Parità di genere. Intervista a Andrea Catizone
Associazione Per i Diritti umani ha intervistato, per voi, Andrea Catizone e la ringrazia moltissimo per la disponibilità. Ecco le parole dell’avvocato.
di Alessandra Montesanto
Perchè, alle soglie del 2020, è ancora necessario discutere di parità di genere?
Fondamentalmente perché ancora oggi la parità non è stata ancora raggiunta nonostante le previsioni normative a tutti i livelli affermino il diritto di eguaglianza tra donna e uomo. Abbiamo fatto molti progressi sul piano dell’affermazione dei diritti, meno su quello della loro attuazione. Oggi le donne hanno obiettivamente meno opportunità degli uomini per potersi affermare, per poter realizzare le proprie ambizioni, per poter vedersi riconosciuta la professionalità che abbiamo acquisito nel corso del tempo. Dunque è necessario e quanto mai opportuno anche perché i diritti delle donne sono stati considerati dei Diritti Umani e dunque universalmente riconosciuti e tutelati da parte di tutti.
Alcuni temi forti sono la parità di salario e i congedi parentali: potremmo prendere esempio da altri Paesi europei? I
In Europa ci sono dei Paesi più virtuosi in termini di attenzione al tema della maternità. Gli indicatori dimostrano che le donne lasciano il lavoro in occasione della nascita del primo figlio e quando rientrano nel posto di lavoro non riescono a recuperare la stessa mansione o livello di professionalità che avevano prima. Ecco perché la maggior parte delle donne decide di rinunciare a metter al mondo dei figli e dedicarsi solo al lavoro con il risultato che le donne sono più infelici, il paese invecchia e le donne devono occuparsi dei familiari anziani avendo, comunque delle ripercussioni sulla loro vita lavorativa e professionale. Oggi le donne guadagnano meno degli uomini a parità di qualifica professionale, ciò significa che lavorano due mesi gratuitamente e questo non è accettabile anche perché determina un effetto sulle scelte della famiglia, oltre che essere una grave violazione del diritto di uguaglianza: infatti se la donna guadagna meno del marito quando nascerà il figlio per ragioni semplici di economia domestica sarà la donna a restare a casa. Il congedo di paternità è stato aumentato a 7 giorni ed è un segnale importante, tuttavia se a questo non si accompagnano politiche a favore della natalità e della maternità come primo punto dell’agenda dell’attività delle Istituzioni allora non basta aumentare di due giorni il congedo di paternità. La misura degli asili nido gratis da gennaio, ad esempio è un ottimo segnale in quella direzione, il Governo prende sul serio in considerazione le esigenze dei genitori di avere dei servizi pubblici che collaborano con le famiglie per fare crescere i figli.
Come contrastare la cultura maschilista e patriarcale, ancora vigente in Italia, che porta, purtroppo, a perpetrare continue violenze contro le donne?
La violenza contro le donne è un dramma che investe non solo il nostro Paese purtroppo ed è in costante aumento, mentre diminuisce la commissione rati contro la persona. Sul piano delle previsioni normative molti passi in avanti sono stati fatti, a partire dalla ratifica della Convenzione di Istanbul che ha indirizzato gli Stati nell’assumere una serie di misure che combattessero contro questo orrendo crimine verso le donne. A partire dal riconoscimento di aggravi di pena se il reo è legato affettivamente alla donna, alla legge sugli orfani vittime di femminicidio, alla serie di norme che aumenta le pene e modifica il processo in caso di violenza contro le donne attuando un meccanismo di protezione della donna dal momento della denuncia, a Codice Rosa, ancora troppo poco attuato nelle regioni, che stabilisce un dialogo tra gli organismi che intervengono in caso di violenza contro le donne – dal pronto soccorso ai tribunali – molto si è fatto sul piano della Punizione. La Convenzione di Istanbul è invece poco applicata per quanto riguarda la parte relativa alla Protezione e soprattutto alla Prevenzione: sono le tre P che segnano l’impianto della convenzione medesima. In questo senso dunque occorre lavorare molto sull’abbattimento degli stereotipi, non solo femminili, ma anche maschili, fare formazione nelle scuole, non abbandonare i cittadini ma continuare con un processo di formazione ed educazione.
Quali sono gli (altri) ostacoli che impediscono il raggiungimento di una parità tra donne e uomini?
Certamente un fattore culturale, ma non solo. Serve abbattere anche le diseguaglianze economiche, combattere il linguaggio sessista, rivedere i libri di testo delle scuole in cui le donne vengono ancora rappresentate come quelle che stanno a casa a fare i mestieri, mentre il padre è fuori a lavorare. C’è un profondo lavoro di formazione di nuove mentalità e nuove generazioni che sappiano riconoscere le differenze tra uomo e donne e le sappiano valorizzare. Serve soprattutto cercare di coinvolgere gli uomini in questo processo di costruzione di una società più giusta ed uguale, perché finora si è pensato che i temi che riguardino le donne dovessero essere trattati solo dalle donne: invece serve in patto tra uomini e donne che sia capace di cambiare il paradigma dei rapporti affettivi, sociali e che dia pari dignità a tutti gli esseri umani, che insomma applichi l’art. 3 della Costituzione soprattutto nella sua parte di uguaglianza sostanziale di abbattimento delle barriere e degli ostacoli.
Quale può essere il ruolo dell’informazione, dell’istruzione e delle istituzioni per affermare l’uguaglianza di genere?
L’informazione è un fattore di costruzione e di equilibrio dello Stato democratico che non può o deve essere sottovalutato. Del resto il principio costituzionale della libertà di informazione, dimostra che già nei lavori preparatori alla Costituzione si riconosceva un ruolo para istituzionale alla stampa. Dunque la responsabilità di ogni giornalista è quella di essere consapevole che l’uso di una parola piuttosto che un’altra determina degli effetti nella società; che abbandonarsi a facili schemi che rimettono in moto degli stereotipi provoca una lesione di diritti fondamentali di rispetto della dignità degli esseri umani. Recentemente la Presidente Iotti è stata definita come una donna brava a letto da parte di un giornalista: ecco questo è un modo di parlare che non deve trovare spazio e che deve essere bandito perché non fa ridere, è sessista e denigra non solo la figura di una grande donna quale la Presidente Iotti che ha dedicato la sua vita alle Istituzioni, ma anche di tutte le donne.
Lei è stata vittima di disparità?
Non credo che esista una donna sulla faccia della terra che non sia stata vittima di un comportamento discriminatorio. Quello che conta, in quei momenti, è non fare un passo indietro, ma affermare i propri diritti e non cedere a compromessi. Si può raggiungere il successo anche senza vendere se stesse e molte donne oggi dimostrano che tanta strada bisogna fare, ma anche che tanta strada è già stata avanti. La libertà è una conquista continua diceva la mia adorata Angela Davis in una delle sue lezioni magistrali e non bisogna mai fermarsi.