Myanmar: tra Conflitti Etnici e Sparizioni Forzate
di Nicole Fraccaroli
Tra i diversi conflitti ed emergenze umanitarie che al momento caratterizzano lo scenario internazionale, la situazione che si sta consumando in Myanmar necessita particolare attenzione. In particolare, purtroppo i media italiani non stanno dimostrando particolare interesse nel condividere le circostanze del Myanmar e le violazioni a cui i cittadini sono soggetti quotidianamente. Per questo motivo, l’autrice di tale articolo ha deciso di condividere alcune rilevanti informazioni e dati che testimoniano la gravità della situazione.
I conflitti armati tra l’esercito e i gruppi armati etnici del Myanmar si sono intensificati nel corso del 2018 negli Stati di Kachin, Shan e Karen, alimentati da progetti di sviluppo su larga scala e controversie sulle risorse naturali. I civili furono minacciati dagli attacchi indiscriminati dei militari, dagli sfollamenti forzati e dai blocchi degli aiuti. Sono emerse notizie dell’esercito che utilizzava civili come scudi umani. La missione di accertamento delle Nazioni Unite ha determinato che le azioni dei militari negli Stati di Shan e Kachin dal 2011 sono state crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Nel gennaio 2018, scoppiarono scontri tra l’esercito e l’esercito di indipendenza di Kachin (KIA) in diverse municipalità dello stato di Kachin, con i militari che impiegavano bombardamenti aerei e bombardamenti di artiglieria pesante. Più di 3.500 civili che tentano di fuggire dai combattimenti sono rimasti intrappolati, alcuni per oltre due settimane, senza accesso a cibo adeguato o forniture di base. Le ostilità nello stato di Kachin sono riprese ad aprile. Bombardamenti e attacchi aerei del governo hanno ucciso almeno 10 civili e hanno costretto circa 2.000 a fuggire nella giungla, dove sono rimasti bloccati per quasi un mese senza accesso agli aiuti, in condizioni terribili.
Si stima che 106.000 civili rimangano nei campi di sfollamento a lungo termine a Kachin e negli Stati del nord dello Shan, molti vicini ad aree di conflitto attivo, mentre più di 30.000 sono stati temporaneamente sfollati nel 2018. Migliaia di persone sono state sfollate combattendo nello stato di Karen a marzo.
Le autorità hanno continuato per tutto il 2018 a impedire alle Nazioni Unite e alle organizzazioni internazionali di erogare aiuti in aree controllate da gruppi armati etnici. L’accesso era inoltre limitato nelle aree controllate dal governo e per le organizzazioni locali. Le conseguenti carenze di cibo, medicine e alloggi hanno avuto un effetto rovinoso sulle popolazioni sfollate, contribuendo a un aumento delle pratiche di sfruttamento, tra cui il traffico di essere umani. Gli operatori umanitari che si sono recati in un’area non controllata dal governo nel 2018 per fornire supporto umanitario sono stati minacciati di arresto ai sensi della legge sulle associazioni illegali.
A luglio, a seguito di scontri nel nord dello Stato Shan, i militari presumibilmente hanno arrestato sei donne di medicina dell’esercito di liberazione nazionale di Ta’ang (TNLA), che sono state trovate morte per arma da fuoco e ferite da taglio poco dopo.
I combattimenti in corso hanno favorito la violenza sessuale legata al conflitto, con donne e ragazze sfollate internamente particolarmente vulnerabili allo sfruttamento e agli abusi sessuali.
La tratta di donne e ragazze rimane un grave problema a Kachin e negli Stati del nord dello Shan, dove i conflitti e la disperazione economica li hanno resi vulnerabili all’essere attirati in Cina con false promesse e venduti come “spose”. Il governo del Myanmar non è riuscito ad adottare misure sufficienti per prevenire la tratta, recuperare le vittime, consegnare alla giustizia i colpevoli o assistere i sopravvissuti.
A febbraio, le autorità del distretto di Muse, nello Stato di Shan, hanno pubblicato un annuncio secondo cui i soldati dei gruppi armati etnici feriti trovati dall’esercito dovrebbero essere portati immediatamente alla base militare più vicina e non ricevere cure mediche, una pratica che equivale a tortura.
A luglio, Aung San Suu Kyi ha presieduto la terza sessione della Conferenza di Panglong del 21 ° secolo, il forum del processo di pace del governo, che è rimasto in gran parte stagnante, non riuscendo a ottenere la fiducia o la trazione tra i gruppi armati etnici.
Queste informazioni non possono coprire tutte le circostanze che si sono consumate in Myanmar, ma possono contribuire a sensibilizzare in merito alle severe conseguenze che si sono abbattute sul Paese, e che hanno assunto la forma di gravi violazioni dei diritti umani con la conseguente commissione di crimini internazionali (crimini di guerra e crimini contro l’umanità). È una responsabilità importante quella di rimanere aggiornati in merito a ciò che si verifica anche in Paesi più lontani dal nostro. Solo conoscendo è possibile intervenire, porsi domande e studiare. La conoscenza e la consapevolezza sono i primi strumenti per combattere la carenza di dialogo e per abbattere l’ignoranza ed i pregiudizi.