempre attivo volontariato. Attivo in ogni epoca ed in ogni luogo. A parteciparvi sono sia donne che uomini (con una maggiore presenza di questi ultimi). I dati Istat più recenti (ottobre 2019) confermano che le associazioni no profit in Italia sono in crescita, nell’ultimo censimento – 2017 – sono risultati all’appello ben 350.492 associazioni di volontariato.
Ma anche attività a latere ed amatoriali: un luogo di pace “di moda”, in questo ultimo decennio, è quello del teatro.
Speriamo anche per gli spettatori.
C’è un filo rosso, che lega tutti questi luoghi di pace: vi è sempre un fare che porta ad un sapere, ed è strano – ma lodevole – notare come questo sentimento di ricerca della pace, in tutte queste attività sopracitate, sia strettamente correlato all’educazione e alla crescita. È così che, da animali intelligenti e pensanti, abbiamo capito che la pace e la sua ricerca non andava solo attuata, ma anche studiata, interpretata, insegnata.
Nella nostra penisola, possiamo citare l’università di Pisa, ad esempio, che ha introdotto un corso triennale intitolato “scienze della pace”, corso omonimo offerto anche dall’Università Lateranense.
Università interamente votata alla pace, invece, è l’Università Internazionale per la Pace di Roma.
Se vogliamo volgere lo sguardo oltre i confini italiani, troviamo addirittura un’università fondata dall’ONU, nel 1980: l’Universidad por la Paz in Costa Rica. Cattedre votate alla Ricerca della Pace sono presenti anche in USA, UK, Svezia, Norvegia…
Così che la pace diventi infine un mestiere, un lavoro come un altro. Si chiama “peace-keeping”, colui che mantiene la pace (paciere in italiano?) e ne esistono pochi, per il momento. Professionisti del mestiere che hanno una preparazione tanto scientifica quanto umanistica, senza contare le competenze linguistiche ed una necessaria preparazione politica e storica.
Il fatto che il mondo abbia bisogno di figure formate nella disciplina della Pace non è esattamente affascinante, eppure le abbiamo formate, e questa sola vale come una bella mossa da parte della modernità!
Ognuno con i suoi pregi, ognuno con le sue attitudini ed aspettative, cerchiamo di costruire e mantenere la nostra pace, siamo già da soli dei “peace-keeping” per noi stessi, eppure se estendessimo tale desiderio anche agli altri… be’, si potrebbe sperare ancora più in grande, in un mondo ancora migliore.
E quindi speriamo, tutti insieme. In luoghi di pace estesi, coinvolgenti, sereni, continuativi… e poi diffondiamoli.
Non si è mai in ritardo per un progetto del genere.